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Corona-fobia: il nuovo volto dell’ansia

Il Covid-19 sta esponendo la popolazione a condizioni di vita sfavorevoli, che possono innescare disturbi psicologici come ansia e depressione

Di Tatiana Pasino

Pubblicato il 15 Mar. 2021

Aggiornato il 19 Mar. 2021 12:41

La pandemia di COVID-19 ha stravolto le nostre vite, dove ogni cambiamento è avvenuto rapidamente e in modo radicale (Nardi & Cosci, 2021).

 

Nel 2020 la distanza sociale, le restrizioni sulle uscite e la non partecipazione a varie attività hanno avuto un impatto decisivo sulle nostre vite. Di fronte alla pandemia, l’agenda sanitaria ha richiamato l’attenzione sulla salute mentale, dove le stime della popolazione forniscono dati preoccupanti (Brailovskaia et al., 2021; Twenge & Joiner, 2020). Nello specifico, molti problemi mentali sono stati causati, direttamente e non, dall’infezione del virus e dalle conseguenze secondarie (Nardi & Cosci, 2021). Il COVID-19 è riconosciuto come una malattia “sistemica” che non colpisce solamente le vie respiratorie. Oltre ad un percorso fisico, il COVID-19 “entra nella mente” degli individui dal momento che sta esponendo la popolazione a condizioni di vita sfavorevoli, condizioni che innescano disturbi e sintomi psicologici anche in persone con livelli adeguati di resilienza (Nardi & Cosci, 2021). I cambiamenti nel funzionamento dei circuiti cerebrali sono influenzati dall’interazione dell’esposizione all’ambiente: a causa di un fenomeno chiamato epigenetica, i fattori ambientali possono alterare l’espressione genica (Nardi & Cosci, 2021). La coesistenza prolungata a casa può aumentare i disadattamenti delle dinamiche familiari (Crepaldi et al., 2020), inoltre il cambiamento nella routine a causa di misure di distanza sociale da adottare, i cambiamenti nel lavoro e nelle relazioni affettive hanno un impatto evidente sulla popolazione. A tutto questo si aggiungono le difficoltà economiche e la disoccupazione, la morte dei propri cari e la difficoltà nell’eseguire i rituali di addio (Crepaldi et al., 2020).

I dati indicano un aumento di ansia, depressione, disturbo da stress post traumatico e disagio generale da parte dei pazienti ricoverati a causa dell’incertezza e della solitudine nelle stanze ospedaliere o in terapia intensiva (Rogers et al., 2020; Pineo & Schwartz, 2020). Uno studio ha confrontato i tassi di prevalenza di ansia e depressione nel 2019 con quelli di aprile e maggio 2020 negli Stati Uniti d’America: gli individui avevano tre volte più probabilità di avere disturbi d’ansia, una sintomatologia depressiva o entrambi (Twenge & Joiner, 2020). Nardi e Cosci (2021) evidenziano come il carico allostatico riflette l’effetto cumulativo delle esperienze quotidiane che coinvolgono eventi ordinari e le grandi sfide. Di conseguenza vengono inclusi comportamenti dannosi per la salute (ad esempio, mancanza di esercizio fisico, sonno scarso, consumo di alcol, fumo, diete grasse). Questo effetto è una conseguenza delle sfide ambientali che superano la capacità individuale di far fronte a determinati eventi (Fava et al., 2019) e rappresenta una transizione verso uno stato estremo in cui lo stress e i sistemi di risposta vengono attivati ripetutamente in modo non adeguato.

Nell’articolo, gli autori evidenziano differenti situazioni che possono portare allo sviluppo del carico allostatico, ad esempio “stressors frequenti” che determinano lo stato di stress cronico, la “mancanza di adattamento” ai ripetuti fattori e “l’incapacità di spegnere la risposta allo stress” dopo che l’effetto dello stressor è terminato (Nardi & Cosci, 2021). Nell’attuale pandemia, gli autori evidenziano come gli individui spesso siano esposti a fattori stressanti che creano difficoltà di adattamento e che possono avere una risposta allostatica insufficiente per essere fronteggiati. Un altro fattore di stress è dovuto alla valanga crescente di notizie senza basi scientifiche sul COVID-19 (Asmundson & Taylor, 2020). Esistono diversi sistemi fisiologici che interagiscono, con diversi gradi di attività, in risposta agli eventi stressanti: l’asse ipotalamo-ipofisario-adrenale gioca un ruolo fondamentale nella fisiologia del carico allostatico, mentre il sistema immunitario e neuroendocrino rispondono promuovendo l’adattamento di minacce o avversità (Nardi & Cosci, 2021). In questo articolo, gli autori evidenziano come gli individui possono reagire in modo diverso a una condizione che minaccia la salute in base al loro comportamento, possono rispondere alle indicazioni corporee, monitorando e interpretando i sintomi, facendo attribuzioni o intraprendendo azioni correttive (Nardi & Cosci, 2021).

Le reazioni alla pandemia documentate in letteratura riguardano delle preoccupazioni disfunzionali (come difficoltà di concentrazione, problemi a dormire, controllare costantemente le notizie e una mancata produttività del lavoro) (Busch et al., 2021), ansia per la salute (come una preoccupazione transitoria e generica sull’infezione da COVID-19 e le varie preoccupazioni corporee) e ipocondria (paure persistenti o l’idea di avere il COVID-19 a causa di una interpretazione errata dei sintomi). La ricerca è necessaria per comprendere come i singoli fattori possano influire e per capire come suggerire alle persone di regolare i loro comportamenti (Nardi & Cosci, 2021). Gli autori sistematizzano alcune utili indicazioni, è importante

  1. “Cercare di capire che cosa si può controllare o meno”, in quanto molte persone sentono di aver perso il controllo della propria vita. Questa sensazione può essere scomoda in un momento di tale incertezza: è bene basare le decisioni sulla base di fonti di informazioni affidabili.
  2. “Realizzare i fattori di rischio” (attuare diversi comportamenti preventivi in base alla salute individuale)
  3. “Evitare l’automedicazione” (come sospendere terapie farmacologiche o variarle autonomamente).
  4. Alcuni studi trasversali evidenziano come sia importante “impegnarsi in esperienze ottimali” che possono verificarsi in qualsiasi contesto quotidiano. Tali esperienze riguardano la coltivazione di vari interessi, relazioni, valori e obiettivi utili per il miglioramento dello stile di vita.
  5. “Non isolarsi” che evidenzia come il distanziamento non sia per forza sinonimo di isolamento sociale
  6. “Accettare la preoccupazione come normale”
  7.  “Evitare comportamenti malsani”
  8.  “Mantenere una routine nella vita quotidiana”, come svegliarsi alla stessa ora, regolare i pasti, fare esercizio fisico o impegnarsi in diverse attività.

Tutti stiamo cambiando la nostra vita e le nostre prospettive: prendersi cura di se stessi è utile per prendersi cura della propria salute mentale. È bene ricordare come una crisi sia sempre un momento di apprendimento in cui tutti possono imparare qualcosa di nuovo e dove ognuno può avere l’opportunità di migliorare la propria condizione (Nardi & Cosci, 2021).

 

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