
L’amnesia psicogena consiste nella perdita di memoria a causa fattori psicologici.
L’amnesia psicogena può essere globale, ossia coinvolgere tutti i ricordi autobiografici di un individuo, oppure specifica alla situazione (Kopelman, 1987). Quest’ultima si riferisce ad una lacuna nella memoria per un incidente traumatico e può insorgere in una varietà di circostanze: come disturbo da stress post-traumatico (Brewin et al., 2011) o l’essere vittima di un reato (Andrews et al., 2000; Mechanic et al., 1998).
Sono stati identificati tre fattori predisponenti per l’amnesia psicogena globale (Kopelman, 1987): un grave stress precipitante come una crisi coniugale o emotiva come un lutto, una crisi finanziaria o una guerra (Kanzer, 1939); una storia di umore depresso e ideazione suicidaria (Berringron et al., 1956); e una precedente amnesia neurologica transitoria (Berringron et al., 1956).
Nonostante siano state identificate storie di traumi infantili, abusi sessuali e problemi di abuso di alcol e sostanze (Coons & Milstein, 1992), la scarsa ricerca a riguardo rende difficile generalizzare i fattori predisponenti.
Le difficoltà neuropsicologiche nei casi di amnesia psicogena globale sono piuttosto variabili; mentre la memoria autobiografica retrograda è compromessa, la memoria anterograda può essere intatta, lievemente o gravemente compromessa (Barba et al., 1997). Per quanto concerne le possibilità di recupero, la prognosi è generalmente buona (Parfitt & Gall, 1944) e condizionata da fattori ambientali (Schacter et al., 1982), sebbene in molti casi l’amnesia persista nel tempo (Kapur, 2000; Serra et al., 2007).
Negli studi di neuroimmagine funzionale volti a studiare l’amnesia psicogena, sono state riportate alterazioni nell’attivazione e inibizione prefrontale (Glisky et al., 2004; Markowitsch et al., 1997), alterazioni del lobo temporale (Yasuno et al., 2000), alterazioni corticali posteriori (Botzung et al., 2007), o una combinazione di tutti questi aspetti (Magnin et al., 2014). Questa variabilità può riflettere le differenze nelle sindromi descritte.
Data la carenza di studi su questa tipologia di amnesia e dei suoi sottotipi, l’indagine di Harrison et al., (2017), ha esaminato 53 casi di amnesia psicogena al fine di descrivere ed esplorare le differenti manifestazioni, confrontandole con un gruppo di pazienti neurologici.
I pazienti studiati riportavano quattro diverse sindromi cliniche di amnesia psicogena: 1) con fuga psicogena (perdita del senso dell’identità personale con un periodo di vagabondaggio di pochi giorni fino a un mese; Schacter et al., 1982); 2) con fuga psicogena ed amnesia focale retrograda (con perdita di memoria più persistente) (Kapur, 1993); 3) amnesia retrograda focale psicogena, a seguito di un episodio neurologico minore e 4) lacune di memoria per cause psicologiche. Sono emerse importanti differenze cliniche e psicometriche tra questi gruppi con significativo valore prognostico.
Nell’amnesia psicogena, i gruppi con la componente di fuga psicogena sperimentavano più di frequente la perdita dell’identità personale, mentre il mancato riconoscimento dei familiari era più comune nel gruppo con amnesia retrograda focale.
Tutti i gruppi con amnesia psicogena riportavano la presenza comune di una storia di disturbi neurologici, una diagnosi di depressione, problemi familiari/relazionali o finanziari/lavorativi. Tra le problematiche estremamente comuni vi era l’aver vissuto un infanzia problematica, l’abuso di alcol o di sostanze, mentre il disturbo di somatizzazione e il disturbo da stress post-traumatico erano meno frequenti di quanto era stato previsto.
Messaggio pubblicitario L’amnesia psicogena si differenziava da quella causata da fattori neurologici, per la presenza della perdita dell’identità personale, mentre i sintomi neurologici erano sempre presenti nel gruppo con episodio neurologico. Inoltre, la depressione, l’incapacità di riconoscere i membri della famiglia, problemi familiari o relazionali, problemi finanziari o occupazionali e una storia di disturbo da stress post traumatico, erano presenti maggiormente tra coloro con amnesia psicogena. I pazienti di genere femminile, riportavano di frequente uno stress emotivo o un evento significativo antecedente l’amnesia di origini neurologiche (Quinette et al., 2006).
Infine, i ricordi autobiografici venivano recuperati similmente nell’amnesia con fuga psicogena e in quella per cause neurologiche. In generale, i gruppi con amnesia psicogena riportavano al follow up un miglioramento sostanziale nella memoria, evidenziando una prognosi migliore rispetto a quanto ha suggerito la letteratura precedente.
Globalmente, i soggetti con amnesia psicogena sono stati trattati per la loro depressione con farmaci antidepressivi, identificando e affrontando le preoccupazioni psicosociali sottostanti (crisi relazionali, problemi finanziari, lutti) e, in caso di persistente deficit, mediante un’intervista orientata al rievocare i ricordi (McKay & Kopelman, 2009). Alcuni autori hanno proposto una forma di intervista sotto sedazione (Ruedrich et al., 1985) o ipnosi (Garver et al., 1981), ma i trattamenti attuali più efficaci incorporano tecniche della terapia cognitivo comportamentale e della terapia di accettazione/impegno (Cassel & Humphreys, 2016).
Nel tentativo di comprendere l’amnesia psicogena sono stati proposti due diversi modelli. La teoria di Markowitsch (2002) e Staniloiu & Markowitsch ( 2014) considerava il rilascio di ormoni legati allo stress (a seguito di disregolazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene), come fattore chiave che avrebbe comportato una “sindrome da blocco amnesico”. Il modello di Kopelman (2000) invece, enfatizzava il ruolo di una grave crisi precipitante, umore depresso ed esperienza passata di amnesia neurologica transitoria, come fattori in grado di innescare una perdita della memoria autobiografica.
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