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Discalculia e altre difficoltà in aritmetica e a scuola – Recensione

Il libro 'Discalculia e altre difficoltà in aritmetica e a scuola' permette la costruzione di una panoramica di conoscenze completa, integrata e attendibile

Di Marta Rebecca Farsi

Pubblicato il 13 Mag. 2022

Discalculia e altre difficoltà in aritmetica e a scuola è un volume che descrive la discalculia nelle sue connotazioni cliniche, didattiche e burocratiche, le caratteristiche di uno stile didattico flessibile e inclusivo, il valore della metacognizione e il ruolo della famiglia nella trattazione del disturbo.

 

Dalla definizione alla causa del disturbo: i modelli eziopatologici

All’interno di questa recente pubblicazione della Erickson, frutto del lavoro di un ampio numero di esperti del settore, sono riportati molti dei modelli teorici che, nel corso del tempo, hanno provato a definire l’impianto eziopatologico della discalculia, disturbo che limita fortemente l’apprendimento e l’utilizzo del “pensiero matematico”.

Tra le teorie più significative si citano quella di Piaget (1969), per cui la maturazione del concetto di numero non può anticipare la formazione del pensiero concreto – attorno ai 6-7 anni- e quella più attuale di Butterworth e colleghi (1999) che attribuiscono alla competenza matematica connotati di innatismo. Ipotesi suffragata da numerosi studi di neuroimaging- svolti a mezzo di fMRI ed EEG- che hanno evidenziato la presenza di aree cerebrali prettamente deputate alla elaborazione del numero, oltre ad uno specifico collegamento tra la disfunzionalità di tali aree e la presenza del disturbo discalculico.

Per la lettura delle ulteriori teorie esposte si rimanda ad una analisi più approfondita del testo, nella certezza che non si tratterà di una lettura pesante né dispersiva. Gli autori riescono a neutralizzare gli inconvenienti di un’esposizione sovraccarica e disorientante grazie alla descrizione sistematica di ogni argomento, la cui organizzazione espositiva viene corroborata da una grafica disseminata di glossari, schemi sintetici e tabelle riassuntive posti al principio e al termine di ogni capitolo. Accorgimento che agevola la reperibilità dei contenuti e favorisce un continuo automonitoraggio circa l’assimilazione dei concetti. Al termine della lettura emergerà un quadro prospettico in cui la diversità di vedute, pur evidenziata con onestà concettuale, contribuisce alla costruzione di una panoramica di conoscenze completa ed integrata, e per questo scientificamente attendibile.

La descrizione specifica della discalculia: le quattro sezioni dell’opera

La prima area ospita un ampio quadro introduttivo, in cui la discalculia viene descritta nelle sue connotazioni cliniche, didattiche e burocratiche. Dunque, se da una parte si cerca di analizzare la componente eziopatologica del disturbo riferendone nel dettaglio i correlati disfunzionali, dall’altra la condizione discalculica viene traslata concretamente all’interno delle aule scolastiche. Questo rende necessaria la spiegazione di termini come BES, PDP, diagnosi clinica, certificazione diagnostica, percorso valutativo specifico: un lessico indispensabile per gli addetti ai lavori, che in queste pagine viene arricchito dal continuo riferimento a normative di settore e richiami legislativi aggiornati. Non manca un’analisi dettagliata dell’iter diagnostico- il cui svolgimento è necessario per la certificazione del disturbo- accompagnata dalla raccomandazione volta a collocare la diagnosi in una giusta fase evolutiva: ciò al fine di evitare allarmismi precoci, che potrebbero portare all’identificazione di falsi positivi, e diagnosi tardive, ispirate da una banalizzazione del problema o da una disorganizzazione nella presa in carico (Vio, Tressoldi 2012). Si specifica infine come l’utilizzo di batterie di test standardizzati, somministrati da un equipe di esperti, consenta di stabilire l’eventuale presenza di comorbilità, l’isolamento di diagnosi differenziali e l’individuazione delle difficoltà di apprendimento attribuibili a stati emotivi, quali l’ansia in matematica e la pseudo discalculia da blocco emozionale (p. 311).

Come conciliare gli obiettivi didattici con le limitazioni cliniche imposte dal disturbo? La seconda area dimostra come il punto di partenza per raggiungere questo obiettivo, non semplice né scontato, sia la costruzione di uno stile didattico flessibile e inclusivo, in grado di rispettare la zona prossimale dell’allievo, evitando di forzarla con richieste irrealistiche e soverchianti. Il docente in linea con le esigenze del discalculico deve mostrarsi chiaro, diretto e semplice, sia nell’approccio relazionale che nel linguaggio esplicativo; deve manifestare disponibilità nel ripetere i concetti più volte, partendo dalle nozioni di base per procedere gradualmente verso obiettivi più complessi; e soprattutto deve essere dotato di una buona capacità osservativa. Un docente attento e interessato potrà facilmente valutare le modalità con cui l’allievo si approccia all’elaborazione dei concetti matematici; allo stesso modo potrà individuare l’accessibilità mnestica alle conoscenze acquisite, la capacità di immagazzinamento e di recupero, lo stile di apprendimento specifico; e soprattutto potrà determinare la natura e la frequenza degli errori al fine di strutturare programmi intensivi individualizzati e prevedere l’adozione di eventuali strumenti compensativi e dispensativi, anch’essi ampiamente descritti all’interno del testo. La matematica non è solo una materia da temere, sembrano voler dire gli autori: è necessario proiettarla in un contesto più rilassato, accogliente e familiare, in cui lo stesso errore può assumere prospettive meno irreversibili e definitive. Come avviene in un gioco. Da qui una disamina di esercizi didattici in cui la componente ludica, pur finalizzata all’apprendimento, concede spazio alle potenzialità creative degli allievi – non soltanto discalculici- per stimolarne l’interesse e la motivazione.

La terza area evidenzia il valore didattico della metacognizione, intesa come capacità di accedere ai propri strumenti cognitivi per comprenderne il funzionamento e programmarne l’attivazione specifica. L’aspetto metacognitivo contribuisce allo sviluppo di un ragionamento astratto e flessibile ed evita il consolidarsi di un sapere meccanizzato che, soprattutto nella matematica, mostra la propria limitatezza. Ciò è sufficiente a porla come obiettivo da perseguire in tutte le materie, sin dagli esordi della scolarizzazione. Importante anche la gestione del pensiero stereotipato, visto come principale responsabile di una scarsa valorizzazione dell’impegno ai fini del superamento delle difficoltà: i maschi apprendono più delle femmine, la matematica è troppo difficile, quando non riesci in matematica impegnarsi è inutile, sono solo alcuni dei luoghi comuni in grado di creare passività reattiva e fobia del numero. Fornire agli allievi un feedback rinforzante e motivato si mostra necessario anche per corroborare i costrutti di autostima e autoefficacia, utili alla costruzione dell’identità personale. Non solo come studenti, ma anche come futuri adulti. Il testo ribadisce la miopia di una visione che limita gli effetti lesivi della discalculia al solo percorso scolastico, ignorando l’esistenza di un disagio che perdura ben oltre. Da qui l’origine di una lacuna tecnico-diagnostica “colpevole” di rendere più disagevole l’individuazione e il trattamento del disturbo anche dopo la fine del ciclo di studi. In attesa che si ponga rimedio a questo inopportuno vacuum- strumentale e legislativo- una tabella riassuntiva indica gli strumenti attualmente  disponibili, in Italia, per l’esame diagnostico della discalculia acquisita nell’adulto (p. 315);

La quarta e ultima parte chiama in causa il ruolo della famiglia come elemento di alleanza e di sostegno nella trattazione del disturbo. Sin dalle prime fasi. Il genitore viene definito un osservatore privilegiato: non solo perché conosce il figlio, ma anche perché, attraverso un attento monitoraggio durante lo svolgimento dei compiti a casa, può rilevare la presenza di comportamenti specifici che a scuola, per pudore o per paura, non vengono attuati. Questa prospettiva di osservazione agevolata contribuisce a rendere più identificabili i disagi, a contestualizzare i comportamenti e ad interpretare le emozioni in un’ottica significante che potrà essere condivisa anche a scuola, in vista di un’ omogeneità applicativa degli interventi.

Considerazioni conclusive

Questa opera edita dalla Erickson non lascia nulla al caso. Merito dei numerosi esperti che hanno preso parte alla sua redazione, mettendo al servizio del lettore il prodotto delle rispettive e pluriennali esperienze. Il risultato finale è conforme alle aspettative. Ogni aspetto della discalculia -da quelli clinico-diagnostici a quelli didattici, da quelli emotivo- comportamentali fino alle inevitabili declinazioni burocratico legislative- viene trattato esaustivamente, attraverso la voce di contenuti aggiornati, completi e scientificamente validati.

A parere di chi scrive, ogni docente che desideri acquisire uno stile didattico funzionale al trattamento della discalculia non può prescindere da un’attenta lettura di quest’opera. Ma per quanto i contenuti specifici la orientino verso un pubblico didattico, la completezza e la chiarezza espositiva alla base della stessa ne rendono possibile la fruizione anche da parte di soggetti diversamente coinvolti nel trattamento del disturbo: clinici, cultori della materia, esperti nel settore. Persino non professionisti. Tra cui genitori, allievi con difficoltà di apprendimento matematico e gli stessi discalculici. Last but not least, verrebbe da dire. Proprio costoro potranno avvalersi dei numerosi contributi psicoeducativi riferiti, in una finalità di conoscenza e gestione consapevole del disturbo e dei suoi correlati.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • AA.VV. (2022) Discalculia e altre difficoltà in aritmetica e a scuola: strategie efficaci per gli insegnanti, Erickson, Trento;
  • Butterworth, B. (1999), The mathematical brain, London, Macmillan;
  • Piaget, J. (1964), Lo sviluppo mentale del bambino e altri studi di psicologia. Einaudi, Torino 1967;
  • Vio, C., Tressoldi, P.E., Lo Presti, G. (2012) Diagnosi dei disturbi specifici dell’apprendimento scolastico, Erickson, Trento.
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