Il meccanismo fisiologico alla base della correlazione tra disfunzione sessuale e trauma infantile sembra essere l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, il principale sistema responsabile della risposta allo stress.
I traumi infantili
Gli anni dell’infanzia sono considerati un periodo importante per lo sviluppo psicosessuale: traumi e abusi durante questa fase possono influenzare la crescita sociale, il funzionamento interpersonale e quello sessuale in età adulta, spesso causando la paura dell’intimità (Maltz, 2002). L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha riportato che le donne e gli uomini che riferiscono di aver subito un abuso sessuale infantile (Childhood Sexual Abuse; CSA) sono rispettivamente 1 su 5 e 1 su 13. Anche il numero degli abusi fisici sembra essere molto elevato, pari ad un quarto della popolazione adulta mondiale (WHO, 2018).
Sebbene non tutte le persone che hanno vissuto un abuso sessuale infantile abbiano un funzionamento sessuale compromesso in età adulta, tra le persone che si rivolgono ad un professionista per una terapia sulle disfunzioni sessuali, la maggior parte di loro ha subìto avversità infantili (56% delle donne e 37% degli uomini; Berthelot et al., 2014) e la ricerca scientifica spesso non ha ben chiari i fattori psicologici che influenzano la sessualità della vittima e i principali obiettivi da affrontare.
Nello specifico, si ritiene opportuno identificare i meccanismi che possono essere alla base o mediare la relazione tra le esperienze traumatiche infantili e il funzionamento sessuale adulto. La letteratura, con il passare degli anni, ha tentato di studiare i meccanismi fisiologici e psicologici che potessero spiegare la relazione tra disfunzione sessuale adulta e trauma infantile, individuando l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA) come un possibile mediatore fisiologico mentre la depressione e lo stress quotidiano come mediatori psicologici. Questi ultimi infatti sono correlati al trauma infantile, alla disfunzione sessuale e al funzionamento dell’asse HPA (Heim & Nemeroff, 2001).
Il legame tra disfunzioni sessuali e traumi infantili
Negli ultimi decenni è stata infatti esplorata, tramite studi longitudinali epidemiologici e trasversali, la correlazione tra disfunzione sessuale e trauma infantile. Sebbene i risultati non siano sempre coerenti, gli studi sono concordi nel ritenere che le esperienze traumatiche infantili, in particolare il trauma sessuale, possa essere considerato un fattore di rischio per la disfunzione sessuale adulta. Questa spesso include bassi livelli di desiderio sessuale, difficoltà nel raggiungimento dell’orgasmo e problemi nell’eccitazione sessuale nelle donne che hanno subìto maltrattamenti nell’infanzia (Rellini, 2005).
L’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, il principale sistema responsabile della risposta allo stress, sembra invece essere il meccanismo fisiologico alla base della correlazione tra disfunzione sessuale e trauma infantile. In situazioni altamente stressanti, essendo molto plastico, l’asse HPA subisce delle alterazioni che provocano una disregolazione a lungo termine. Gli effetti di un trauma infantile, che rientra nelle situazioni altamente stressanti sopra menzionate, raggiungono livelli molto elevati sull’asse HPA in età adulta. Inoltre le alterazioni del cortisolo sono molto importanti nel funzionamento sessuale, in quanto sono implicate nella motivazione e nella risposta sessuale. In molte persone che hanno subìto traumi infantili si sono osservate alterazioni nella secrezione di cortisolo come ad esempio ipo-cortisolismo, iper-cortisolismo e i livelli di cortisolo, che solitamente è alto al risveglio e cala progressivamente fino a sera, rimanevano invariati durante la giornata. Le variazioni del ritmo del cortisolo e delle funzioni regolative hanno infatti delle conseguenze negative sulla salute fisica e mentale (Adam et al., 2017). Una ricerca, per esempio, ha sottolineato che alcune donne con disturbo da desiderio sessuale ipoattivo avevano livelli diurni di cortisolo invariati (Basson et al., 2019). Inoltre, le donne che hanno avuto esperienze traumatiche infantili, spesso hanno una maggiore sensibilità per i fattori di stress generali e un sottosviluppo delle capacità di far fronte allo stress quotidiano; quest’ultimo ha effetti altamente negativi per il funzionamento sessuale ed è correlato a una minore qualità coniugale che può influire sulla funzione sessuale (Hamilton & Julian, 2014). Quando si fa una diagnosi di disturbo del desiderio sessuale è necessario quindi tenere in considerazione gli effetti di uno stress significativo (APA, 2013). Infine la depressione può potenziare la relazione tra difficoltà sessuali e traumi infantili in quanto è spesso in comorbilità sia con le une che con gli altri. I cambiamenti della gravità dei sintomi depressivi sembrano corrispondere alle variazioni della risposta sessuale durante lo stesso giorno (Kalmbach et al., 2014).
Traumi infantili, depressione e disfunzioni sessuali
O’Loughlin e colleghi, nel 2020 hanno condotto uno studio con l’obiettivo di valutare i contributi della disregolazione dell’asse HPA, del trauma infantile, dei sintomi depressivi e dello stress quotidiano sulla funzione sessuale (valutata tramite il desiderio sessuale e cioè tramite la presenza di disturbo ipoattivo del desiderio sessuale, in inglese: hypoactive sexual desire disorder HSDD), in un campione di donne non clinicamente depresse. 275 donne sono state incluse nel campione e sono stati loro somministrati il Decreased Sexual Desire Screener (DSDS; Clayton et al., 2009 ) per valutare il disturbo da desiderio sessuale ipoattivo; il Sexual Interest and Desire Inventory-Female (SIDI-F; Clayton et al., 2006) per ottenere una misura continua del desiderio sessuale; il Beck Depression Inventory-II (BDI-II; Beck et al., 1996) per misurare la severità dei sintomi depressivi; il Questionario sul trauma infantile (CTQ) che valuta la gravità di vari tipi di esperienze traumatiche infantili (Bernstein & Fink, 1998); la Scala dello stress percepito (PSS; Cohen & Williamson, 1988); la Scala di valutazione delle relazioni (RAS) per valutare la soddisfazione globale delle relazioni (Hendrick, 1988); infine è stato rilevato il cortisolo salivare. I risultati mostrano che la depressione è il predittore più potente della diagnosi di disturbo ipoattivo del desiderio sessuale, anche tenendo conto della funzione dell’asse HPA, dello stress percepito e del trauma infantile: le avversità infantili sono collegate al desiderio sessuale soprattutto tramite i sintomi depressivi e non tramite le variazioni diurne di cortisolo né tramite lo stress percepito. Inoltre la variazione diurna di cortisolo, coerentemente con gli studi che avevano sottolineato il ruolo del cortisolo nella motivazione e nella risposta sessuale, è risultata essere significativamente associata al disturbo ipoattivo del desiderio sessuale. Le avversità infantili sono associate sia ai sintomi depressivi che allo stress quotidiano, sebbene quest’ultimo non sia significativamente associato al desiderio sessuale. Infine sembrerebbe che non vi sia una relazione significativa tra il trauma infantile e le variazioni giornaliere di cortisolo.
I risultati ottenuti evidenziano l’utilità di una valutazione della depressione nelle donne con problemi nel desiderio sessuale: quando le donne hanno avuto un trauma infantile e presentano depressione e basso desiderio sessuale, la depressione può essere un punto di intervento efficace per il trattamento. In conclusione sembra che un grave trauma infantile influisca sul desiderio sessuale tramite una disregolazione del cortisolo provocata da dei problemi del funzionamento dell’asse HPA.