In Italia l’ergoterapia trova vari campi di applicazione e tra questi quello del trattamento dei disturbi mentali, sia dei soggetti istituzionalizzati sia presso il domicilio del paziente.
Gli interventi di ergoterapia o terapia occupazionale promuovono la salute ed il benessere attraverso l’occupazione. Si tratta di azioni di tipo riabilitativo che usano come mezzo principale il fare. La finalità dell’intervento è quella di migliorare l’adattamento fisico, psicologico e sociale delle persone che hanno una disabilità.
L’ergoterapia viene, da tempo, utilizzata con vantaggio in psichiatria ed in psicoterapia, ambiti in cui si ritrovano diversi modelli teorici e di prassi (Donatello M., Toffolo 2001).
Nel 1929 Herman Simon, modificando gli schemi medico-terapeutici del tempo, propose la rivalutazione, in senso curativo, del lavoro all’interno delle istituzioni psichiatriche. Il fare doveva divenire un mezzo di terapia specifico per riplasmarne la personalità dei pazienti (Simon H. 1929).
La storia dell’ergoterapia
Durante le due guerre mondiali, come documentato da Spackman, l’ergoterapia ebbe un notevole sviluppo tanto che, nel 1967 in Inghilterra, la maggior parte degli ospedali psichiatrici possedeva un laboratorio protetto, dove i pazienti svolgevano attività lavorative. Il lavoro era parte integrante del programma di riabilitazione psichiatrica (Spackman W. 1958; Watts e Bennett, 1983).
Nel 1978 Jacques sostenne che svolgere un’attività lavorativa richiede all’individuo di integrare le proprie aspettative inconsce con la realtà vissuta quotidianamente e questa integrazione permette di tollerare l’angoscia e l’incertezza. Secondo Jacques è proprio questa la potenzialità terapeutica del lavoro (Jaques E. 1978).
In Italia l’ergoterapia trova vari campi di applicazione e tra questi quello del trattamento dei disturbi mentali, sia dei soggetti istituzionalizzati sia presso il domicilio del paziente. La recente pandemia da Covid, oltre a generare un aumento dell’incidenza dei disturbi di tipo psichiatrico, ha imposto di ricorrere alla telematica per poter garantire agli utenti la prosecuzione dei trattamenti ergoterapici (Ascani C., Tamburro A. 2021).
Fare, è fonte di gratificazione e di soddisfazione personale. L’attività lavorativa, insieme alla vita affettiva e sociale, contribuisce a mantenere una buona autostima ed a definire se stessi (Pullia G. 2001). Secondo Carl Rogers e la psicologia umanista, centrata sulla persona, le motivazioni che spingono ogni individuo ad agire non sono istintuali ma derivano dal bisogno di conoscere e di realizzarsi (Rogers, C. R. 2012).
L’ergoterapia aiuta le persone con disabilità psichica a soddisfare questo bisogno.
L’applicazione dell’ergoterapia nella cooperativa sociale onlus Alteya
La RSA Villa Albani, una struttura pubblica, appartenente alla Asl Roma 6, in cui i servizi residenziali ed assistenziali sono gestiti dalla cooperativa sociale onlus Alteya; accoglie pazienti con patologie psichiatriche e fornisce un’assistenza che si rifà al modello bio-psico-sociale.
Tra i vari progetti realizzati, quelli per evitare l’utilizzo massivo di farmaci e per migliorare la qualità di vita dei pazienti, prevedono l’uso dell’ergoterapia. La realizzazione di questi interventi è stata preceduta da uno studio pilota, realizzato per ottimizzare l’intervento terapeutico in un caso di schizofrenia.
D. è un paziente schizofrenico di 56 anni con lieve deficit cognitivo che presenta un delirio persecutorio, umore instabile, crisi d’ ansia con agitazione psicomotoria e tabagismo. Esegue terapia farmacologica con antipsicotico, stabilizzatore del tono dell’umore ed ansiolitici. I dosaggi ed i principi attivi utilizzati per la terapia sono stati più volte modificati senza però ottenere un cambiamento sostanziale della sintomatologia. D. cerca di sedare la propria agitazione fumando e per contenere tale abitudine riceve un numero contingentato di sigarette giornaliere. Tutti i membri dell’equipe multidisciplinare hanno osservato che esistono alcune situazioni in cui la sintomatologia di D. si attenua indipendentemente dai farmaci. Si tratta dei momenti in cui vengono svolte attività di vita quotidiana (allestire la tavola, raccogliere i rifiuti ecc.) all’interno della struttura o quando vengono effettuati laboratori o attività al di fuori della struttura. Ogni volta che D. rimane inoperoso aumenta la probabilità che manifesti un delirio o una crisi d’ansia. Supportata da queste osservazioni, l’equipe ha ideato un progetto personalizzato per un intervento di ergoterapia. È stato concordato con D. che si sarebbe occupato, nel primo pomeriggio, della pulizia del cortile antistante la RSA. Al termine del lavoro avrebbe potuto effettuare una pausa per consumare un caffè e fumare una sigaretta. La pausa è stata concepita all’interno del progetto come un rinforzo positivo per aumentare e consolidare l’adesione di D. all’intervento ergoterapico. Inoltre sono stati forniti a D. una tuta da lavoro, dei guanti e degli strumenti professionali per la pulizia, testimonianza dell’importanza che l’equipe dà all’attività che D. deve svolgere. Gli operatori quotidianamente sottolineano l’importanza del lavoro di D., che permette a tutti di soggiornare in un luogo più pulito ed accogliente. Analogamente a quanto osservato in altre situazioni, quando D. è impegnato nell’ergoterapia i suoi sintomi diminuiscono per frequenza ed intensità.
Alcuni altri pazienti, con lieve deficit cognitivo, ospitati nella RSA osservando D. hanno spontaneamente richiesto all’equipe di “poter lavorare”. Attualmente si stanno approntando diversi altri progetti individuali di ergoterapia per i pazienti ospitati presso Villa Albani.