Vivere in una società come quella di oggi comporta essere continuamente esposti a immagini di corpi apparentemente perfetti, che non tollerano imperfezioni; non corrispondere a questi canoni di bellezza ideale significa diventare con più facilità vittime di bodyshaming, con possibili ripercussioni sulla salute fisica e psicologica.
Il bodyshaming può essere descritto come un atteggiamento o un comportamento sociale rispetto al peso corporeo, alla corporatura e all’aspetto esteriore di se stessi e degli altri (Gilbert, 2007). Rappresenta una forma di bullismo verbale che si concretizza nell’atto di deridere, umiliare, criticare e valutare le persone unicamente per come appaiono. La crescente popolarità dei social media e la divulgazione massiva di un modello di corpo ideale a cui ispirarsi rischiano di generare aspettative irrealistiche sui modi in cui si dovrebbe apparire. Particolarmente vulnerabili a questo tipo di immagini e messaggi sembrano essere gli adolescenti, non solo perché maggiormente esposti ai social media, ma soprattutto per il profondo periodo di trasformazione che si trovano a dover affrontare (Gam, Singh, Manar, Kar e Gupta, 2020). Il passaggio dall’infanzia all’età adulta è infatti segnato da drammatici cambiamenti nello sviluppo fisico, sessuale, cognitivo, psicologico e sociale. Questi anni delicati e tumultuosi possono avere conseguenze a lungo termine per l’individuo, soprattutto per quanto riguarda la salute mentale. La generazione di aspettative non salutari sulla forma del corpo per se stessi e per gli altri si pongono alla base delle critiche verso coloro che non si conformano ai canoni ideali dettati dalla società (Gam et al., 2020).
Il bodyshaming si può manifestare in diversi modi, ad esempio:
- criticando il proprio aspetto e comparandolo con quello altrui (Guarda che braccia poco muscolose che ho rispetto alle tue!);
- criticando apertamente l’aspetto di qualcun altro (Che fianchi larghi che hai!);
- criticando l’aspetto di qualcuno che non si conosce (Hai visto quanto è in carne quella ragazza?).
L’eccessiva attenzione posta sulla forma fisica e sull’apparenza estetica potrebbe portare a vedere se stessi come un oggetto da guardare e valutare (Grabe et al., 2007). Particolarmente sensibili alla cosiddetta ‘‘auto-oggettivazione’’ sono gli adolescenti, che in un corpo in costante cambiamento sentono di vivere sotto i riflettori di società che suggerisce ‘‘migliori modi di apparire’’. Numerose ricerche suggeriscono che durante la pubertà il corpo delle ragazze, più che dei ragazzi, si allontani dall’ideale di bellezza proposto dai canoni estetici. Questo contribuirebbe a vivere maggiore insoddisfazione corporea, una delle cause degli alti tassi di depressione riscontrati tra le ragazze durante l’adolescenza (Nolen-Hoeksema, 1994; Stice, Hayward, Cameron, Killen e Taylor, 2000). La vergogna nel mostrare un corpo non desiderabile sembrerebbe mediare la relazione tra la tendenza nelle adolescenti a vedere il proprio corpo come un oggetto alla mercé di critiche e osservazioni e lo sviluppo di disturbi depressivi (Grabe et al., 2007).
Alla luce di queste considerazioni appare necessario porre attenzione al fenomeno crescente del bodyshaming, tenendo a mente il potenziale effetto dei modi ideali di apparire sul benessere e sulla salute fisica e mentale degli individui, soprattutto degli adolescenti.