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Leggere tante notizie sul COVID-19 tranquillizza le persone o peggiora lo stress psicologico?

L’esposizione continua ai social media e alle notizie potrebbe incrementare il disagio psicologico legato al Covid-19, in particolare ansia e depressione

Di Catia Lo Russo

Pubblicato il 14 Gen. 2021

Aggiornato il 15 Gen. 2021 13:55

Come sappiamo, l’impatto del Covid-19 è stato importante sotto tanti punti di vista, incluso quello psicologico

 

Il COVID-19 è una malattia che si è diffusa rapidamente in tutto il mondo a partire dalla fine del 2019. Come sappiamo, l’impatto è stato importante sotto tanti punti di vista, incluso quello psicologico: gli individui di tutto il mondo hanno riferito sintomi elevati di ansia e depressione (Wen et al., 2020; Slovic, 1987). L’esposizione ai social media (SME), e di conseguenza, alle informazioni relative al COVID-19, può essere un fattore che contribuisce al disagio psicologico (Zhen & Zhou, 2020; Gao, Zheng & Jia, 2020) diventando il punto di partenza di pensieri ruminativi. Al contrario, la consapevolezza, intesa come tratto che implica un’attenzione neutrale rispetto a quanto sta accadendo (Brown & Ryan, 2003), è considerata come un fattore protettivo di fronte all’insorgenza di sintomi psicologici (Basharpoor et al., 2015; Ciesla et al., 2012).

Secondo il Modello della Credenza Sanitaria, le informazioni a cui siamo esposti, influenzano la percezione delle minacce per la salute (Janz & Becker, 1984): le notizie circa i contagi e i tassi di mortalità incrementano certamente la percezione di minaccia, ma anche la mera condivisione del proprio disagio emotivo sui social network, trasferisce consciamente o inconsciamente tali sentimenti agli altri (Modello del Contagio Emotivo, Kramer, Guillory & Hancock, 2014). Ciò implica che gli stati affettivi negativi sperimentati dalla popolazione mondiale durante la pandemia possono essere amplificati attraverso i social media, portando ad un maggior numero di persone che riferiscono sintomi ansiosi e/o depressivi (Zhen & Zhou, 2020;). La ruminazione si riferisce a una modalità di risposta al disagio sotto forma di pensiero ripetitivo e passivo sul sé e sulle esperienze (Watkins, 2008; Nolen-Hoeksema & Wisco, 2008). Sulla base del modello integrato dello stile di risposta ruminativa (Shaw, Hilt & Starr, 2019) gli ambienti stressanti suscitano pensieri ruminativi pertinenti, contribuendo ulteriormente ai sintomi psicologici. Di conseguenza, le informazioni relative al COVID-19 possono attivare processi cognitivi di tipo ruminativo associati alla pandemia, e inoltre diversi studi hanno hanno scoperto che la ruminazione predice positivamente i sintomi ansiosi e depressivi (Fang, Marchetti & Hoorelbeke, 2019). La consapevolezza, intesa come caratteristica simile a un tratto, implica l’essere consapevoli, in maniera non giudicante, delle proprie esperienze momento per momento, e per questo potrebbe moderare gli effetti della ruminazione sulla salute mentale (Branstrom et al., 2011). Studi precedenti hanno scoperto che la consapevolezza può assumere una funzione di cuscinetto contro l’effetto dello stress percepito sui sintomi psicologici (Branstrom et al., 2011). Dopo essere stati esposti alle informazioni relative al COVID-19, rispetto alle persone con bassi livelli di consapevolezza, quelle con alti livelli possono più facilmente disimpegnarsi dagli eventi negativi. Di conseguenza, queste persone possono aver diminuito i pensieri passivi e ripetitivi sulla pandemia e sperimentare livelli relativamente bassi di ansia e depressione.

Nonostante ciò, pochissimi studi hanno esaminato queste relazioni nel contesto della pandemia, pertanto Hong et al. (2020) si sono proposti di indagare, in soggetti giovani di Wuhan (N=439), la relazione esistente tra l’esposizione ai social media e il disagio psicologico legato al COVID-19, l’effetto mediatore della ruminazione e l’effetto moderatore della consapevolezza in questo processo.

L’esposizione ai social media è stata valutata per mezzo del Social Media Exposure Questionnaire (Gao, Zheng & Jia, 2020), composto da 6 items che chiedevano ai partecipanti di indicare in che misura sono stati esposti alle informazioni sul COVID-19 sulle sei piattaforme di social media più utilizzate in Cina (WeChat, QQ, Sina Weibo, Tik Tok, Zhihu e Baidu Tieba). La consapevolezza è stata valutata dalla versione cinese della Child and Adolescent Mindfulness Measure (Liu, X., et al., 2019), composta da 10 items, mentre la ruminazione è stata indagata per mezzo della Event-Related Rumination Inventory (Zhou et al., 2014), composta da 10 items. Infine, lo stress psicologico è stato valutato con la Kessler Psychological Distress Scale (Andrews & Slade, 2001), contenente 10 items.

Dai risultati della presente ricerca, è emersa una relazione tra consapevolezza, ruminazione e stress psicologio. Inoltre l’esposizione alle informazioni relative al COVID-19 non prevedevano direttamente il disagio psicologico dei giovani di Wuhan. Nello specifico, quando i partecipanti hanno riferito di aver letto una grande quantità di notizie dalle varie piattaforme mediatiche, percepivano il virus come una grave minaccia per la salute, riportando livelli più elevati di paura, ansia e depressione. Inoltre, l’esposizione ai social media influenza il disagio emotivo attraverso la funzione di mediazione della ruminazione: una maggiore esposizione, che in questo caso costituisce il fattore stressante, tende ad attivare processi cognitivi di tipo ruminativo, che a sua volta incrementano i livelli di ansia e depressione. Infine, è emerso che la consapevolezza modera l’effetto dell’esposizione alle informazioni relative al COVID-19 sul pensiero ruminativo: precisamente, alti livelli di consapevolezza implicano un’assenza di ruminazione in seguito all’esposizione ai social media, e di conseguenza minor stress psicologico.

 

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