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Autoefficacia e benessere psicologico in un campione di studenti universitari italiani con e senza disturbo specifico dell’apprendimento

In questo estratto l’attenzione viene focalizzata sull'autoefficacia accademica degli studenti universitari con DSA e sul benessere psicologico percepito

Di Arianna Belloli

Pubblicato il 30 Set. 2021

Il seguente elaborato è finalizzato a focalizzare l’attenzione su un gap della letteratura sul tema DSA: una notevole mole di ricerche riguarda i disturbi specifici dell’apprendimento nell’infanzia (Matteucci, Scalone, Tomasetto, Cavrini e Selleri, 2019), ma mancano studi che ne esplorino i correlati nell’arco di vita, come ad esempio negli studenti universitari con DSA.

 

Lo spettro dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) concerne una classe di disturbi del neurosviluppo caratterizzati da difficoltà significative e persistenti nella sfera dell’apprendimento, che possono includere la lettura, la scrittura e il calcolo. Il rendimento dell’individuo nelle abilità scolastiche interessate è nettamente inferiore a quello atteso per l’età cronologica, implicando una compromissione significativa del funzionamento psicosociale (Matteucci & Soncini, 2021). La classe diagnostica dei disturbi specifici dell’apprendimento è considerata di natura evolutiva, il cui esordio si manifesta tendenzialmente durante i primi anni della scuola primaria. Tuttavia, si tratta di condizioni irreversibili e permanenti, in quanto non si fa riferimento ad un disturbo in senso stretto, bensì ad una modalità di funzionamento differente da quella normotipica; in termini di neurodiveristà e non di deficit neurologico/cognitivo. La connotazione life-time dei DSA, se non adeguatamente diagnosticati e trattati, può implicare significative difficoltà che possono persistere nel corso della vita in svariate aree, come ad esempio: nell’ambito dell’istruzione, nel mondo lavorativo (Motimore & Crozier, 2006) e in generale a carico del benessere psicosociale (Eloranta, Na ̈rhi, Ahonen, & Aro, 2019).

Il seguente elaborato è finalizzato a focalizzare l’attenzione su un gap della letteratura sul tema: una notevole mole di ricerche riguarda i DSA nell’infanzia (Matteucci, Scalone, Tomasetto, Cavrini e Selleri, 2019), ma mancano studi che ne esplorino i correlati nell’arco di vita, specialmente negli studenti universitari con DSA. Infatti, nonostante un significativo aumento, riconosciuto a livello internazionale, di studenti con diagnosi di DSA nell’istruzione superiore, le stime della prevalenza di DSA nella popolazione studentesca universitaria rimangono ancora imprecise e, di conseguenza, è carente la letteratura sui loro profili psicologici (Longobardi, Fabris, Mendola e Prino, 2019). Sebbene non siano disponibili dati statistici nazionali sulla percentuale di studenti universitari con DSA nelle università private e pubbliche italiane, un recente studio ha stimato il tasso di prevalenza di studenti con DSA nelle università italiane in un range compreso tra lo 0,03 % e lo 0,48 % (Longobardi et al., 2019). Tale gap nella ricerca sugli studenti universitari con DSA in Italia costituisce una lacuna significativa da colmare.

In tale estratto l’attenzione viene focalizzata sull’autoefficacia accademica degli studenti universitari con DSA e sul loro benessere psicologico percepito. Nello studio analizzato, un campione di studenti universitari italiani con DSA è stato confrontato con un gruppo di controllo di studenti senza DSA. Il primo obiettivo è stato quello di esplorare problematiche di natura psico-sociale, verificando le differenze tra studenti con e senza DSA. Come secondo obiettivo, è stata analizzata l’autoefficacia accademica percepita degli studenti universitari con DSA, rispetto a un gruppo di controllo di studenti senza DSA, monitorando anche il loro rendimento scolastico. È stato riscontrato che gli studenti con DSA presentano mediamente una minore autoefficacia rispetto agli studenti senza DSA, tuttavia, analisi approfondite hanno rilevato che gli studenti con scarsi risultati senza DSA non differivano dagli studenti con DSA con risultati accademici comparabili, mentre gli studenti DSA con buoni risultati non hanno dimostrato una differenza significativa dai loro coetanei senza DSA (Matteucci & Soncini, 2021).

Questi risultati suggeriscono che molte difficoltà di natura motivazionale e di autostima negli studenti con disturbi specifici dell’apprendimento possono non essere specifici della condizione di DSA. In questo senso è possibile ipotizzare un confortante contribuito da parte della politica di didattica inclusiva del sistema educativo italiano. Pertanto, una possibile deduzione è che in tale contesto gli studenti potrebbero non sperimentare la stigmatizzazione, la quale implicherebbe vissuti emotivi negativi e potrebbe inficiare il rendimento accademico (Daley & Rappolt-Schlichtmann, 2018). Per quanto riguarda le differenze nel benessere psicologico tra studenti con e senza DSA, i risultati emersi sono in linea con studi precedenti che non hanno riscontrato differenze significative tra la salute mentale (sintomatologia ansiosa, depressiva e sintomi somatici) di studenti con DSA e il gruppo di controllo (Jordan, McGladdery, & Dyer, 2014). Piuttosto, secondo gli autori, gli studenti con DSA mostrano un livello di benessere psicologico inferiore, rispetto ai controlli, solo in merito all’ambito accademico, senza un impatto pervasivo sulla qualità di vita generale: è presente un maggiore rischio di sviluppare auto-percezioni negative di sé come studenti, ma non a carico della loro autostima complessiva (Gibby-Leversuch, Hartwell e Wright, 2019). I risultati suggeriscono che la presenza di una diagnosi di DSA non è necessariamente un predittore significativo di convinzioni negative su se stessi e difficoltà socio-emotive, tuttavia, sono necessarie ulteriori ricerche sulle caratteristiche psicologiche degli studenti universitari con DSA e in particolare sul ruolo protettivo delle caratteristiche personali, sociali e contestuali. Tuttavia, i risultati suggeriscono comunque di implementare interventi psicologici rivolti a tutti gli studenti che, al di là della diagnosi di DSA, potrebbero aver bisogno di supporto.

In questo senso, un miglioramento dell’autoefficacia accademica sosterrebbe la motivazione, l’apprendimento e i conseguenti risultati accademici (Multon, Brown & Lent, 1991), poiché è stato dimostrato che l’autoefficacia accademica è un predittore significativo del rendimento scolastico. Pertanto, un intervento specifico con insegnanti e tutor per migliorare l’autoefficacia accademica, potrebbe essere particolarmente utile per gli studenti con disturbi specifici dell’apprendimento che affrontano difficoltà di apprendimento durante la loro vita scolastica e accademica. In conclusione, i risultati dello studio analizzato suggeriscono la necessità di monitorare e fornire supporto a tutti gli studenti che potrebbero essere considerati a rischio di abbandono accademico, offrendo interventi psicologici focalizzati sul riconoscimento dei loro punti di forza e sul miglioramento delle loro difficoltà; al fine di sostenere il loro percorso di studi, in un’ottica d’intervento precoce (Matteucci & Soncini, 2021).

 

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