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Sostenere l’apprendimento: aiuto compiti, tutoring o potenziamento?

Lo studio può essere supportato ad un livello didattico, ad un livello metacognitivo ed in ultimo potenziando i processi sottostanti l'apprendimento

Di Francesca Rendine

Pubblicato il 18 Mar. 2021

Parlando di apprendimento il termine “potenziamento” nasce dal concetto di intelligenza potenziale, ovvero dell’esistenza di un contenitore di abilità.

 

Ogni anno scolastico porta con sé nuove “sfide” per insegnanti, genitori e, non per ultimi, per bambini ed adolescenti. Dinanzi ad una serie di interventi che possono colmare difficoltà in ambito scolastico, è importante capire quali di questi possano realmente essere funzionali al fine di scegliere quelli realmente adeguati.

L’attività di studio può essere supportata ad un livello didattico, ad un livello metacognitivo ed in ultimo potenziando i processi sottostanti l’apprendimento.

Questo implica che i diversi interventi si collochino a livelli differenti, permettendo di:

  • prevedere un intervento mirato a colmare delle carenze puramente didattiche in una o più materie, in cui la ripetizione degli aspetti teorici ed una maggiore esercitazione, in un percorso di aiuto-compiti, possono mostrarsi risolutive;
  • intervenire in maniera trasversale sulle difficoltà di apprendere sia per la mancanza che per l’uso errato di strategie. La possibilità di “imparare ad imparare”, ha come obiettivo la costruzione dell’autonomia che avviene nei percorsi di tutoring in cui ciò che si co-costruisce non è il compito “corretto” per una specifica materia, ma il come fare i compiti in termini di organizzazione, scelta di strategie e risoluzione.

In molti casi l’utilizzo improprio del termine potenziamento non seguito da una specifica degli aspetti su cui si andrà a lavorare, finisce per creare confusione nella scelta che potrebbe essere non rispondente alla reale esigenza di quel bambino o di quell’adolescente. Gli aspetti su cui possiamo lavorare possono essere dunque puramente didattici, in altri casi legati ai processi metacognitivi, in altri ancora cognitivi.

Il lavoro che avviene in ambito didattico, a scuola o nei percorsi di aiuto-compiti, mira ad incrementare un certo grado di competenza in una specifica materia scolastica. Questa modalità di supportare lo studio, differisce dal tutoring in cui non è la ripetizione dei contenuti o un numero maggiore di esercitazioni a determinare la capacità di svolgere un compito ma la possibilità di accedere a quel contenuto in una maniera funzionale al proprio modo di apprendere. Entrambi questi percorsi differiscono dal potenziamento svolto da una figura sanitaria, che riguarda invece i processi coinvolti nell’apprendimento: dalla letto-scrittura al calcolo sino ai processi attentivi, di memoria ed elaborazione.

Come si traducono queste differenze nel lavoro pratico?

Facciamo un esempio: la stesura di un testo. Per questo compito delineo obiettivi diversi, raggiungibili attraverso percorsi differenti precedentemente citati e dunque posso:

  • scrivere un testo corretto privo di errori grammaticali per il compito di italiano (aiuto compiti);
  • scrivere un testo in termini di: progettazione, stesura e capacità di organizzazione delle informazioni affinchè ciò che comunico sia comprensibile e aderente alle idee che voglio esprimere (tutoring);
  • accedere alle informazioni contenute nella memoria affinché possa potenziare un’abilità di base, in questo caso la memoria, col fine di ricordare i contenuti appresi (potenziamento).

Il termine “potenziamento” nasce dal concetto, presente in letteratura, di intelligenza potenziale ovvero dell’esistenza di un contenitore di abilità: è proprio al suo interno che possiamo trovare processi e/o strategie cognitive non utilizzate appieno o carenti, ma a cui, possiamo offrire una serie di stimoli specifici che ci permettano di agire all’interno di un range di modificabilità. L’aspetto di “modificabilità” dell’attività di potenziamento, riferendoci al sistema nervoso, coinvolge la capacità dei sistemi neurali che, ricevendo stimoli adeguati, variano per struttura e funzione. In linea con quanto affermato da Feuerestein (1980) la modificabilità è possibile per ogni individuo in linea con le sue potenzialità.

Cosa scegliere per chi ha una difficoltà di apprendimento un BES o un DSA?

E’ importante definire il bisogno del bambino e/o dell’adolescente: una valutazione psicodiagnostica, la stesura di un profilo di funzionamento, in caso di DSA o nei casi di BES, il giudizio di un insegnante nei casi di semplici difficoltà scolastiche devono porci nella condizione di saper discriminare a che livello si situa quella difficoltà, quale processo è realmente coinvolto e di che natura è (didattica, metacognitiva, cognitiva…), al fine di rispondere con un intervento appropriato.

Tempi, differenze e modalità

L’aiuto compiti può essere svolto quotidianamente col fine di portare a termine i compiti per il giorno seguente. Differisce dal tutoring che prevede invece, la possibilità di svolgere una parte dei compiti assieme al tutor alternando giornate di piena autonomia per lo studente.

In ultimo il percorso di potenziamento, svolto da una figura sanitaria, prevede l’utilizzo di attività che sarà il clinico a strutturare, tagliandole sia sugli aspetti diagnostici emersi, sia sul profilo di funzionamento e tenendo conto tanto dei punti di debolezza, quanto dei punti di forza. Il potenziamento a seconda delle tecniche e degli strumenti utilizzati, prevede una frequenza settimanale ed una durata del training inferiore ad un’ora, in cicli che possono ripetersi più volte durante l’intero anno.

Sentirsi efficace…per esserlo!

Non possiamo scindere il processo di apprendimento dalle emozioni legate alla dinamica percettiva di fallimento e successo in ambito scolastico. Migliorare le abilità coinvolte nel processo di apprendimento significa acquisire un senso di autoefficacia, raggiungendo capacità che possiamo definire generalizzabili, ovvero non solo funzionali a migliorare in una materia scolastica, ma sopratutto utili a gestire strategie che permettano a bambini ed asolescenti di far fronte all’insuccesso, vedendo in quest’ultimo un’opportunità di cambiamento nel proprio percorso e non più un giudizio sulle proprie capacità.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Consensus conference (2010): DSA – Disturbi Specifici dell'Apprendimento.
  • Pazzaglia F.; Moè A.; Friso G.; Rizzato R. (2002), Empowerment cognitivo e prevenzione dell'Insuccesso. Attività metacognitive per gli insegnanti e per gli alunni. Erickson: Trento.
  • Fabio R. A.; Pellegatta B.; (2005), Attività di potenziamento cognitivo. Vol.1. I processi. Percorsi su attenzione, logica, memoria ed espressione. Erickson :iMateriali.
  • Fabio R. A.; Pellegatta B.; (2005), Attività di potenziamento cognitivo. Vol.2. I contenuti. Percorsi su area linguistica e matematica.  Erickson: iMateriali.
  • Feuerstein R.; Rand Y.; Hoffman M. e Miller R. (1980), Instrumental enrichment: an intervention program for cognitive modificability. Glenview, I11, Scott, Foresman & Co.
Sitografia
  • Trattamenti per la dislessia: una rassegna per gli strumenti scientificamente validati per velocizzare e rendere più accurata la lettura nei bambini e nei ragazzi dislessici. Trainingcognitivo.it.
 
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