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Una lettura transculturale delle emozioni nella perdita perinatale: l’influenza del contesto socio-culturale sull’esperienza psicologica materna

La lettura transculturale della perdita perinatale può costituire un importante strumento per cogliere la complessità del vissuto psicologico soggettivo.

Di Alessandra Provera, Gabriella Gandino

Pubblicato il 04 Nov. 2020

La perdita perinatale si configura come un evento drammatico, traumatico e paradossale. Il contesto socio-culturale di riferimento gioca un ruolo fondamentale nel processo di attribuzione di significato alla perdita influenzando la risposta materna sia a livello di vissuto psicologico soggettivo sia a livello sociale e relazionale.

 

La perdita perinatale rappresenta un evento traumatico e paradossale, la cui attribuzione di significato e conseguenti risposte, sia a livello individuale che sociale, variano considerevolmente a seconda del contesto socio-culturale di riferimento (Chichester, 2005).

La cultura di appartenenza ricopre un ruolo importante nel processo di attribuzione di significato alle esperienze di perdita e, di conseguenza, può condizionare sia la possibilità di elaborare il lutto attraverso pratiche e rituali specifici e socialmente condivisi, sia la qualità del vissuto psicologico ed emotivo di coloro che ne sono coinvolti (D’Elia, 2007).

A prescindere dalle specificità che caratterizzano le singole culture, è possibile distinguere tra società individualiste e collettiviste (o tradizionaliste) a seconda che in esse si dia priorità all’individuo e alla sua realizzazione oppure al gruppo di appartenenza, ai legami e alle risorse condivise (Hofstede, 1980).

Da questi due diversi orientamenti deriva non solo una diversa organizzazione a livello sociale e relazionale, ma anche una differente concezione di sé, dei propri obiettivi e del proprio comportamento in relazione alle norme sociali o alle proprie attitudini (Oyserman, Coon, & Kemmelmeier, 2002). Nel caso di contesti individualisti, ad esempio le società di stampo europeo o americano, si parla di Sé Indipendente dal contesto sociale, incentrato sui propri obiettivi e guidato dai propri valori e dalle proprie aspirazioni. In contesti più tradizionali, si pensi alle culture africane, si parla invece di Sé Interdipendente, in quanto l’appartenenza al gruppo, lo status sociale e le relazioni interpersonali costituiscono una parte fondamentale della propria identità e determinano l’agire della singola persona (Markus & Kitayama, 1991).

La concezione di Sé influenza inoltre altre aree del funzionamento psicologico della persona: i processi di attribuzione causale, la rappresentazione della propria autostima e, di conseguenza, la qualità delle emozioni esperite sono fortemente influenzate da fattori ambientali esterni o disposizionali interni a seconda della natura più Interdipendente o Indipendente del Sé dell’individuo.

Rispetto alla sfera emotiva, alcuni autori hanno messo in luce una sottile ma fondamentale distinzione tra l’emozione della vergona e il senso di colpa (Smith, Webster, Parrott, & Eyre, 2002). Infatti, se la prima emerge come conseguenza di una valutazione negativa da parte degli altri in riferimento non a un’azione in particolare ma alla persona nel suo complesso, il senso di colpa emerge invece a seguito di un giudizio negativo da parte di sé conseguente al fallimento nel raggiungimento degli obiettivi personali.

Anche nel caso specifico della perdita perinatale è possibile osservare una differente reazione a livello di vissuto soggettivo ma anche relazionale materno a seconda del contesto culturale di appartenenza (Gandino, Provera, 2019).

In contesti occidentali infatti sentimenti quali senso di colpa, fallimento e autoaccusa sono i vissuti più frequentemente associati a questo drammatico evento ed emergono a seguito dell’impossibilità di realizzare un compito sia evolutivo che esistenziale (Burden et al., 2016). Il primo fa riferimento alla genitorialità: la madre inizia a sviluppare un legame di attaccamento e responsabilità genitoriale prenatale nei confronti del bambino già in gravidanza e non è raro che si assuma la responsabilità della perdita, ricercando le cause del decesso, già di per sé ambigue e difficilmente definibili, in fattori disposizionali interni. Il secondo compito riguarda invece la conferma della propria identità di donna adulta, messo in discussione dalla incapacità del proprio corpo, percepito come insufficiente e inadeguato, a generare una nuova vita.

In contesti tradizionali, invece, dal momento che la maternità costituisce il fattore che maggiormente, se non esclusivamente, dà valore alla donna, in quanto le permette di assolvere il compito sociale e religioso di garantire continuità alla discendenza, la morte perinatale priva la donna non solo del proprio valore ma anche del proprio significato in quanto le nega un ruolo all’interno della società (Beyeza-Kashesya et al., 2010). La vergogna, in questo caso, è determinata dalla compromissione del proprio valore e della propria immagine agli occhi degli altri, cui spesso si associano episodi di stigma e di emarginazione sociale, con conseguenze negative anche sul piano fisico e psicologico.

In conclusione, sebbene non si possa escludere la presenza di emozioni di colpa e vergogna rispettivamente all’interno di contesti tradizionali e individuali, tuttavia si può notare una maggiore preponderanza dell’una o dell’altra emozione in relazione alla concezione di Sé e, in senso più ampio, alla cultura di appartenenza. La lettura della perdita perinatale in prospettiva transculturale, in un’epoca caratterizzata da importanti e sempre più complessi flussi migratori, può costituire un importante strumento per cogliere la complessità del vissuto psicologico soggettivo e dunque, in ultima analisi, per fornire un aiuto clinico efficace e personalizzato.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Beyeza-Kashesya, J., Ekstrom, A. M., Kaharuza, F., Mirembe, F., Neema, S., & Kulane, A. (2010). My partner wants a child: A cross-sectional study of the determinants of the desire for children among mutually disclosed sero-discordant couples receiving care in Uganda. BMC Public Health, 10.
  • Burden, C., Bradley, S., Storey, C., Ellis, A., Heazell, A. E. P., Downe, S., … Siassakos, D. (2016). From grief, guilt pain and stigma to hope and pride - a systematic review and meta-analysis of mixed-method research of the psychosocial impact of stillbirth. BMC Pregnancy and Childbirth, 16(1), 1–12. /s12884-016-0800-8
  • Chichester, M. (2005). Multicultural issues in perinatal loss. AWHONN Lifelines / Association of Women’s Health, Obstetric and Neonatal Nurses.
  • D'Elia, A. (2007). Il lutto non è un fatto privato. La morte e le perdite nella letteratura familiare, in M. Andolfi, & A. D'Elia (a cura di), Le perdite e le risorse della famiglia. Milano: Raffaello Cortina
  • Gandino, G., Provera, A. (2019). Tra colpa e vergogna. Il lutto perinatale in prospettiva trasculturale. I Congresso Internazionale S.I.D.S.- S.U.I.D.- Stillbirth “Conoscere per prevenire”, Torino
  • Hofstede, G. (1980). Culture’s Consequences: International Differences in Work Related Values. Berkeley Hills Calif Sage Publishing Inc.
  • Markus, H. R., & Kitayama, S. (1991). Culture and the self: Implications for cognition, emotion, and motivation. Psychological Review, 98(2), 224–253.
  • Oyserman, D., Coon, H. M., & Kemmelmeier, M. (2002). Rethinking individualism and collectivism: Evaluation of theoretical assumptions and meta-analyses. Psychological Bulletin, 128(1), 3–52.
  • Smith, R. H., Webster, J. M., Parrott, W. G., & Eyre, H. L. (2002). The role of public exposure in moral and nonmoral shame and guilt. Journal of Personality and Social Psychology, 83(1), 138–159
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