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Il cane come catalizzatore sociale e come cura per la depressione

Nella terapia assisitita con i cani, l'animale motiva la persona al raggiungimento dei suoi obiettivi, fungendo così da catalizzatore sociale

Di Tatiana Pasino

Pubblicato il 14 Mar. 2022

Dato che la terapia assistita con i cani (DAT) fornisce dei risultati misti in letteratura a proposito di ansia e depressione, Ambrosi e colleghi (2018) hanno cercato di verificare la sua efficacia sugli anziani istituzionalizzati.

 

La terapia assistita con gli animali per la depressione

Thakur e Blazer (2008, come citato da Ambrosi et al., 2018) hanno osservato come la depressione maggiore rappresenti una realtà clinica accompagnata spesso da altri disturbi, come condizioni mediche multiple riguardanti il dolore fisico. Esiste una correlazione positiva tra la terapia assistita con gli animali (AAT) e il benessere fisico di pazienti, in particolare di coloro che soffrono di disturbi cardiovascolari (Cole et al., 2007). La terapia con gli animali, o pet therapy, svolge un ruolo fondamentale nel rafforzare la relazione tra paziente e terapeuta. Kawamura e colleghi (2007) hanno osservato come l’AAT correli positivamente con miglioramenti mentali ed emotivi, in quanto permette un aumento di emozioni positive. Nel 2015, il Ministero della Salute Italiana ha determinato che la terapia assistita con i cani (DAT) è un intervento clinico utile per trattare i disturbi della ‘sfera cognitiva, emotiva, relazionale e neuropsichico-motoria’, attualmente svolta basandosi su un piano di trattamento rigoroso, composto da obiettivi che vengono raggiunti grazie al cane adatto e selezionato rigorosamente per il paziente. Il compito del cane è quello di motivare la persona al raggiungimento dei suoi obiettivi, fungendo così da catalizzatore sociale (Ambrosi et al., 2018).

Mentre Stasi e colleghi (2004) hanno mostrato come i pazienti inclusi in un gruppo di trattamento DAT presentassero una diminuzione dei sintomi depressivi e una variabilità della pressione sanguigna, Phelps e colleghi (2008) non hanno trovato alcuna significatività tra la presenza di cani, riduzione della sintomatologia depressiva o miglioramento dello stato d’animo del paziente.

La terapia assistita con i cani tra gli anziani

Dato che la terapia assistita con i cani (DAT) fornisce dei risultati misti in letteratura a proposito di ansia e depressione, Ambrosi e colleghi (2018) hanno cercato di verificare la sua efficacia sugli anziani istituzionalizzati. Lo studio è stato condotto presso una struttura di assistenza, accreditata dal servizio per gli anziani nel Nord Italia, da marzo a settembre 2017. Il campione è composto da 31 soggetti, tra cui 17 selezionati casualmente e appartenenti al gruppo di trattamento e 14 appartenenti al gruppo di controllo.

I partecipanti hanno un’età compresa tra i 65 e i 90 anni, vivono nell’istituto da almeno due anni, mostrano elevati punteggi (5 o più) nella Geriatric Depression Scale (GDS-15; Sheikh et al., 1986, come citato in Ambrosi et al., 2018) e mostrano interesse nel voler interagire con i cani. Sono state escluse dallo studio le persone allergiche agli animali (Ambrosi et al., 2018). Dal punto di vista psicodiagnostico, sono stati somministrati i seguenti test: la Generalized Anxiety Disorder 7 (GAD-7; Spitzer et al., 2006), la Positive and Negative Affect Schedule (PANAS; Watson et al., 1988) e l’Illness Perception Questionnaire-Revised (IPQ-R; Moss-Morris et al., 2002), utili per valutare i livelli base della depressione, dell’affettività, dell’umore e della percezione della sintomatologia esperita. Il Satisfaction Questionnaire and Numeric Pain Rating Scale (NPRS; Williamson & Hoggart, 2005) è stato utilizzato per valutare i livelli di dolore, mentre la batteria dei test che include IPQ-R (Moss-Morris et al., 2002, come citato in Ambrosi et al., 2018) attualmente include anche delle sottoscale della percezione della malattia lungo il corso del tempo, della coerenza della malattia e delle rappresentazioni emotive (Fortune et al., 2000; Ambrosi et al., 2018).

Mentre alcuni studi mostrano come la percezione della malattia sia correlata al tono dell’umore (Scharloo et al., 2000) e alla conformità al trattamento, altri mostrano come la coerenza della consapevolezza della propria condizione sia inversamente correlata a convinzioni pessimistiche sulla linea temporale e sulle conseguenze della malattia, nonché a rappresentazioni emotive negative (Ambrosi et al., 2018). Dato che il pessimismo spesso interferisce con il trattamento e con gli esiti positivi della terapia, si pensa che la DAT sia una possibile soluzione grazie al rapporto empatico che si crea tra animale e persona. In questo studio, le sessioni di DAT sono state svolte una volta a settimana, per mezz’ora, per 10 settimane: le figure coinvolte sono il paziente del gruppo sperimentale, il cane, l’osservatore (un volontario formato dal servizio civile) e il conduttore; l’osservatore ha il compito di osservare i comportamenti verbali, cioè i vocalizzi e le interazioni verbali che il paziente ha con il cane o con il conduttore, e quelli non verbali, cioè le carezze, i giochi o il dare del cibo all’animale.

La riduzione della depressione con la terapia assistita con i cani

Il tipo di interazione è stata registrata ogni due minuti e, alla fine, è stato calcolato il numero totale delle interazioni durante ciascuna sessione-categoria e sono state divise per i due minuti dell’intervallo temporale (Ambrosi et al., 2018). I risultati ottenuti mostrano come vi sia una diminuzione statisticamente significativa del punteggio della Geriatric Depression Scale, nella PANAS vi è stata una moderata diminuzione, mentre non vi sono differenze nella Generalized Anxiety Disorder 7 e nella NPRS. Il questionario per valutare la percezione della malattia lungo il corso del tempo ha mostrato una dimensione dell’effetto clinicamente rilevante (Ambrosi et al., 2018).

Tali risultati suggeriscono come la terapia assistita con i cani sia utile per ridurre la depressione e i sintomi associati, in quanto la figura del cane ricopre il ruolo di facilitatore nelle interazioni sociali. Nello specifico, vi è stato un aumento di interazioni con il conduttore, insieme ad emozioni positive esperite da parte degli anziani istituzionalizzati. In futuro, ulteriori studi su tale argomento potrebbero suggerire come la DAT sia idonea al mantenimento di un senso continuativo di spazio e tempo, quindi ad una coerenza identitaria che viene preservata nonostante i cambiamenti che si affrontano nella terza età (Ambrosi et al., 2018).

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Ambrosi, C., Zaiontz, C.,Peragine, G., Sarchi, S., & Bona, F. (2018). Randomized controlled study on the effectiveness of animal-assisted therapy on depression, anxiety, and illness perception in institutionalized elderly. Japanese Psychogeriatrics Society.
  • Chu, H., Yang, C.Y., Lin, Y. et al. (2014). The impact of group music therapy on depression and cognition in elderly persons with dementia: A randomized controlled study. Biological Research for Nursing, 16, 209-217.
  • Cole, K.M., Gawlinski, A., Steers, N., & Koylerman, J. (2007). Animal-assisted therapy in patients hospitalized with heart failure. American Journal of Critical Care, 16, 575–585.
  • Fortune, D.G., Richards, H.L., Main, C.J., & Griffiths, C.E. (2000). Pathological worrying, illness perception and disease severity in patients with psoriasis. British Journal of Health Psychology, 5, 71–82.
  • Kawamura, N., Niiyama, M., & Niiyama, H. (2007). Long term evaluation of animal-assisted therapy for institutionalized elderly people: a preliminary result. Psychogeriatrics, 7, 8–13.
  • Phelps, K., Miltenberger, G. et al. (2008). An investigation of the effects of dog visits on depression, mood, and social interaction in elderly individuals living in a nursing home. Behavioural Interventions, 23, 181–200.
  • Scharloo, M., Kaptein, A.A., Weinman, J.A., Willems, L.N., & Rooijmans, H.G. (2000). Physical and psychological correlates of functioning in patients with chronic obstructive pulmonary disease. Journal of Asthma, 37, 17–29.
  • Spitzer, R.L., Kroenke, K., Williams, J.B. et al. (2006). A brief measure for assessing generalized anxiety disorder: The GAD-7. Archives of International Medicine, 166, 1092–1097.
  • Stasi, M., Amati, D., Costa, C. et al. (2004). Pet therapy: A trial for institutionalized frail elderly patients. Archives of Gerontological Geriatrics, 38, 407–412.
  • Watson, D., Clark, L.A., & Tellegen, A. (1988). Development and validation of brief measures of positive and negative affect: the PANAS scales. Journal of Personal Sociology and Psychology, 54, 1063–1070.
  • Williamson, A., & Hoggart, B. (2005). A review of three commonly used pain rating scales. Journal of Clinical Nursery, 14, 798–804.
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