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La Musica in Gravidanza

Vari studi hanno esaminato gli effetti benefici dell’ascolto di musica su stress, ansia e depressione nelle donne durante il periodo della gravidanza

Di Mariasilvia Rossetti, Giulia Balerci

Pubblicato il 14 Dic. 2020

In che modo l’ascolto della musica e della voce o del canto materno durante la gravidanza possono influenzare la relazione di attaccamento tra madre e bambino? E come la musica agisce sugli aspetti psicologici, quali ansia, depressione e stress?

Mariasilvia Rossetti e Giulia Balerci – OPEN SCHOOL Studi Cognitivi San Benedetto del Tronto

 

La musica è un linguaggio universale ed è una disciplina che viene utilizzata in molti ambiti e con varie finalità: educative, di rilassamento, riabilitative, formative, narrative, espressive, rappresentative, artistiche e ludiche.

Sin da bambini, siamo esposti alla musica, alle canzoni e alle filastrocche recitate e cantate in modo divertente, che hanno il potere di far sorridere e rilassare. La musica permette al bambino anche di esperire la propria emotività e affettività, di apprendere, giocare, comunicare e trarre beneficio da essa.

Attraverso l’intervento musicoterapico, che per sua natura è multidisciplinare, è possibile indurre modificazioni a vari livelli: intrapsichico e interpersonale, ma anche cambiamenti a livello comportamentale e fisiologico (Raglio, 2008).

Tale articolo intende illustrare in che modo l’ascolto della musica e della voce o del canto materno durante la gravidanza possano influenzare la relazione di attaccamento tra madre e bambino e in che modo la musica agisca sugli aspetti psicologici, quali ansia, depressione e stress. Gli interventi musicali agiscono prevenendo l’incremento e il peggioramento di tali fattori di rischio ed evitando ripercussioni sia sulla mamma che sul nascituro, quali ad esempio depressione post-parto, ansia cronica, problematiche nello sviluppo cognitivo-motorio del bambino e autismo (Barlow & Glover, 2014).

Già nel periodo gestazionale l’orecchio è predisposto all’ascolto ed è sollecitato dal suono e dal tono di voce dalla mamma, dalle sue parole, dal continuo sottofondo del ritmo del battito cardiaco e dal suono prodotto dal flusso del liquido amniotico.

Vari studi hanno esaminato gli effetti benefici dell’ascolto di musica, in modo costante, sullo stress, sull’ansia e sulla depressione nelle donne durante il periodo della gravidanza.

Questa fase potrebbe essere caratterizzata da una prevalenza di stress psicologico dovuto ai cambiamenti che la coppia deve affrontare. Cambiamenti che riguardano una modifica dei ruoli interpersonali, ma anche gli stessi cambiamenti fisici e corporei che la gravidanza comporta per la donna. Non sono da tralasciare anche le preoccupazioni dovute ad eventuali e possibili complicazioni relative sia alla gestante che al feto. Tali problematiche andrebbero ulteriormente ad incrementare lo stress e l’ansia, predisponendo la mamma allo sviluppo di psicopatologie.

Gli studi mostrano che gli interventi basati sull’ascolto di musica, specialmente se in gruppo, riducono significativamente il livello di ansia materno (van Willenswaard et al., 2017). Relativamente allo stress, le evidenze mostrano che l’efficacia dell’intervento dipende dalla scelta della musica a partire dalle preferenze delle gestanti (Jiang, Zhou, Rickson & Jiang, 2013).

L’ansia nel periodo gestazionale, nei mesi prima del parto, potrebbe avere effetti negativi anche sul nascituro, oltre che sul benessere della mamma, perché potrebbe causare la nascita pretermine, alti rischi di depressione post-parto e problemi cognitivi ed emotivi nel bambino (Lin et al., 2019). La ricerca mostra che, l’intervento musicale, preferibilmente durante il terzo trimestre di gravidanza, piuttosto che durante il travaglio, si è rilevato efficace nel ridurre il livello d’ansia e può essere utilizzato come valida alternativa ai farmaci ansiolitici, i quali, a loro volta, aumentano le nascite pretermine e il basso peso del bambino alla nascita. Inoltre, tale intervento è molto praticabile, poco costoso, accessibile a tutti e senza effetti collaterali, al contrario del trattamento farmacologico.

Durante la gravidanza le puerpere presentano spesso i sintomi caratteristici della depressione: stanchezza, insonnia, irritabilità e anedonia.

Come già precedentemente detto, tale fase della vita è un periodo che prevede una transizione da un ruolo ad un altro, che include un adattamento emotivo e cambiamenti fisici. È stato visto che l’ascolto regolare della musica supporta la salute mentale della mamma, andando a ridurre i sintomi della depressione, riducendo il livello di cortisolo e di ansia (Fancourt & Perkins, 2018).

Così come l’ansia, anche la depressione durante la gravidanza può causare effetti avversi nel feto e, di conseguenza, sul bambino. I comportamenti e gli stati psico-emotivi esperiti dalla mamma vengono percepiti dal feto e contribuiscono al suo benessere.

Anche lo studio condotto da Nwebube, Glover e Stewart (2017) suggerisce di utilizzare l’intervento musicale come mezzo efficace non farmacologico per ridurre l’ansia e la depressione prenatali. In particolare, l’ascolto regolare di musica rilassante può ridurre i sintomi di ansia e depressione nelle donne incinte. Per 12 settimane le partecipanti hanno ascoltato musica giornalmente e attraverso dei questionari si sono indagati gli andamenti dell’ansia e della depressione. I risultati mostrano una diminuzione dell’ansia di stato, dell’ansia di tratto e della depressione.

L’ascolto della musica, inoltre, può alterare lo stato di eccitazione e modificare l’umore. Uno studio (Ventura, Gomes, & Carreira, 2012) condotto con donne in stato di gravidanza ha mostrato che se veniva fatta ascoltare loro la musica, prima di sottoporsi all’amniocentesi, questo riduceva sia l’ansia di stato che i livelli di cortisolo. Ha effetti benefici anche se utilizzata prima e durante la preparazione al parto cesareo, poiché va a ridurre i livelli di stress e permette, in questo modo, di somministrare alla donna un dosaggio minore di anestetico (Sidorenko, 2000).

Un altro intervento musicale, invece, ha insegnato a cantare ‘ninna nanne’ alle mamme durante la gravidanza (Carolan, Barry, Gamble, Turner, & Mascareñas, 2012) ed è stato rilevato che questo le ha aiutate ad esprimersi emotivamente, a ridurre il livello di ansia e a vivere un’esperienza positiva durante il periodo antecedente al parto.

Gli effetti benefici dell’ascolto di musica sulle emozioni della mamma si riflettono, a loro volta, sugli stati comportamentali del bambino appena nato, sulle sue prestazioni motorie, che risultano migliori rispetto al gruppo dei bambini di controllo, e sulla sua plasticità neurale (Arya, Chansoria, Konanki & Tiwari, 2012). Il feto, già a 28-32 settimane di gestazione, risponde con un aumento o una diminuzione della frequenza cardiaca a seconda dell’intensità del suono che gli viene fatto ascoltare, e questo potrebbe indicare un’attenzione selettiva allo stimolo sonoro proposto. Dalla trentatreesima settimana si rilevano un aumento più sostenuto della frequenza cardiaca e un cambiamento nei movimenti del corpo (Kisilevsky, Hains, Jacquet, Granier‐Deferre & Lecanuet, 2004). Questi effetti sono probabilmente mediati dai cambiamenti endocrini prodotti nella mamma, tra i quali un aumento degli ormoni della crescita, un incremento nella secrezione di steroidi e nei livelli di cortisolo e di testosterone. Anche altri studi mostrano che, nel terzo trimestre di gravidanza, durante l’ascolto di musica, si rilevano un aumento di movimenti del feto e una diminuzione delle contrazioni dell’utero, abbassando così il rischio di nascita pretermine. Anche l’ascolto della voce materna produce, in risposta, un aumento del battito cardiaco e dei movimenti del feto (Noura, 2005; Gebuza, Zaleska, Kaźmierczak, Mieczkowska, & Gierszewska, 2018).

Le interazioni tra gestante e feto durante la gravidanza vanno ad influenzare, oltre che la salute mentale della mamma prima e dopo il parto, anche la relazione di attaccamento: poiché aumentano le interazioni e la responsività della mamma ai comportamenti e alle richieste del bambino, di riflesso si riduce il rischio dello sviluppo di una depressione post parto (Mahmoudi, Elyasi, Nadi & Shirvani, 2020). Anche in questo caso, l’ascolto della musica apporta miglioramenti, incrementando la relazione di attaccamento tra la madre e il feto (Lee, 2010; Yang & Kim, 2010).

Jurgens, Levy-Rueff, Goffinet, Golse e Beauquier-Macotta (2010) hanno mostrato che l’origine del legame tra madre e bambino si colloca in gravidanza, precisamente nel momento in cui la madre inizia a percepire i movimenti fetali. È proprio in questo momento che comincia ad instaurarsi una relazione affettiva e interattiva con il bambino che cresce al suo interno, definita da Jurgens ‘attaccamento materno-fetale’.

Già nel ventre materno il bambino è immerso in stimoli sensoriali; la sua pelle è molto ricca di recettori specifici per le vibrazioni sonore, che permettono la percezione uditiva (Soldera, 2005). Il feto è stimolato dal battito cardiaco, dal respiro materno, dai ritmi sonno-veglia, dalla voce materna e percepisce questi ‘suoni’ attraverso le vibrazioni del flusso amniotico (Gualtieri, 2006).

Questi contatti sonori, primo tra tutti, la voce materna, oltre a stimolare l’attività delle cellule, delle vie uditive cerebrali e a favorire lo sviluppo delle abilità intellettive, sono una modalità per creare un vincolo affettivo tra adulto e neonato. Già alla nascita, se durante la gravidanza sono stati effettuati interventi di stimolazione uditiva, il bambino è in grado di discriminare la voce materna tra le altre e da quella del padre (Carnicer & Garrido, 2006).

Se durante la gestazione la mamma ha stabilito una relazione affettiva con il bambino, continuerà in modo più facile a mantenerla anche dopo la nascita: si crea così un ponte, un continuum del legame di attaccamento tra gravidanza e post-nascita.

Per quanto riguarda la relazione genitoriale, non è da trascurare l’apporto della voce paterna, caratterizzata da un timbro e una tonalità diversi. Viene suggerito anche a lui di parlare con il feto e, se possibile, cantare al bambino, in modo da entrare in sintonia e in relazione con i vissuti materni e fetali. In questo modo, inizierà anche lui ad instaurare una relazione con il figlio e a contribuire alla maturazione sensoriale del feto (Manfredi & Imbasciati, 2004).

Possiamo concludere che le esperienze sonore tra madre e bambino, a partire dalla gravidanza, e l’ascolto della musica in alcune fasi della gestazione, influenzano positivamente sia il benessere e lo sviluppo del feto, che il benessere della gestante prima e dopo il parto.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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