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Ansia per la matematica

L'ansia per la matematica è un fenomeno piuttosto diffuso, ma può trarre benefici da un lavoro metacognitivo che impieghi studenti, insegnanti e genitori

Di Carin Irma Blumenthal

Pubblicato il 07 Nov. 2019

L’ansia per la matematica è molto diffusa e può contribuire all’insuccesso dello studente, soprattutto quando le competenze sono già abbastanza deboli; è fondamentale che venga gestita nel migliore dei modi perché potrebbe essere svantaggiosa per tanti bambini.

 

Il ruolo del sentimento nella vita mentale è stato a lungo trascurato dalla ricerca; trascorso quasi un secolo di disinteresse scientifico, oggi le emozioni hanno conosciuto una sorta di rinascita, dopo che il cognitivismo le aveva dichiarate escluse dal suo ambito di indagine (Ledoux, 2014). Ma un modello della mente che esclude le emozioni è un ‘ben povero modello’ (Goleman, 1996).

Come ci insegnano le neuroscienze, il nostro cervello è un intreccio di pensieri ed emozioni e studiare i primi senza le seconde non darà mai una visione esatta della mente, che è più della semplice cognizione (Mingazzini, 2006).

L’emozione dell’ansia, in ambito scolastico, è stata spesso indagata in relazione alla disciplina matematica: la letteratura riporta infatti come questa materia eliciti vissuti emotivi negativi negli studenti (Lucangeli et. al., 2003).

L’innovazione concettuale portata dal modello metacognitivo ha consentito di mettere in luce come il successo in matematica non dipenda solo dall’effettiva abilità, ma anche dall’atteggiamento nei confronti della disciplina e che questo riguardi non solo l’alunno, ma anche il sistema scuola-famiglia con cui interagisce.

Daniela Lucangeli (2015) nell’intervento tenuto al XVI convegno nazionale dell’Istituto di Ortofonologia, sottolinea l’importanza delle emozioni che sottendono l’apprendimento:

Se un bambino mentre apprende fa fatica e sperimenta un’emozione di paura, tutte le volte che rimetterà in memoria quell’apprendimento metterà in memoria sia quella fatica che quell’emozione. Stabilizzerà quindi nel circuito di riorganizzazione che le neurofunzioni attivano sia l’apprendimento che il mantenimento dell’emozione disfunzionale.

Il disagio emotivo nell’apprendimento della matematica interessa un’ampia parte della popolazione scolastica: molti bambini e adulti manifestano agitazione o sintomi di malessere fisico durante lo svolgimento di un compito di matematica; questo può essere dovuto ad alcuni aspetti caratteristici della materia. La paura di sbagliare può essere attribuita al fatto che in matematica l’errore è generalmente indiscutibile, dato che esiste una sola risposta corretta, il timore di non sapere come procedere viene aggravato dall’impossibilità di ricorrere a strategie che di solito vengono usate per migliorare la propria prestazione in altri ambiti: diligenza, ordine, maggior impegno (Cornoldi, Zaccaria, 2015).

L’ansia per la matematica è molto diffusa e può contribuire all’insuccesso, soprattutto quando le competenze sono già di per se stesse abbastanza deboli; è fondamentale che venga gestita nel migliore dei modi perché può essere devastante per tanti bambini. Il ripetersi di emozioni negative come tristezza, ansia e paura associate all’apprendimento di questa materia portano all’evitamento del compito e alla rinuncia (Marsale, et al., 2013).

Nel nostro sistema educativo, quindi, ci sono forti emozioni sulle quali si basa l’apprendimento: il senso di colpa e la paura che nascono come sentimenti di autoregolazione, possono limitare fortemente l’azione se vengono vissute con impotenza e scarso livello di autostima.

Gli obiettivi (Cornoldi, Zaccaria, 2015) per un programma per la gestione dell’ansia sono:

  • riconoscere che l’ansia per la matematica è comune: analizzare meglio la propria ansia e scoprire che gli altri non ne sono esenti;
  • superare alcune idee stereotipate sulle difficoltà in matematica: riflessione di gruppo, ruolo dell’impegno;
  • individuare valide motivazioni per lo studio della matematica: sentire che è alla portata di tutti;
  • individuare situazioni che provocano uno stato di ansia;
  • individuare strategie utili per gestire situazioni d’ansia: provare con strategie immaginative. Individuare la propria strategia e metterla in pratica.

Resta indubbio che un lavoro metacognitivo efficace sulla matematica dovrebbe coinvolgere credenze e comportamenti non solo dei bambini, ma anche di insegnati e genitori.

Cercando di adottare didattiche efficaci nel potenziamento delle abilità cognitive alla base del calcolo, gli alunni in difficoltà possono acquisire le giuste competenze e sperimentare successo e nuova motivazione ad apprendere.

Davide Marsale, con Daniela Lucangeli e altri ricercatori (2013), hanno trovato nei giochi di prestigio interessanti spunti, hanno cercato di creare una condizione che interroghi il sistema cognitivo, susciti meraviglia e curiosità verso il mondo dei numeri e della logica e soprattutto stimoli la voglia di capire e di provare.

Queste strategie sono efficaci sia dal punto di vista scientifico che didattico.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Ledoux J. (2014). Il cervello emotivo alle origini delle emozioni. Baldini Castoldi.
  • Goleman D. (1996). Intelligenza emotiva. Cos’ è e perché può renderci felici. BUR, Milano.
  • Mingazzini L.(2006). La sorgente delle emozioni. Morlacchi.
  • Lucangeli D., Oli S., Molin A. (2003). L’intelligenza numerica. Primo volume. Erickson.
  • Cornoldi C., Zaccaria S. (2015). In classe ho un bambino che… Edizioni Giunti.
  • Lucangeli D. (2 febbraio 2015). La didattica del sorriso. Disponibile qui.
  • Marsale D., Lucangeli D., Poli S., Molin A. (2013). Magica-mente 1: Giochi di prestigio per sviluppare l'intelligenza numerica e il problem solving, Edizioni Centro Studi Erickson.
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