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MoviEtà: generazioni a confronto – Recensione della webserie

La webserie MoviEtà è un esempio di intervento educativo che mira a sensibilizzare sulla necessità di aprirsi al confronto e allo scambio intergenerazionale

Di Giulia Goldin

Pubblicato il 11 Feb. 2022

MoviEtà: generazioni a confronto è una webserie prodotta dall’associazione ANTEAS di Monselice (PD) in collaborazione con l’Assessorato alle Politiche Giovanili del Comune.

 

Date le criticità emerse con la pandemia a livello socio-sanitario, l’OMS nel 2021 ha promosso una campagna di sensibilizzazione sull’ageismo, pubblicando un report globale in cui vengono sottolineate le conseguenze negative sulla salute e sul benessere delle persone causate da questa forma di discriminazione (WHO, 2021).

Con l’occasione, l’OMS ha proposto anche delle strategie per contrastare l’ageismo: in primo luogo è necessario sensibilizzare la popolazione sul fenomeno per mezzo di interventi educativi e, in secondo luogo, è indispensabile promuovere occasioni di intergenerazionalità. Oltre alla riduzione degli stereotipi, quest’ultima ha anche altri vantaggi: aumenta il benessere, rafforza la rete sociale, riduce la solitudine (Drury et al., 2017; Canedo-Garcia et al., 2017; Maley et al., 2017).

Il progetto MoviEtà

MoviEtà: generazioni a confronto è una webserie prodotta dall’associazione ANTEAS di Monselice (PD) in collaborazione con l’Assessorato alle Politiche Giovanili del Comune stesso. Il progetto è stato ideato e realizzato nel 2020 grazie ai ragazzi del Servizio Civile Universale, costretti a causa della pandemia a reinventare la propria partecipazione alle attività previste dall’esperienza di volontariato. Date le restrizioni imposte dalla situazione pandemica e lo sconforto accusato specialmente dalla popolazione anziana, si è deciso di realizzare una webserie che rappresentasse un momento di incontro e di reciproca conoscenza tra due diverse generazioni.

La webserie MoviEtà, perfettamente in linea con i suggerimenti proposti dall’OMS, è al contempo un esempio di intergenerazionalità e di intervento educativo vero e proprio poiché, tramite la sua diffusione sul web, sensibilizza chi guarda gli episodi sulla necessità di uno scambio intergenerazionale.

Il progetto è stato presentato al pubblico tramite un evento tenutosi il 6 ottobre 2021 presso la Sala della Buona Morte all’interno del complesso monumentale di San Paolo del comune di Monselice, con la collaborazione di “APS Open Resource” nell’ambito del piano “Giovani Euganei”.

Di seguito alcune delle tematiche trattate negli 8 episodi che compongono la webserie, disponibile su YouTube.

Linguaggio e ageismo

Qualsiasi forma di discriminazione parte dal linguaggio: le parole e il modo in cui le usiamo quando ci approcciamo agli altri sottointendono determinati pregiudizi e stereotipi (Maass & Arcuri, 1992).

Un esempio classico è l’elderspeak, uno stile di linguaggio utilizzato spesso in maniera automatica con gli anziani piuttosto infantilizzante, caratterizzato da frasi brevi, semplici, pronunciate ad alta voce e accompagnate da gestualità enfatizzata. Questo perché si dà per scontato che l’altro, poiché anziano, abbia necessariamente difficoltà di comprensione.

Per quanto riguarda MoviEtà, nell’episodio ‘Buongiornissimo’ una delle due ragazze, senza malizia e in modo automatico, dà all’anziano del ‘diversamente giovane’, manifestando il culto della giovinezza tipico della nostra società, tale per cui esistono solo la giovinezza e la non-giovinezza, mentre la vecchiaia viene negata.

Anche l’anziana dimostra un certo pregiudizio nei confronti dei giovani, definendoli in dialetto veneto ‘ascari’ ovvero villani, maleducati.

Il linguaggio utilizzato dimostra, dunque, la presenza di stereotipi nei confronti dell’altra generazione, stereotipi che andranno ad attenuarsi nel corso degli episodi evidenziando così gli effetti positivi di questi incontri intergenerazionali.

Solitudine

La generazione anziana nel corso degli incontri manifesta una certa sofferenza per la solitudine provata nel corso della pandemia.

La solitudine degli anziani è un tema molto sentito, tanto che nel 2018 è stata istituita il 15 Novembre la Giornata Nazionale contro la solitudine degli anziani. La solitudine è un fattore di rischio per il processo di fragilizzazione dell’anziano e, come dimostrato dalle evidenze scientifiche, impatta profondamente sulla salute fisica e psicologica dell’individuo, tanto che sembrerebbe ​​associata a una riduzione della durata della vita simile a quella provocata dal fumo di 15 sigarette al giorno, con un aumento del 27% del rischio di mortalità prematura (Murthy, 2017).

La sessualità nella terza età

Seppur possa sembrare un argomento distante rispetto alle tematiche maggiormente trattate dalla webserie, anche i pregiudizi sulla sessualità nella terza età emergono nelle conversazioni tra le due generazioni. La signora Franca, a seguito della richiesta ironica del signor Mario di una foto delle ragazze al mare, dice in dialetto ‘quando diventano vecchi hanno ancora di queste cattive abitudini’. Una frase di questo tipo sottointende lo stereotipo dell’anziano casto, non più sessualmente attivo e disinteressato, ma che, se manifesta desiderio di contatto, diviene inevitabilmente un ‘vecchio sporcaccione’.

In realtà la Dichiarazione dei diritti sessuali (World Association of Sexology, 1999) afferma che il diritto all’intimità, in tutte le sue forme, dura tutta la vita e che la sessualità è parte integrante di ogni essere umano.

Contesto storico e socio-culturale e benessere psicologico

Essere nati e cresciuti in un determinato periodo storico sicuramente influisce, oltre che sugli usi e costumi della popolazione, anche su aspetti psicologici.

Se, ad esempio, mettiamo a confronto la generazione dei baby boomers (i nati tra il 1946-1964) con la generazione Z (i nati tra il 1995-2012), possiamo notare come mentre i primi sono cresciuti in un’epoca di ripresa economica e demografica, periodo di transizione e prosperità che ha sicuramente forgiato un certo ottimismo, i secondi sono i nativi digitali, cresciuti in un’epoca di forte recessione e con un livello di disoccupazione giovanile record, portando con sé sfiducia e forte preoccupazione.

Ciò è confermato dai dati della letteratura, secondo cui la generazione Z manifesta molto più stress e problematiche psicologiche rispetto ai baby boomers (APA, 2018).

Essere consapevoli di queste differenze socio-culturali permette di leggere i comportamenti e gli atteggiamenti dell’altro con maggiore sensibilità, facendo sì che l’incontro tra generazioni non diventi uno scontro tra età.

Criticità della società odierna

Infine, ciò che ricorre in più puntate sono le criticità della società odierna per la popolazione anziana. La digitalizzazione e l’uso sempre più frequente della lingua inglese nella vita quotidiana mettono in seria difficoltà i più anziani e, in generale, le persone meno scolarizzate.

Per quanto riguarda la digitalizzazione degli anziani, da anni su tutto il territorio nazionale vengono proposti progetti di alfabetizzazione digitale rivolti agli over 60, spesso all’interno delle aule informatiche degli istituti scolastici e condotti da giovani studenti, promuovendo così anche uno scambio intergenerazionale. Un esempio è il progetto ‘Nonni su Internet’ promosso dalla Fondazione Mondo Digitale, un progetto basato sul modello di apprendimento intergenerazionale e che, grazie alla collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma, ha messo a disposizione sul proprio sito una serie di manuali per facilitare il processo di alfabetizzazione.

 

MoviEtà – Guarda il primo episodio:

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • American Psychological Association, & American Psychological Association. (2018). Stress in America: generation Z. Stress in America Survey, 11. Available here.
  • Butler, R. N. (1969). Age-ism: Another form of bigotry. The gerontologist, 9(4_Part_1), 243-246.
  • Canedo-Garcia, A., Garcia-Sanchez, J. N., & Pacheco-Sanz, D. I. (2017). A systematic review of the effectiveness of intergenerational programs. Frontiers in Psychology, 8, 1882.
  • Drury, L., Abrams, D., & Swift, H. J. (2017). Making intergenerational connections–An evidence review.
  • Maass, A., & Arcuri, L. (1992). The role of language in the persistence of stereotypes.
  • Maley, M., Yau, H., Wassel, M., Eckenrode, J., & Pillemer, K. (2017). Intergenerational programs: Evidence and outcomes. Systematic Translational Review. Bronfenbrenner Center for Translational Research. Available here.
  • Murthy, V. (2017). Work and the loneliness epidemic. Harvard Business Review, 9, 3-7.
  • World Association for Sexual Health. (1999). Declaration of Sexual Rights.
  • World Health Organization. (2021). Global report on ageism.
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