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Passato e perfezionismo: relazione tra disturbo ossessivo compulsivo e ruminazione

I sintomi depressivi correlano con i sintomi del disturbo ossessivo compulsivo tramite stili cognitivi depressivi come lo smorzamento e la ruminazione

Di Tatiana Pasino

Pubblicato il 22 Ott. 2020

Diversi studi hanno indagato la relazione tra ruminazione e sintomi del disturbo ossessivo compulsivo.

 

I criteri diagnostici che definiscono il disturbo ossessivo compulsivo (DOC) sono la presenza di ossessioni, compulsioni o entrambe (APA, 2013): le ossessioni sono definite da pensieri, immagini o impulsi persistenti, vissuti come intrusivi e indesiderati; il soggetto tenta di sopprimere o ignorare tali pensieri, immagini o impulsi. Tali pensieri ossessivi motivano le compulsioni, comportamenti ripetitivi o azioni mentali che il soggetto si sente obbligato a mettere in atto per annullare ritualmente i danni legati alle ossessioni (APA, 2000; Dar & Iqbal, 2015).

Considerando le diverse dimensioni di tale disturbo, Shaw e colleghi (2017) osservarono come i sintomi depressivi fossero correlati ai sintomi del disturbo ossessivo compulsivo tramite stili cognitivi depressivi, come lo smorzamento (ad es. regolazione delle emozioni positive) e la ruminazione.

Partendo dalla teoria cognitiva del disturbo ossessivo compulsivo, dove l’interpretazione catastrofica della realtà contribuisce al mantenimento del disturbo, uno studio ha indagato la relazione tra le cognizioni del DOC e i sintomi in 382 pazienti che avevano partecipato allo studio longitudinale Netherlands Obsessive Compulsive Disorder Association (NOCDA) (Tibi et al., 2018). I risultati non solo hanno mostrato relazioni significative tra ansia, gravità depressiva e cognizioni, bensì hanno evidenziato anche associazioni tra cognizione e due sottotipi di sintomi presenti nel DOC, impulsi e ruminazione.

Il rimuginio e la ruminazione sono processi cognitivi caratterizzati dal pensare in modo ripetitivo e improduttivo a preoccupazioni personali, dove i soggetti sperimentano con difficoltà l’interruzione di queste catene di pensieri (de Jong-Meyer et al., 2009; Dar & Iqbal, 2015). Anche se esiste una sovrapposizione tra questi due processi, essi hanno delle caratteristiche distintive (Nolen-Hoeksema et al., 2008): la ruminazione è focalizzata verso il passato, su questioni di autostima e perdita e viene ritenuta utile in quanto permette di ‘ottenere una migliore visione degli eventi’. Il rimuginio, invece, è un processo cognitivo orientato al futuro, avente come scopo il ‘prevenire le minacce anticipandole’ (Dar & Iqbal, 2015).

Szkodny e colleghi (2017) hanno presentato due studi che illustrano lo sviluppo e la convalida del questionario sulle cognizioni perseverative (PCQ). Il PCQ è composto da 45 item utili a valutare sei dimensioni caratteristiche di rimuginio, ruminazione e pensiero ossessivo, quest’ultimo precedentemente osservato per discriminare questi stili di pensiero: mancanza di controllabilità, preparazione per il futuro, aspettarsi il peggio, ricerca di cause-significati, vivere nel passato e pensiero discordante con il Sé ideale.

Wahl e colleghi (2011) hanno indagato la relazione tra stile ruminativo e sintomi del disturbo ossessivo compulsivo in due campioni non clinici: nel primo campione, 261 studenti hanno completato la Ruminative Response Scale, il Padua Inventory e la Beck Depression Inventory. La tendenza a ruminare era correlata positivamente con la severità della sintomatologia del DOC. I risultati sono stati replicati nel secondo campione composto da 211 studenti: i dati ottenuti indicano che uno stile di risposta ruminante e la ruminazione ossessiva condividono caratteristiche processuali comuni.

Dato che la rabbia è stata osservata nel disturbo ossessivo compulsivo, Jessup e colleghi (2018) hanno indagato se diversi tipi di ruminazione rabbiosa fossero vissuti in modo più intenso nei pazienti affetti da disturbo ossessivo compulsivo (DOC; campione composto da 30 soggetti) rispetto al gruppo di controllo con disturbo d’ansia generalizzata (GAD; campione composto da 29 soggetti) e rispetto al campione non clinico (NCC; campione composto da 30 soggetti). Dopo aver effettuato delle misure sui sintomi del disturbo ossessivo compulsivo, sulla ruminazione rabbiosa e sull’ansia di tratto, i pazienti con DOC e GAD differivano significativamente dal gruppo non clinico ma non tra loro, in quanto entrambi i gruppi erano composti da soggetti con ripensamenti e ricordi rabbiosi, ricerca delle cause della rabbia e pensieri di vendetta (Jessup et al., 2018). Non sono state riscontrate significative differenze con le misurazioni dell’ansia di tratto, mentre un approccio dimensionale ha rilevato come i sintomi del DOC fossero correlati con la ruminazione rabbiosa in generale (Jessup et al., 2018).

Sono stati effettuati anche degli studi legati al sonno, nello specifico Cavallotti e colleghi (2016) hanno ipotizzato che la soppressione dei pensieri indesiderati potesse influenzare il contenuto dei sogni in individui sani. In questo studio hanno valutato la persistenza di temi ossessivi compulsivi attraverso la valutazione della cognizione dei soggetti durante il sonno e al risveglio. I contenuti narrativi dei sogni, riportati al risveglio, sono stati analizzati al fine di riconoscere temi ossessivi compulsivi con Mean Dream Obsession/Compulsion (MDO, MDC) e Mean TAT Obsession/Compulsion (MTO, MTC). In termini di MDO, MDC, MTO, MTC non sono state riscontrate significative differenze, mentre la densità dei temi ossessivi e compulsivi era più elevata nei contenuti narrativi dei sogni. Dato che i risultati rafforzano l’ipotesi di discontinuità, gli autori ipotizzano che gli aspetti ruminanti della cognizione siano in qualche modo interrotti durante l’attività del sogno (Cavallotti et al., 2016).

 

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