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La depressione perinatale

Con il termine depressione perinatale si fa riferimento a un disturbo dell’umore che esordisce in gravidanza e nel periodo del postparto

Di Redazione

Pubblicato il 08 Lug. 2022

Tra i principali fattori di rischio per l’insorgenza di depressione perinatale rientra la presenza di psicopatologia ansioso e/o depressiva durante la gravidanza.

 

Cos’è la depressione perinatale

Secondo alcuni studi l’incidenza di nuovi casi di depressione nei primi mesi successivi alla nascita di un figlio risulta essere tripla rispetto ad altre fasi di vita della donna (Grussu, Bramante, 2016; Ross, Dennis, 2009).

Con il termine depressione perinatale si fa riferimento a un disturbo dell’umore, definito come episodio depressivo maggiore o minore, che esordisce in gravidanza e nel periodo del postparto, e quest’ultimo caso viene generalmente definito come “depressione post-parto”.

Alcune ricerche considerano che la depressione che esordisce nel post-parto possa definirsi tale se l’esordio si colloca entro 4 settimane dal parto, ma la maggior parte degli studi in letteratura concorda nel considerare un margine temporale molto più ampio (fino a 12 mesi successivi al parto) (Gavin et al., 2005).

Il termine depressione perinatale trova riscontro clinico nella continuità della manifestazione dell’episodio depressivo che esordisce in gravidanza e che prosegue nel periodo del postparto (depressione post-parto). Ricordiamo infatti che uno tra i fattori di rischio per l’insorgenza di un episodio depressivo nel post-parto è proprio la presenza di psicopatologia ansioso e/o depressiva in gravidanza. Questo non significa che non possa insorgere la sintomatologia depressiva esclusivamente nel periodo successivo al parto.

I sintomi della depressione perinatale

La depressione post-parto è definibile come un disturbo depressivo maggiore caratterizzato da alcuni dei seguenti sintomi che perdurano per più di due settimane, appunto in tale fase di vita della donna. La gamma dei sintomi include: umore deflesso, tristezza, pessimismo (a volte anche disperazione) pianto persistente e immotivato; irritabilità; senso di solitudine; perdita di interesse in varie attività quotidiane e piacevoli; affaticamento e mancanza di energie; agitazione o rallentamento psicomotorio; scarsa capacità di concentrazione e difficoltà di memoria; difficoltà nel prendere decisioni anche semplici, nella quotidianità; credenza di autosvalutazione, bassa autostima e senso di incapacità; senso di colpa e tendenze all’autorimprovero; disturbi del sonno, dell’appetito e della sfera sessuale; in alcuni casi possono esservi pensieri di morte e ideazioni suicidarie. Spesso si riscontrano in comorbilità sintomi ansiosi. Può avere diversi livelli di gravità (lieve, medio, grave) e va accuratamente distinta dal cosiddetto maternity-blues o baby blues, fenomeno abbastanza comune che insorge nei primi giorni dopo il parto e che si rimette spontaneamente entro circa due settimane.

Fattori di rischio e conseguenze della pressione perinatale

Tra i fattori di rischio per l’insorgenza della depressione dopo il parto (o depressione post-parto) la letteratura evidenzia l’esperienza di eventi stressanti in gravidanza e nel post-parto, la psicopatologia pregressa (donne che hanno avuto nel loro passato episodi depressivi sono più a rischio di sviluppare depressione perinatale, anche se tale condizione può esordire anche in donne con anamnesi psicopatologica muta), la sindrome premestruale, la percezione di un inadeguato supporto sociale da parte della rete socio-familiare e del partner.

La depressione perinatale può comportare conseguenze negative sia a livello individuale per la donna che ne soffre, sia a livello di diade madre-bambino e dell’intero sistema familiare, alterando la funzionalità materna nella relazione madre bambino e impattando sulla qualità dell’attaccamento.

Per questo motivo, risulta fondamentale l’individuazione e il trattamento precoce delle donne a rischio di sviluppare una depressione perinatale. Nell’ambito materno infantile sempre più attenzione si sta ponendo allo screening preventivo per identificare precocemente le donne a rischio e poter agire tempestivamente offendo supporto a livello psicoterapico, e se necessario anche psicofarmacologico. Ad esempio, un questionario autosomministrato ampiamente utilizzato per lo screening delle neomamme è l’Endinburgh Postnatal Depression Scale (EPDS) che include 10 items, avente la finalità di identificare le donne con elevati profili di rischio.

 

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