L’articolo riassume i principali motivi per cui leggere il nuovo volume di Marco La Rosa dal titolo Neurocopywriting, come rendere la comunicazione e i contenuti più efficaci con il neuromarketing.
1 È un libro rivolto a chiunque sia appassionato di comunicazione e meccanismi psicologici sottostanti
Dallo studente che deve preparare una presentazione efficace per un esame, al candidato che deve affrontare un colloquio, a chi si occupa di comunicazione in contesti aziendali o a chi è semplicemente curioso di conoscere i meccanismi psicologici e neuroscientifici che rendono efficaci le presentazioni e lo storytelling, sia personale, che di un prodotto commerciale. Per neurocopywriting si intende infatti l’applicazione delle neuroscienze alla creazione di contenuti, con l’intento di renderli il più possibile chiari, fruibili e vicini alle reali necessità delle persone.
2 Vuoi trovare risposte a domande: ‘Perché abbiamo difficoltà a scegliere un film su Netflix o Amazon Prime, nonostante le numerose opzioni?’
Oppure, ‘È mai capitato, durante una lezione, di essere estremamente interessati ad un argomento, ma di annoiarvi guardando le slides correlate?’. L’autore, grazie alla propria specializzazione nell’ambito dell’UX design e dell’Inbound marketing e alla collaborazione con alcune agenzie di comunicazione digitale italiane ed estere, espone attraverso uno stile chiaro e discorsivo, ma arricchito di esempi quotidiani e concreti, quali siano le principali teorie scientifiche ed i fondamenti psicologici che influenzano lo storytelling nelle strategie di marketing e non solo. All’interno del libro, sono presenti numerosi ‘Tips&Trick’ in cui l’autore offre consigli e suggerimenti utili e pratici, per migliorare la creazione dei contenuti e garantire un’efficace applicazione delle teorie neuro-scientifiche. Le principali funzioni cognitive esaminate e coinvolte all’interno di questi processi, sono la percezione, attraverso l’applicazione delle regole della Gestalt, l’attenzione, la memoria, le emozioni, il ruolo dei bias cognitivi.
3 Avere più consapevolezza del fatto che: non è tutto oro quel che luccica
Le neuroscienze hanno fornito una rosa di strumenti scientifici, dai meno invasivi come l’eyetrack, ai più costosi, quale la risonanza magnetica, al fine di indagare e misurare alcuni parametri tra cui la risposta emozionale, il tempo di fissazione oculare indice di attenzione, l’attivazione delle aree cerebrali durante l’esposizione di specifici item. A differenza dei metodi di indagine tradizionali, quali le interviste o le survey, gli strumenti neuroscientifici possono fornire maggiori e più accurate informazioni su alcune variabili e processi di cui il soggetto non è direttamente consapevole. Inoltre, le indagini di mercato tradizionali possono essere influenzate da alcuni fattori, quali la presenza di un ricordo non nitido o la difficoltà nel recuperarlo in memoria o la desiderabilità sociale. Vi è un noto esperimento di Martin Lindstrom, il cui scopo era indagare la reale efficacia delle warning label poste sui pacchetti delle sigarette. Nonostante durante le interviste preliminari la maggior parte dei fumatori affermava che il comportamento di tabagismo diminuisse alla vista delle etichette di pericolo, la fMRI evidenziava come in realtà alla vista delle warning labels si attivassero delle aree cerebrali quali il nucleo accumbes, appartenente al ‘centro del piacere’, che in realtà incoraggiavano il comportamento di tabagismo.
Sebbene questi strumenti siano molto utili per rilevare l’efficacia di uno spot, di un sito web, delle etichette di un determinato prodotto, bisogna sempre tener a mente che i consumatori non sono dei robot manipolabili, il cui obiettivo è premere un pulsante di acquisto nel loro cervello, ma che le scelte e l’intero processo di decision making sono guidati da numerose e complesse variabili, che nemmeno le neuroscienze possono controllare. Inoltre, come ogni strumento, è necessario possedere delle competenze tecniche, che coinvolgono varie figure professionali, non solo per raccogliere i dati, ma anche per interpretarli.
4 Conoscere l’esperienza di esperti nel settore attraverso dei case study
All’interno del libro è possibile trovare delle interviste, rivolte a neuropsicologi, ricercatori e neuroscienziati, i quali riportano le proprie conoscenze ed esperienze lavorative concrete nell’ambito del neuromarketing.
5 Comprendere come migliorare i propri contenuti, sia nel digitale che nella real-life
Esiste una lunghezza ottimale dei contenuti? Come organizzarli in maniera efficace? Perché creare uno storytelling che solleciti le giuste emozioni attraverso l’utilizzo efficace delle parole? Queste sono alcune delle domande a cui è possibile trovare risposta all’interno del libro. L’uomo è circondato da storie che lo coinvolgono, a partire dai libri, fino alle pubblicità, ai post di Instagram e Facebook. Comprendere come ottimizzare i propri contenuti al fine di creare un coinvolgente personal storytelling può essere fondamentale in qualunque ambito di vita, da un colloquio di lavoro, una presentazione in pubblico, fino alla customer experience .