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Meditare con la vita. Tutto quello che c’è da sapere sulla mindfulness (2022) di A. Montano e V. Iadeluca – Recensione

'Meditare con la vita' è ricco di esercizi per avvicinarsi alla mindfulness invitando a osservare ciò che arriva in modo benevolo, curioso e non giudicante

Di Debora Pannozzo

Pubblicato il 06 Apr. 2022

Il libro Meditare con la vita vuole essere una porta d’accesso alla mindfulness per i non adepti, oltre che rappresentare un’utile guida per i professionisti della salute.

 

La pratica della mindfulness rappresenta una variante laica della meditazione vipassana, dalla quale trae origine.

Da un punto di vista etimologico mindfulness deriva dalla parola sati dell’antica lingua pali delle scritture buddiste ed è traducibile con attenzione consapevole, consapevolezza.

L’obiettivo della pratica è sviluppare un atteggiamento mentale di pazienza, fiducia, sospensione del giudizio, non cercando risultati, accettando, lasciando andare, utilizzando la mente del principiante: questi sono i sette principi della mindfulness.

Come ogni training è necessario un allenamento costante, al fine di riuscire a vedere la mente come un contenitore di pensieri, in costante e continuo divenire, in noi contenuta, ma con la quale non occorre identificarsi. Il naturale chiacchiericcio della mente può essere paragonato, riprendendo una metafora buddista, ad una scimmia, che salta da un ramo all’altro, e da un albero all’altro della foresta in maniera capricciosa, inquieta e talvolta fuori controllo.

Nella società occidentale abbiamo sviluppato un’attitudine al multitasking, al fine di riuscire a compiere diverse attività contemporaneamente e star dietro ai numerosi ed impellenti impegni della quotidianità. Nel far ciò, in maniera abbastanza naturale, inseriamo una sorta di pilota automatico che ci permette di restare al passo con le svariate incombenze, il tutto ad un livello di consapevolezza sottosoglia, mentre la nostra mente vaga tra passato e futuro, pianificando, organizzando, ripensando ad eventi già accaduti o che ancora devono palesarsi.

In altre parole viviamo sospesi tra ciò che è stato e ciò che sarà, impedendoci di assaporare la bellezza del presente, che, come indica la parola stessa, rappresenta un dono!

Il testo è intriso di numerosi esercizi, finalizzati a prendere confidenza con la pratica mindfulness: il lettore potrà sperimentare, guidato dal testo, le sensazioni corporee esperite durante la respirazione, portando l’attenzione all’aria che entra ed esce dalle narici, al gonfiarsi e allo sgonfiarsi del petto, potendo notare tutti i segnali che il corpo stesso invia, tra cui formicolii, pruriti, tensioni.

L’invito è di osservare tutto ciò che arriva in maniera benevola, curiosa e mai giudicante.

La respirazione rappresenta l’ancora della pratica meditativa, essendo essa sempre presente, momento dopo momento: è il primo grido che emettiamo alla nascita, ci accompagna dalla culla alla tomba, ed è possibile farvi riferimento per connettere corpo e mente, in un tutt’uno che si influenza reciprocamente.

Secondo Jon Kabat-Zinn, padre della pratica meditativa nella sua versione Occidentale, per cogliere la ricchezza del momento presente bisogna riappropriarsi della curiosità ingenua, tipica dei bambini, sospendendo il giudizio, rifuggendo le etichette. Nell’agire tale processo di distanziamento, disidentificazione dalla propria attività mentale, che non equivale alla dissociazione, chi pratica mindfulness riuscirà, sessione dopo sessione, a raggiungere un senso di serenità, equilibrio ed equanimità.

È straordinario quanto risulta liberatorio sentirsi capaci di vedere che i nostri pensieri sono solo pensieri e non sono «noi», né la realtà. […] La semplice azione di riconoscere i nostri pensieri come pensieri e basta può liberarci dalla realtà distorta che essi spesso creano e conferirci una maggiore lucidità e il senso di poter gestire meglio la nostra vita (Kabat-Zinn, 1990).

Kabat-Zinn ha messo a punto uno specifico protocollo nel 1979, il Mindfulness-Based Stress Reduction (MBSR), presso la Stress Reduction Clinic del Medical Center, all’interno dell’università del Massachusetts, finalizzato appunto alla riduzione dello stress. Da allora il protocollo è stato utilizzato in un’ampia popolazione clinica, mostrando benefici nel trattamento di disturbi psicosomatici, cancro, Aids, ipertensione, fino ad inglobare l’area del disagio psichiatrico.

In ambito psicoterapeutico hanno visto la luce approcci mindfulness-based, ovvero centrati sulla mindfulness, di stampo cognitivo e psicocorporeo.

Nello specifico, in ambito cognitivo-comportamentale, a partire dall’influenza del behaviorismo e proseguendo con l’integrazione cognitivista, la mindfulness rientra nella cosiddetta “terza onda”.

Secondo Beck (1976), padre fondatore del cognitivismo clinico standard L’uomo possiede la chiave della comprensione e soluzione del suo disturbo psicologico entro il campo della sua conoscenza. […] Evidenziando e correggendo le distorsioni del suo pensiero, l’uomo può costruirsi una vita più soddisfacente.

L’orientamento CBT (Cognitive Behavioral Therapy) colloca le radici della sofferenza umana nelle credenze di base patogene, dalle quali cresce il tronco delle credenze intermedie, che, a propria volta, danno vita alla chioma di foglie dei pensieri automatici: l’immagine dell’albero ben si presta alla comprensione della stratificazione e profondità di quelle che per il soggetto rappresentano verità assolute, apprese nel corso dello sviluppo. Dai pensieri emergono le risposte emotive, colmando in peculiari outcomes comportamentali.

La mindfulness, in tale cornice, entra a far parte della cassetta degli attrezzi del terapeuta cognitivo-comportamentale, accompagnando il paziente nel processo di riconoscimento dei propri processi di pensiero disfunzionali.

La psicoterapia corporea utilizza la mindfulness per accedere alle memorie implicite del paziente, ovvero al magazzino di apprendimenti inconsci, disvelando e portando attenzione a tutto ciò che si fa inconsapevolmente, in maniera automatica.

È possibile allenarsi a prestare attenzione consapevole attraverso la pratica formale, strutturata, che necessita di uno specifico setting, silenzioso e attraverso la pratica informale.

Quest’ultima può avvenire potenzialmente in qualsiasi momento della giornata, attraverso svariate attività, mentre si cucina, facendo una doccia, camminando, mangiando…da qui il titolo Meditare con la vita: l’obiettivo ultimo è far propria la meditazione, includendola nella propria esistenza, al fine di sviluppare un nuovo atteggiamento mentale, attento e consapevole, ma soprattutto scevro da etichette pregiudiziali.

Aprendo gli occhi alla vita, percependola con tutti i sensi di cui siamo dotati riusciremo gradualmente a riconoscere come le sofferenze con cui veniamo in contatto rappresentano, riprendendo una metafora buddista, una prima freccia, della quale non abbiamo controllo, ma impareremo a far cadere a terra la seconda freccia, scagliata generalmente dal lavorio mentale in cui si cade quando si inizia a ruminare e rimuginare, rimanendo invischiati in un circolo vizioso alimentato da domande quali Perché proprio a me? È colpa mia! Perché adesso?

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Montano, A; Iadeluca, V. (2022). Meditare con la vita. Tutto quello che c’è da sapere sulla mindfulness. Edizioni Centro Studi Erickson.
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