Quante volte ci siamo chiesti se fosse davvero questo ciò che dovevamo aspettarci dalla vita, se abbiamo fatto tutto per ‘benino’, come se ci fosse una lista da seguire e delle spunte da mettere per ogni azione svolta. La serie Netflix Strappare lungo i bordi del fumettista romano Michele Rech in arte Zerocalcare, ci invita a riflettere su tutte quelle volte in cui siamo andati fuori dai bordi.
È tutto sotto controllo!
Cosa può andare storto se hai tutto sotto controllo?
Cosa potrebbe andare storto se non avessi tutto sotto controllo?
Nasciamo e cresciamo con stereotipi e pregiudizi che ci portiamo dietro nell’adolescenza e anche nell’età adulta per poi arrivare ad un punto in cui mettiamo tutto in discussione e ci chiediamo se sia davvero questo che ci dovevamo aspettare fino a questo punto dalla nostra vita e se abbiamo fatto tutto per ‘ benino’, se siamo stati bravi all’asilo, a scuola, a casa, in famiglia, a lavoro, con gli amici… come se ci fosse una lista da seguire e occorresse mettere una spunta per ogni azione svolta e, guai a non seguirla.
Strappare lungo i bordi: ritrovare se stessi nei personaggi
La serie Netflix Strappare lungo i bordi, del fumettista romano Michele Rech in arte Zerocalcare , ci costringe a calarci nei panni di Zero, ma anche in quelli di Sarah, Secco ed Alice.
Siamo stati tutti Zero e alcuni di noi lo sono ancora, insicuri, paranoici, indecisi, con poca consapevolezza di sé , con bassa autostima, con scarsa attenzione verso le emozioni degli altri, incapace di comprendere i discorsi astratti però impeccabile nell’aiuto pratico, come andare a comprare 800 panini se un amico ha fame.
Siamo Sarah, quando vediamo sempre un lato bello in tutto, quando ancora la speranza in noi non si spegne e ci obblighiamo a vedere il lato vero delle cose. In modo brutale e a volte con una ventata di ottimismo e realismo riportiamo gli amici con i piedi per terra e gli mostriamo che non sono poi così indispensabili per gli altri e che il mondo non è sorretto sulle nostre spalle. Quindi possiamo rilassarci.
Alcuni di noi hanno la leggerezza, la spensieratezza e anche la superficialità di Secco che vive di gelato, metaforicamente ma anche realisticamente, o sfugge alle difficoltà non pensandoci o non preoccupandosene mai.
E siamo spesso Alice, nascondiamo le nostre debolezze e preoccupazioni agli altri per non farli soffrire, non chiediamo mai aiuto a nessuno e sacrifichiamo la nostra felicità per non scomodare mai gli altri, ma perdiamo anche molte occasioni, forse perché abbiamo accanto degli Zero che non si accorgono di nulla e che vivono perennemente in una fase adolescenziale incapaci di dare sostegno emotivo. In alcuni casi, si perde anche la vita perché combattiamo battaglie interiori più grandi di noi e preferiamo perderle da soli che affrontarle chiedendo aiuto alle figure di riferimento.
Insomma, siamo noi, è come sedersi e guardare una serie tv sulla nostra vita e chi nega che si sia rivisto in almeno uno dei personaggi, mente.
Strappare lungo i bordi: e se prendessimo altre direzioni?
L’autore ci vuole comunicare come la società ci impone certe strade obbligate un po’ come se dovessimo ritagliare la nostra vita esattamente lungo i bordi e guai ad uscire dal tracciato.
E se invece ci perdessimo e ce ne fregassimo dei dogmi e della società, e volessimo seguire un’altra strada e dunque un’altra linea non tratteggiata?
Il senso che dovremmo cogliere è che, se anche così fosse, nessuno ha il diritto di considerarci “diversi” o “sbagliati” , semplicemente abbiamo fatto scelte che per noi in quel momento erano più adeguate e maggiormente sentite e per le quali il corpo ci ha mandato segnali e vibrazioni positive.
Alice poteva essere aiutata ma solo se si fosse fatta aiutare.
È giusto andare fuori dai bordi o meglio non avere nessun bordo tratteggiato ma decidere strada facendo le proprie azioni e vivere di conseguenza, senza rimpianti, più consapevoli di noi stessi.
Filosofi, psicologi e armadilli: cos’è la coscienza
Essere un po’ Zero ci porta a fare molta introspezione, che si nota nella serie durante i flashback e gli aneddoti ma anche con il confronto puntuale e puntiglioso con la sua coscienza morale, l’armadillo.
E notare bene che tutti siamo provvisti di una coscienza, dipende solo da come viene utilizzata e il tipo di calibratura gli diamo nel corso della nostra vita con l’educazione ricevuta ma anche grazie alle nostre risorse cognitive. Non è così scontata la coscienza, a questo riguardo vediamo che cos’è e come funziona e perché quella di Zero era così fastidiosamente sincera. La coscienza può essere definita come la valutazione morale del proprio agire, spesso intesa come criterio supremo della moralità.
La coscienza di Zero parlava molto, questo perché il protagonista si interrogava molto e metteva sempre tutto in discussione, per insicurezza o estrema precisione?
La coscienza è stata studiata da molti autori, soprattutto da filosofi. Renè Descartes introdusse il concetto di dualismo mente-corpo, ossia l’idea che mentre la mente e il corpo sono separati, interagiscono.
Lo studio dell’esperienza cosciente fu uno dei primi argomenti studiati dai primi psicologi.
Gli strutturalisti hanno usato un processo noto come introspezione per analizzare e riportare sensazioni, pensieri ed esperienze coscienti. Lo psicologo americano William James paragonò la coscienza a un flusso: ininterrotta e continua, nonostante i continui cambiamenti. Mentre l’attenzione di gran parte della ricerca in psicologia passò a comportamenti puramente osservabili durante la prima metà del ventesimo secolo, la ricerca sulla coscienza umana è cresciuta enormemente dagli anni ’50.
La recente ricerca sulla coscienza si è concentrata sulla comprensione delle neuroscienze dietro le nostre esperienze coscienti. Gli scienziati hanno persino utilizzato la tecnologia di scansione del cervello per cercare specifici neuroni che potrebbero essere collegati a diversi eventi consci (Lewis, 2014)
I ricercatori moderni hanno proposto due principali teorie della coscienza:
- La teoria dell’informazione integrata: tenta di guardare alla coscienza imparando di più sui processi fisici che sono alla base delle nostre esperienze coscienti. La teoria tenta di creare una misura dell’informazione integrata che forma coscienza. La qualità della coscienza di un organismo è rappresentata dal livello di integrazione. Questa teoria tende a focalizzarsi sul fatto che qualcosa sia consapevole e in che misura sia consapevole.
- La teoria dello spazio di lavoro globale: suggerisce che abbiamo una banca di memoria da cui il cervello attinge le informazioni per formare l’esperienza della consapevolezza cosciente. Mentre la teoria dell’informazione integrata si concentra maggiormente sull’identificazione della consapevolezza di un organismo, la teoria dello spazio di lavoro globale offre un approccio molto più ampio alla comprensione di come funziona la coscienza.
Mentre la coscienza ha incuriosito filosofi e scienziati per migliaia di anni, abbiamo chiaramente una lunga strada da percorrere nella nostra comprensione del concetto. I ricercatori continuano a esplorare le diverse basi della coscienza, comprese le influenze fisiche, sociali, culturali e psicologiche che contribuiscono alla nostra consapevolezza cosciente (Horgan, 2015).
Attenzione! Segue Spoiler
Ognuno ha l’armadillo che si merita
L’armadillo accompagna Zero sempre e gli concede un po’ di tregua apparente solo durante la cerimonia funebre di Alice. I protagonisti affrontano il viaggio da Roma a Biella, rivivendo la loro infanzia, e vedendo scorrere la loro vita fanno il punto della situazione e si rendono conto che nonostante fossero sicuri di seguire i bordi, erano fermi, o stavano proseguendo lentamente e questo li ha portati a fare confronti con la vita degli altri, ad esempio con la ragazzina topo Valentina.
Ognuno ha l’armadillo che si merita.
Non c’è niente di sbagliato nell’andare piano e nel fare esperienze diverse dagli altri.
Non bisogna mai sentirsi sbagliati, né confrontare le nostre vite con quelle degli altri perché non possiamo sapere cosa ognuno di loro vive realmente: da fuori le vite degli altri possono sembrare perfette e gettarci nello sconforto.
È giusto fare introspezione e un bilancio della propria vita ma solo per porre nuovi e stimolanti obiettivi e poi verificarli a distanza di tempo ma senza spuntare una lista.
Possiamo sbagliare e uscire dai bordi, strappare fuori o non tracciarli proprio, perché la vita è nostra e nessuno ce la preconfeziona – per fortuna! – e se le cose vanno male, nel frattempo che torni il sereno, “S’annamo a pijà er gelato!”