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Sta squillando oppure no? Le false percezioni della sindrome da vibrazione fantasma

La sindrome da vibrazione fantasma o dello squillo fantasma è la percezione che il telefono stia vibrando o suonando in assenza di un reale stimolo

Di Chiara Cilardo

Pubblicato il 07 Gen. 2021

La sindrome da vibrazione fantasma o la sindrome da squillo fantasma: cos’è? Come nella sindrome dell’arto fantasma, anche gli smartphone possono causare sensazioni e percezioni inesistenti, come squilli o vibrazioni. Fenomeno ancora poco studiato che può portare a diversi sintomi.

PSICOLOGIA DIGITALE – (Nr. 16) Sta squillando oppure no? Le false percezioni della sindrome da vibrazione fantasma

 

Da quando nel 1973 fu lanciato dalla Motorola il primo telefonino, la tecnologia ha fatto passi da gigante facendo evolvere i servizi del cellulare da ricevitore/trasmettitore di chiamate fino a farlo diventare lo smartphone che oggi conosciamo e che ha in sé opportunità di utilizzo innumerevoli. E’ uno strumento che ci accompagna tutto il giorno tutti i giorni perché non è più solo una commodity ma mezzo di intrattenimento, socializzazione, gioco, lavoro. Riteniamo impensabile stare senza anche solo per poche ore. Inevitabile che, come tutte le tecnologie, influenzi vita e comportamento in diversi modi e crei nuovi desideri, bisogni, domande, interrogativi.

Che cos’è la sindrome da vibrazione fantasma

La sindrome da vibrazione fantasma (phantom vibration syndrome, PVS) o la sindrome dello squillo fantasma (phantom ringing syndrome, PRS) è la percezione che il telefono stia vibrando o suonando in assenza di un reale stimolo. Altri termini rappresentano questi fenomeni: vibranxiety (da vibration e anxiety), ringxiety (da ring e anxiety), fauxcellarm (da faux e cellphone and alarm) e phonetom (da phone e phantom).

Analogamente alla sindrome dell’arto fantasma in cui si hanno vivide percezioni da arti rimossi o amputati, allo stesso modo in queste sindromi si ha la falsa sensazione che il telefono vibri o suoni, a tutti gli effetti al pari di una allucinazione.

Pur non essendo incluse in nessun manuale diagnostico, compresi ICD-10 e DSM-5, né prese in considerazione da organizzazioni internazionali come l’American Psychiatric Associazione (APA), alcuni autori se ne sono interessati e ne hanno descritto i sintomi: ansia, allucinazioni, sintomi depressivi, sintomi cognitivi (deficit di attenzione, ipervigilanza), disturbi dell’umore.

La prima comparsa del termine si deve al fumettista Scott Adams nel 1996: nella sua striscia di “Dilbert” uno dei personaggi parla di “phantom pager syndrome” (sindrome del cercapersone fantasma).

Alcuni anni dopo, siamo nel 2003, l’editorialista del New Pittsburgh Courier, Robert D. Jones, pubblica un articolo sulla “sindrome da vibrazione fantasma” riferendosi proprio ad immaginarie vibrazioni o suoni. Primi studi scientifici risalgono a una decina di anni fa e da allora la ricerca ha progredito poco, sebbene alcuni autori se ne siano occupati.

Fattori di rischio

In clinica tra i fattori predisponenti l’insorgere di un sintomo abbiamo la rigidità e la pervasività dell’adozione di determinati pensieri o comportamenti. Ed è proprio la frequenza di utilizzo degli smartphone uno dei fattori di rischio, così come il posto dove lo riponiamo abitualmente (per esempio in tasca, nella borsa, ecc.) e le modalità d’uso (squillo o vibrazione). I sintomi del fantasma poi sono direttamente proporzionali al numero di ore e a quanto spesso controlliamo il telefono.

Si ipotizza che anche caratteristiche di personalità siano coinvolte: persone estroverse che hanno un marcato bisogno di connessione sociale sono più inclini a usare frequentemente il telefono per sentirsi vicini agli altri; anche chi soffre di nomofobia, la paura di rimanere disconnessi dalla rete di telefonia mobile, è, come intuibile, più suscettibile alla sindrome; la dipendenza da smartphone è un altro significativo fattore di rischio per la sindrome fantasma (Pareek, 2017; Kruger, 2017).

Alla base del meccanismo

Ci sono diverse ipotesi sull’eziologia del fenomeno (Goyal, 2015; 2019). Secondo la teoria del rilevamento del segnale, la percezione di vibrazioni o suoni inesistenti è un falso positivo, una semplice rilevazione erronea. Secondo un’altra teoria, si tratta di ricordi di precedenti esperienze generate da stimoli sensoriali simili, per esempio da indumenti o contrazioni muscolari. 
Altre teorie chiamano in causa più direttamente aspetti biochimici: secondo la teoria della stimolazione elettrica transcutanea il fenomeno potrebbe essere dovuto alla sensazione interpretata dai nervi della pelle causati da una piccolissima scarica di energia elettrica emessa dal telefono. Infine, secondo la teoria della dopamina il sistema di notifiche provoca il rilascio di dopamina rafforzando il bisogno sempre maggiore di stimoli.

Sindrome da vibrazione fantasma: come evitarla

Le poche ricerche non danno modo di avere indicazioni validate, per il momento dobbiamo accontentarci del buon senso: diminuire la dipendenza e modificare i comportamenti legati all’uso degli smartphone. Per esempio, limitare la frequenza di utilizzo, variare frequentemente le modalità di notifica, portare il cellulare in diverse posizioni, evitare la modalità di vibrazione.

Secondo i dati dello State of Mobile Internet Connectivity Report del 2020 nel 2021 almeno 3.8 miliardi di persone, pari a circa metà della popolazione mondiale, avranno uno smartphone. Difficile pensare che nei prossimi anni questi fenomeni non riceveranno sempre maggiore attenzione nella ricerca e in clinica (Pareek, 2017).

 

 


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