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Il dolore da arto fantasma dopo un’amputazione: possibili trattamenti

Uno studio ha indagato la causa del dolore da arto fantasma, che si avverte dopo l'amputazione di un arto, al fine di individuare un possibile trattamento.

Di Marianna Bottiglieri

Pubblicato il 17 Nov. 2016

Aggiornato il 23 Gen. 2017 10:32

Un pool di ricercatori delle università di Osaka e di Cambridge, ha cercato di scoprire la causa del dolore da arto fantasma, dolore cronico in soggetti con un arto amputato e con severe lesioni a carico dei nervi. Lo studio ha permesso di ipotizzare la possibilità di un trattamento che si serva dell’intelligenza artificiale, in luogo delle terapie farmacologiche.

 

La sindrome dell’arto fantasma è una condizione che colpisce individui a cui è stato amputato un arto a seguito di numerose cause, alcune delle più diffuse legate a patologie di tipo vascolare. Essa consiste nella “sensazione” dell’arto amputato, che viene percepito come presente e si può accompagnare a sensazioni di dolore anche molto forti attribuite proprio all’arto mancante. Questa condizione è nota come dolore da arto fantasma.

Il dolore da arto fantasma e la riorganizzazione cerebrale

Un gruppo di ricerca dell’Università di Osaka in Giappone, in collaborazione con l’Università di Cambridge, ha scoperto che la causa del dolore da arto fantasma che caratterizza i soggetti affetti da questa sindrome sarebbe da ricercare nella “riorganizzazione” dei circuiti cerebrali. In particolare, vi sarebbero circuiti difettosi nella corteccia sensomotoria. Essa dovrebbe processare gli impulsi sensoriali e l’esecuzione dei movimenti. Nel caso di un’amputazione, vi sarebbe una discrepanza tra il movimento e la percezione del movimento.

Nello studio è stata utilizzata un’interfaccia cervello-macchina che permetteva a 10 soggetti di controllare, attraverso il pensiero, cioè attraverso l’attività cerebrale, un braccio meccanico, grazie alla decodifica dell’attività neurale collegata all’azione mentale che permetteva ad essi di muovere l’arto fantasma.

 

Risultati e conclusione

E’ stato dimostrato che, quando i soggetti cercavano di associare il movimento della macchina a quello dell’arto mancante, il dolore aumentava; quando invece il movimento era associato al braccio integro, il dolore diminuiva. Il cambiamento è stato associato al fatto che la corteccia sensomotoria dell’emisfero deputato al controllo dell’arto fantasma risentisse del fenomeno sopracitato, motivo per cui i soggetti venivano, tramite l’interfaccia cervello-macchina, “addestrati” ad utilizzare la corteccia sensomotoria dell’emisfero opposto, collegato all’utilizzo dell’arto sano. Quando i soggetti imparavano a controllare l’arto artificiale in questo modo, ne traeva vantaggio la plasticità (l’abilità del cervello di riorganizzarsi e di imparare nuove abilità) della corteccia sensomotoria, dimostrando un collegamento tra plasticità e dolore.

Anche se i risultati lasciano ben sperare, gli effetti del trattamento sono solo temporanei e richiedono al momento dei costi troppo elevati.
Tuttavia, lo studio mette in risalto la possibilità di poter creare, in futuro, un trattamento basato su queste tecniche e secondo Seymour e colleghi, questo passo potrà essere fatto tra i prossimi cinque-dieci anni.

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