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Gli aspetti multidisciplinari dell’ansia patologica e le tecniche di gestione (2021) – Recesione

'Gli aspetti multidisciplinari dell’ansia patologica' delinea le basi neurobiologiche dell'ansia, le sue manifestazioni e gli interventi terapeutici

Di Annamaria Nuzzo

Pubblicato il 11 Nov. 2021

Gli aspetti multidisciplinari dell’ansia patologica e le tecniche di gestione costituisce una disamina completa del costrutto di ansia, proponendone una definizione generale e un inquadramento diagnostico accurato, per poi delineare i principali trattamenti psicofarmacologici.

 

Nella premessa, viene introdotta l’essenziale distinzione tra ansia normale o funzionale e ansia patologica o disfunzionale, in base a vari parametri quali la situazione, l’intensità e la durata: uno stato d’ansia normale è uno stato affettivo-emozionale fisiologico di fronte ad un pericolo o ad un agente stressogeno, necessario all’organismo per sviluppare l’energia essenziale a fronteggiare la situazione; l’ansia patologica, invece, è una risposta caratterizzata da un’eccessiva intensità, una lunga durata, e dalla sua comparsa in corrispondenza di eventi ritenuti normalmente non pericolosi, che interferisce negativamente con la prestazione richiesta al soggetto in quella situazione specifica.

Dal latino “angere” (stringere), il termine ansia veicola con chiarezza la sensazione di oppressione e la percezione di tensione vissuta da chi soffre di disturbi legati al suo spettro (Castrucci, 2021).

Castrucci delinea le basi neurobiologiche dello stato ansioso, sottolineando come le diverse manifestazioni psicosomatiche dell’ansia si realizzino attraverso diversi circuiti neuronali. Le principali zone cerebrali coinvolte sono state identificate in alcune strutture sottocorticali, quali il talamo e l’amigdala.  L’amigdala è una struttura centrale per la modulazione degli stati ansiosi, in quanto possiede numerose connessioni con strutture corticali e limbiche coinvolte nella risposta neuroendrocrina allo stress (Castrucci, 2021).

Successivamente, un capitolo viene dedicato all’indagine dell’ansia in ambito medico, chirurgico ed odontoiatrico, soffermandosi sull’ipotesi, supportata da vari studi, che l’ansia possa intensificare la percezione del dolore. Risulta essenziale una gestione ottimale dell’ansia in ambito medico-chirurgico, in quanto i soggetti che sperimentano elevati livelli di ansia preoperatoria vivono un’esperienza di forte dolore nella fase post-operatoria tale da richiedere alte dosi di farmaci analgesici (Castrucci, 2021). Inoltre, l’ansia, come reazione di stress, induce un aumento dei livelli di cortisolo e adrenalina che comporta un’immunodepressione nel post-operatorio, aumentando il rischio di infezioni. A tal proposito, vengono proposte alcune tecniche di immaginazione guidata che favoriscono la diminuzione dell’ansia preoperatoria e conseguentemente il dolore post-operatorio. Castrucci (2021) evidenzia come l’ansia sia una problematica significativa anche negli ambulatori dentistici, in quanto colpisce il 10-20% degli adulti e fino al 43% di bambini e adolescenti (Gordon et al., 2013; Shim et al., 2015).

Segue una disamina dell’eziopatogenesi dei disturbi d’ansia, prendendo in esame la teoria genetica, la teoria psicobiologica e le principali teorie psicologiche che si rifanno al modello cognitivo (cognitivo- comportamentale, cognitivo-evoluzionista, cognitivo-costruttivista) e al modello psicodinamico.

A seguito, viene proposto un puntuale inquadramento diagnostico dei disturbi d’ansia, secondo il DSM-5, il manuale diagnostico statistico dei disturbi mentali, e in base all’ICD, la classificazione internazionale delle malattie e dei problemi correlati.

Castrucci (2021) sottolinea come circa un terzo della popolazione, (cioè il 27 % degli abitanti di età compresa tra i 18 ed i 65 anni), ha sofferto almeno una volta nella vita di un disturbo d’ansia, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Numerosi i fattori di rischio: questi disturbi colpiscono in maggior misura il sesso femminile, di giovane età, con una condizione socio-economica difficile e un livello istruttivo basso, single o divorziati. Si segnala come gli eventi con un carico stressogeno forte insieme ai maltrattamenti subiti in giovane età costituiscono a loro volta importanti fattori di rischio.

Il capitolo dedicato ai disturbi d’ansia nel DSM-5 è strutturato evolutivamente, con i disturbi in sequenza secondo l’età d’esordio (Black, D. W., & Grant, J. E., 2014).

Troviamo inizialmente il disturbo d’ansia di separazione, che segnala una reazione d’ansia eccessiva alla separazione dalla figura genitoriale di riferimento, e il mutismo selettivo, che indica una continua incapacità di parlare in situazioni sociali specifiche, sebbene risulti possibile farlo in altre circostanze.

Segue la fobia specifica, che indica una reazione d’ansia marcata e un’istintiva reazione di fuga, di fronte a un oggetto o una situazione specifica (es. la paura del buio, nei bambini; la paura di volare, negli adulti), e la fobia sociale, anche definita disturbo d’ansia sociale, in quanto contraddistinta da una reazione ansiosa molto intensa che riguarda una singola o diverse circostanze sociali ben definite dove si può essere osservati dagli altri (es. parlare in pubblico). Interessante la distinzione proposta dal DSM 5, che definisce due tipologie di ansia sociale: se i sintomi si presentano solo quando un soggetto deve effettuare una performance pubblica, allora si parla di “disturbo d’ansia sociale correlato alle performance” (es. per musicisti, ballerini, atleti); nei casi in cui il disturbo si manifesti in modo indiscriminato anche in altre situazioni sociali, allora si impiega la denominazione di “disturbo d’ansia sociale”.

L’agorafobia (dal greco “agorà”, ossia “piazza”, e “phóbos”, cioè “paura”) segnala un forte timore di situazioni prive di una via di fuga, ovvero senza possibilità di uscita rapida e rifugio sicuro (es. viaggiare sui trasporti pubblici, stare in spazi aperti e/o chiusi, in mezzo alla folla).

Se il DSM-IV-R collegava la diagnosi di agorafobia al disturbo di panico, il DSM 5 propone di distinguere i due disturbi, per cui presenta il disturbo di panico e l’agorafobia.

Il disturbo di panico si riferisce alla presenza di ricorrenti attacchi di panico inaspettati, dove per attacco di panico intendiamo la comparsa improvvisa di una forte sensazione di paura e un disagio intenso, accompagnati da alcuni sintomi quali le palpitazioni, una forte sudorazione, tremori, senso di soffocamento e asfissia, paura di morire.

È bene precisare che gli attacchi di panico possono verificarsi nel contesto di qualsiasi disturbo d’ansia così come all’interno di altri disturbi mentali (es. depressivi); quando viene individuata la loro presenza, tale condizione dovrebbe essere rilevata come uno specificatore, per es. disturbo da stress post-traumatico con attacchi di panico (Black, D. W., & Grant, J. E., 2014).

Segue poi il disturbo d’ansia generalizzata, che segnala una condizione di preoccupazione persistente nei confronti di eventi e attività diverse, eccessiva nell’intensità, durata o frequenza rispetto alle reali probabilità o all’impatto dell’evento temuto.

Infine, sono presenti quattro categorie diagnostiche di disturbo d’ansia, quali il disturbo d’ansia indotto da sostanze/farmaci, il disturbo d’ansia dovuto a un’altra condizione medica, e la categoria disturbo d’ansia con altra specificazione e disturbo d’ansia senza specificazione.

Ampio spazio è dedicato al trattamento dei disturbi d’ansia, attualmente fondato sulla farmacoterapia, sulla psicoterapia e sull’approccio combinato. Inoltre, vengono indicate una serie di strategie di prevenzione all’insorgere dell’ansia e dello stress: tecniche di rilassamento, come il training autogeno (TA) messo a punto, agli inizi del ‘900, dallo psichiatra tedesco Schultz, che consiste in una serie di esercizi di concentrazione che si focalizzano su diverse zone corporee, allo scopo di ottenere un generale stato di rilassamento sia a livello fisico che psichico; tecniche di riabilitazione respiratoria, come il metodo Buteyko volto a normalizzare la respirazione e mantenere un corretto quantitativo di CO2 polmonare (Castrucci, 2021).

Interessante l’algoritmo proposto da Murray BS. e Jitender S., algoritmo per il trattamento e la gestione dei disturbi d’ansia:

Gli aspetti multidisciplinari dell ansia patologica 2021 Recensione del libro Fig 1

Un’ansia di stato di lieve e moderata entità può essere, inoltre, trattata con la medicina complementare alternativa (CAM), che include alcune strategie non comunemente usate dalla medicina occidentale. L’agopuntura, l’omeopatia e la fitoterapia sono ritenuti i più efficaci, oltre che maggiormente usati, tipi di CAM.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Black, D. W., & Grant, J. E. (2014). DSM-5® guidebook: the essential companion to the diagnostic and statistical manual of mental disorders. American Psychiatric Pub
  • Castrucci, L. (2021). Gli aspetti multidisciplinari dell’ansia patologica e le tecniche di gestione. Ledizioni.
  • Gordon D, Heimberg R, Tellez M, Ismail A. (2013). A critical review of approaches to treatment of dental anxiety in adults. J Anxiety Disord 2013;27:365-78.
  • Shim Y, Kim A, Jean E, An S. (2015). Dental fear and anxiety and dental pain in children and adolescents: a systemic review. J Dent Anesth Pain Med 2015;15:53-61.
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