Recentemente, alcuni autori hanno indagato come lo stile genitoriale, l’autoefficacia relativa alla matematica ed il genere dei partecipanti influenzino l’ansia per la matematica in un campione di 203 adulti.
L’ansia per la matematica, con una prevalenza del 17% nella popolazione (Berch e Mazzocco, 2007) è caratterizzata da una sensazione di tensione, preoccupazione o paura irrazionale che impediscono l’apprendimento della disciplina stessa (Son et al., 2017) che arriva a compromettere prestazioni quotidiane, come aprire un conto in banca o calcolare un prezzo di vendita (Baumrind, 1978).
La risposta emotiva negativa conseguente alimenta la percezione di fallimento oltre che minare la motivazione a migliorare le proprie capacità (Ashcraft, 2002; Ashcraft & Moore, 2009; Hoffman, 2010). Questi aspetti potrebbero esacerbarsi per i feedback scoraggianti dal contesto sociale, dei pari, genitori o insegnanti (Ashcraft & Moore, 2009).
La letteratura riporta una forte associazione tra ansia per la matematica, stili genitoriali (Wolfradt et al., 2003) e autoefficacia (Muris, 2002).
Lo stile genitoriale, ovvero una costellazione di atteggiamenti a valenza comunicativa per il bambino, genera un particolare clima emotivo (Darling & Steinberg, 1993), che modella le credenze future dei figli, condizionando l’apprendimento e talvolta alimentando l’ansia per la matematica (Africk et al., 1981).
La presenza o meno di sostegno genitoriale, così come le aspettative percepite, influenzano le prestazioni matematiche, l’adattamento dei bambini al loro ambiente di apprendimento (Brown & Iyengar, 2008; Maccoby, 1992) ed il loro atteggiamento verso la scuola (Koutsoulis & Campbell, 2001).
Mentre nello stile autorevole, i genitori che cercano di comprendere il punto di vista del bambino, incoraggiando il dialogo e la condivisione, alimentano buone competenze sociali e cognitive (Baumrind, 1968); negli stili autoritario e permissivo emergono maggiori difficoltà.
Infatti, genitori estremamente controllanti o disinteressati, influenzano negativamente l’approccio alla matematica dei figli (Chiu, 2017; Feldman & Wentzel, 1990) alimentando uno scarso rendimento scolastico, poca fiducia in sé stessi, assenza di responsabilizzazione e di indipendenza (Furnham & Cheng, 2000).
Derivante in parte dall’ambiente di crescita, la scarsa autoefficacia, ovvero la mancanza di convinzione nelle proprie capacità organizzative al fine di ottenere determinati risultati, predice fortemente l’ansia per la matematica (Pajares & Miller, 1994).
Alcuni autori hanno evidenziato differenze di genere nell’ansia riguardante le discipline scientifiche. Le donne riportano livelli di ansia più elevati, una minore autoefficacia circa le loro abilità matematiche (ad es. Primi et al., 2014), oltre che un atteggiamento più negativo rispetto agli uomini (Chiu, 2017).
Inoltre, sulle donne gravano stereotipi di genere, per cui spesso, ambire a far parte di un ambiente scientifico nel quale si detiene uno status di minoranza, scoraggia le scelte future di carriera in questo settore (Flore & Wicherts, 2015).
Fin da piccoli, le aspettative di genitori e insegnanti circa le competenze matematiche sono condizionate dal genere. Infatti, mentre il successo maschile viene ricondotto al talento naturale, quello femminile è spesso attribuito allo sforzo (Yee & Eccles, 1988). Questo può influenzare atteggiamenti e prestazioni in matematica (Gunderson et al., 2012), oltre che minare la fiducia e l’autoefficacia (Shapiro & Williams, 2012).
Macmull & Ashkenazi (2019) hanno indagato come lo stile genitoriale, l’autoefficacia relativa alla matematica ed il genere dei partecipanti, influenzano l’ansia per la matematica in un campione di 203 adulti.
Mentre i partecipanti educati da genitori autoritari, riportavano livelli più elevati di ansia per la matematica, lo stile permissivo influenzava lievemente il livello di ansia. Infatti, il disinteresse verso le questioni educative e l’irresponsabilità dei genitori permissivi condizionano il rendimento scolastico e l’autostima (Krause & Dailey, 2011).
Oltre ad alimentare l’ansia ed associarsi a voti bassi (Yee & Eccles, 1988), lo stile autoritario induce i figli ad essere studenti passivi, con bassa autoefficacia e scarsa motivazione nel progredire accademicamente.
Impedire ai figli di affrontare i problemi da soli, significa negare loro la capacità di valutare le situazioni e formulare piani d’azione appropriati in autonomia. Ostacolare l’indipendenza, alimenta l’ansia e la scarsa fiducia nelle proprie capacità di affrontare i compiti scolastici (Wood et al., 2003).
Anche i partecipanti cresciuti da genitori autorevoli riportavano livelli più elevati di ansia per la matematica, ma questo effetto negativo veniva modulato da quello positivo dell’autoefficacia indotta dal genitore autorevole, che riduceva i livelli di ansia.
Infatti, l’autoefficacia personale e la percezione dei genitori come incoraggianti lo sviluppo delle capacità comunicative e dell’autonomia, fornendo una serie di limiti entro i quali lavorare (cioè uno stile genitoriale autorevole), determinano un maggiore successo scolastico (Turner et al., 2009).
Coerentemente, anche nel campione la percezione dell’autoefficacia correlava con bassi livelli di ansia per la matematica. Infatti, maggiore fiducia in sé aumenta la probabilità di scegliere corsi universitari orientati verso materie scientifiche (Ferry et al., 2000).
Le partecipanti di genere femminile riportavano livelli più elevati di ansia per la matematica e, tra loro, era più forte l’effetto negativo della scarsa autoefficacia sull’ansia; probabilmente per l’influenza del contesto di vita e degli stereotipi sociali.
Infatti, le convinzioni di autoefficacia in donne che eccellevano nelle carriere scientifiche, dominate dagli uomini, venivano profondamente condizionate dai messaggi ricevuti da altri significativi e dalle esperienze subite passivamente (Zeldin & Pajares, 2000).
Le convinzioni di autoefficacia si strutturano a casa come in classe e sono i genitori e gli insegnanti che, sottolineando il valore delle competenze scolastiche, incoraggiano le donne a persistere e perseverare di fronte agli ostacoli accademici e sociali, abbattendo le concezioni stereotipate.
Concludendo, questi risultati sono rilevanti per comprendere le origini dell’ansia per la matematica, oltre che essere un punto di partenza per strutturare metodi di diagnosi e di intervento, al fine di ridurne la prevalenza.