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Disturbo ossessivo-compulsivo e dismorfismo corporeo: comorbilità e rischio suicidario

Disturbo ossessivo-compulsivo e dismorfismo corporeo sono spesso in comorbilità, condividono caratteristiche cliniche associate al suicidio e altri fattori

Di Sara Magliocca

Pubblicato il 02 Nov. 2020

Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC) e il Disturbo da Dismorfismo Corporeo (DDC) sono due entità diagnostiche distinte, classificate dal DSM-5 come patologie inerenti lo spettro ossessivo-compulsivo.

 

Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo, con una prevalenza stimata nel corso della vita del 2.3% (Ruscio et al., 2010), si connota per la presenza di ossessioni ricorrenti ed intrusive generanti disagio, che l’individuo cerca di ridurre mediante comportamenti o azioni mentali ripetitive.

Nonostante in passato fosse associato a basso rischio suicidario, le ricerche nell’ultimo decennio riportano un tasso significativo di comportamenti suicidari tra i pazienti con Disturbo Ossessivo-Compulsivo; variabile tra il 10 e il 53% per l’ideazione attuale e tra l’1 e il 46% per i tentativi di suicidio, in base alla presenza di comorbilità psichiatriche e gravità delle ossessioni (Angelakis et al., 2015; Dell’Osso et al., 2012).

Il Disturbo da Dismorfismo Corporeo si caratterizza per la presenza di preoccupazioni eccessive, insistenti ed angoscianti rivolte ad un difetto fisico percepito, soggetto a ripetuto controllo. La prevalenza nella popolazione generale del disturbo è di circa il 2% (Buhlmann et al., 2010). Solitamente chi ne soffre ha scarso insight, compromissione del funzionamento psicosociale e sperimenta disagio psicologico derivante dall’imbarazzo per la propria immagine corporea (Phillips, 2000; Singh & Veale, 2019). Il ritiro sociale conseguente, unito alla percezione negativa di sé e dell’ambiente, potrebbero spiegare l’elevata prevalenza di ideazione suicidaria e tentativi di suicidio; rispettivamente tra il 55 e il 68% (specifica per il DDC) e del 25% (Phillips et al., 2005).

Una recente revisione della letteratura, che ha incluso 31 studi pubblicati dal 1998 al 2020, ha esaminando le comorbilità psichiatriche di Disturbo Ossessivo-Compulsivo e Disturbo da Dismorfismo Corporeo ed i fattori che per entrambi concorrono ad aumentare il rischio suicidario (Eskander, Noha; Limbana, Therese; Khan, 2020).

Secondo l’indagine, il 90% dei pazienti con Disturbo Ossessivo-Compulsivo presentano una diagnosi concomitante; più comunemente un disturbo depressivo insorto a causa delle ossessioni, o ansioso, che aumentano significativamente il rischio suicidario (Fenske & Petersen, 2015). Tratti perfezionistici e l’alessitimia (intesa come la difficoltà a riconoscere le emozioni), si associano a comportamenti suicidari (Eskander et al., 2020). Quest’ultima, correlando con la gravità dei sintomi del Disturbo Ossessivo-Compulsivo, scarso insight e senso di responsabilità inflazionato, aumenta notevolmente l’ideazione suicidaria (De Berardis et al., 2015). Il rischio suicidario emerge con l’insorgere dell’aggressività, delle ossessioni legate ad aspetti religiosi e sessuali, e delle preoccupazioni di ordine e simmetria (Velloso et al., 2016).

Tra i pazienti con Disturbo Ossessivo-Compulsivo è bene indagare la presenza del desiderio di morire discernendolo dalle ossessioni suicide (Eskander et al., 2020). Mentre queste ultime, essendo percepite come ego-distoniche e quindi indesiderabili, non si associano alla volontà di agire attentando alla propria vita; l’ideazione suicidaria, sentita come ego-sintonica e non intrusiva, aumenta il rischio di intento suicidario (Rachamallu et al., 2017).

Il Disturbo da Dismorfismo Corporeo aumenta il rischio suicidario presentandosi spesso in comorbilità con una diagnosi di disturbo alimentare (bulimia e anoressia) e depressivo, generante disfunzione psicosociale (Phillips, 2004; Ruffolo et al., 2006). L’ideazione suicidaria e i tentativi di suicidio aumentano con la presenza concomitante di disturbo da stress post-traumatico e borderline di personalità (Phillips, 2007).

Tra gli uomini con Dismorfia Muscolare (ovvero la preoccupazione di non essere sufficientemente muscolosi), la vergogna del proprio aspetto fisico che induce all’isolamento aumenta il rischio di uso di sostanze oltre che suicidario (Pope et al., 2005).

La doppia diagnosi di Disturbo Ossessivo-Compulsivo e Disturbo da Dismorfismo Corporeo è tre volte superiore nei campioni aventi il Dismorfismo Corporeo come diagnosi primaria (27,5%; Frías et al., 2015). Essendo spesso in comorbilità, oltre che presentare entrambi caratteristiche cliniche ansiose e depressive tradizionalmente associate al suicidio, condividono fattori genetici, ambientali e socio-demografici. Con una trasmissione genetica del 64%, Disturbo Ossessivo-Compulsivo e Disturbo da Dismorfismo Corporeo presentano gli stessi tassi di eventi traumatici passati e simili rapporti di genere (Eskander et al., 2020). A livello sintomatologico manifestano simili comportamenti ripetitivi; che siano rituali di controllo del proprio aspetto o compulsioni di controllo esterno, entrambi riportano preoccupazioni per la simmetria del corpo (Frías et al., 2015).

Pur avendo scarsi outcome a livello psicosociale e rischio maggiore di sviluppare fobia sociale, disturbo bipolare e di uso di sostanze; il rischio suicidario nel Disturbo Ossessivo-Compulsivo e nel Disturbo da Dismorfismo Corporeo viene per lo più sottovalutato.

È auspicabile una valutazione in fase preliminare la presa in carico del paziente con Disturbo Ossessivo-Compulsivo delle comorbilità psichiatriche e dell’ideazione suicidaria concorrente (Eskander et al., 2020).

Per quanto concerne la variabilità delle manifestazioni cliniche del dismorfismo corporeo, i medici dei reparti di chirurgia estetica (luogo nel quale afferisce circa il 33% di questi pazienti; Veale et al., 2016), dovrebbero consultarsi con operatori della salute mentale per una diagnosi accurata che valuti gli aspetti che potrebbero condurre al rischio suicidario successivo.

Nonostante entrambi i disturbi siano sotto-diagnosticati per il pregiudizio e lo stigma associato, solo attraverso un’identificazione accurata si potranno predisporre trattamenti di successo, che siano conformi alle manifestazioni cliniche.

 

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