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Funzioni esecutive, metacognizione e difficoltà emotive nei DSA – Report

Lo studio ha analizzato, in bambini e preadolescenti con e senza diagnosi di DSA, quali fossero le variabili legate allo sviluppo di difficoltà emotive

Di Carlotta Olivari

Pubblicato il 30 Mag. 2022

Report della Presentazione del Forum di Ricerca in Psicoterapia 2022 dal titolo Funzioni esecutive e metacognizione: quali differenze in bambini e preadolescenti con DSA e non nello sviluppo di difficoltà emotive?

 

 Lo studio è stato condotto a San Benedetto come tesi di specializzazione: l’argomento oggetto d’indagine è la relazione tra le funzioni esecutive, la metacognizione e i disturbi d’ansia in un campione di soggetti con o senza DSA, che andavano dai 9 ai 13 anni.

La presentazione comincia con una spiegazione dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) così come definiti dai criteri del DSM-5: i DSA comprendono la dislessia, la discalculia, la disgrafia e la disortografia. Le cause dei DSA vanno ricercate principalmente nelle disfunzioni neurobiologiche che interferiscono con il processo di acquisizione di lettura, calcolo e scrittura. Sono inoltre rilevanti nel loro sviluppo i fattori ambientali come il contesto familiare e scolastico, contribuendo al maggiore o al minor livello di disadattamento.

Gli autori pongono l’accento sull’importante relazione esistente tra funzioni esecutive, ovvero le abilità cognitive necessarie per programmare, mettere in atto e portare a termine un comportamento o un compito, DSA e fattori emotivi che incidono sullo sviluppo del disagio psicologico. Infatti, attualmente, la letteratura sottolinea come i bambini con DSA abbiano una visione significativamente negativa di loro stessi e una bassa autostima rispetto ai bambini senza questo disturbo.

Nel corso degli anni diverse ricerche hanno approfondito lo studio dei processi cognitivi in soggetti con DSA per prendere in esame anche i fattori emotivi che potenzialmente hanno rilevanza per lo sviluppo dell’individuo e che possono determinare situazioni di disagio. I bambini con DSA, così come riporta la letteratura, hanno una visione di se stessi peggiore rispetto ai bambini senza tale disturbo. Hanno inoltre la tendenza ad avere livelli più elevati di ansia. Una bassa autostima è un fattore di rischio per lo sviluppo di depressione o, nei casi meno gravi, sentimenti di inadeguatezza persistenti.

Gli autori proseguono con una breve spiegazione della metacognizione come struttura cognitiva sovraordinata di cui fanno parte la consapevolezza delle proprie capacità cognitive e l’abilità di controllarle e direzionarle. Il Self Regulatory Executive Function Model (S-REF) di Wells illustra come le credenze metacognitive, positive e negative, e i processi metacognitivi siano considerati cruciali nel determinare il benessere emotivo o gli stili di pensiero disfunzionali degli individui.

Processi quali il rimuginio, la ruminazione e il tentativo di sopprimere i propri pensieri attivano delle strategie di coping disfunzionali che determinano il mantenimento di uno stile specifico di elaborazione cognitiva, riconosciuto come Sindrome Cognitivo-Attentiva (CAS).

Studi recenti hanno cercato di ampliare il modello della metacognizione di Wells anche all’età evolutiva, applicandolo a bambini e adolescenti in età scolare. I risultati hanno mostrato che i disturbi internalizzati mostrati dai bambini, in adolescenza evolvono in una preoccupazione eccessiva e incontrollabile che permane in età adulta.

All’interno di questa cornice teorica, lo studio presentato si pone l’obiettivo di analizzare, in un campione di 40 bambini e preadolescenti tra i 9 e i 13 anni, con e senza diagnosi di DSA, quali siano le variabili che vanno a influenzare maggiormente lo sviluppo di difficoltà emotive. L’ipotesi è di rilevare punteggi migliori nei test finalizzati a valutare le funzioni esecutive nel gruppo di controllo, un livello significativamente maggiore di ansia nel gruppo sperimentale e una differenza significativa nell’area della metacognizione tra i due gruppi.

I soggetti hanno compilato due questionari self-report: lo Screen Child Anxiety Related Emotional Disorders (SCARED), per valutare la sintomatologia ansiosa e il Metacognition Questionnaire for Children (MCQ-C) per valutare i processi metacognitivi. Tutti i soggetti hanno inoltre completato alcuni test per la valutazione delle funzioni esecutive (e.g., Test della Torre di Londra, Test delle Campanelle Modificato).

 I risultati hanno mostrato differenze significative tra i due gruppi in diverse aree riguardanti le funzioni esecutive (e.g., memoria di lista immediata e differita, abilità di problem solving, attenzione selettiva e sostenuta). Per quanto riguarda la sintomatologia ansiosa, i bambini e gli adolescenti con DSA mostrano un punteggio totale significativamente maggiore del gruppo di controllo e un maggior punteggio nella sottoscala del disturbo d’ansia sociale. Per quanto riguarda la valutazione dei processi metacognitivi, il gruppo sperimentale ha ottenuto un punteggio significativamente maggiore del gruppo di controllo nelle sottoscale che indagano le credenze positive e le credenze di superstizione, punizione e responsabilità.

I risultati hanno inoltre mostrato che, nel campione preso in considerazione, all’aumentare delle metacredenze si riduce la prestazione nelle prove che valutano le funzioni esecutive, mentre aumenta il livello di ansia.

Le funzioni esecutive risultano essere più deboli nel gruppo DSA, questo potrebbe rappresentare un fattore di rischio per lo sviluppo di problematiche psicologiche, in quanto l’esecuzione di un compito richiede l’utilizzo di diverse risorse cognitive. Questo potrebbe innescare un circolo vizioso nel quale il bambino, riportando risultati negativi nello svolgimento di un compito, avrà la sensazione di essere incapace o impotente, peggiorando ancor più la prestazione e influenzando anche la motivazione e i livelli di ansia. L’ansia a sua volta inciderà sulla prestazione, sull’emotività e sul comportamento in maniera negativa.

I bambini con DSA, infatti, presentano un concetto di sé più negativo rispetto ai bambini senza il disturbo e tendono a sperimentare più ansia e minor autostima.

Per quanto riguarda la metacognizione, i risultati hanno confermato l’ipotesi iniziale degli autori: infatti nel gruppo sperimentale il livello di metacredenze è più elevato. Come mostrano le forti correlazioni tra le variabili oggetto d’indagine, le metacredenze come “preoccuparmi mi aiuta a sentirmi meglio” o “se me ne preoccupo adesso non dovrò farlo in futuro” incidono sia sulle funzioni esecutive sia sull’ansia sperimentata dal soggetto.

Per le ricerche future, concludono gli autori, si potrebbe porre maggiore attenzione al ruolo delle funzioni esecutive e della metacognizione nei piani di intervento e di trattamento per i DSA e potrebbe essere utile intervenire sui contenuti metacognitivi, così da favorire il miglioramento delle funzioni esecutive e una diminuzione dell’ansia.

 

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