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Reazioni ad un evento critico: la duplice “divisa” di soccorritore e vittima

I soccorritori, grazie alla propria formazione ed esperienza, applicano strategie che promuovono il loro benessere e nello stesso tempo quello della vittima

Di Alessandra Curtacci

Pubblicato il 11 Set. 2020

Può capitare che le persone che prestano servizio in particolari situazioni di emergenza, si trovino a ricoprire due ruoli speculari, quello di Soccorritore e quello di Vittima, e si ritrovino così a dover fare i conti con diverse reazioni fisiche, cognitive, emotive e comportamentali.

Alessandra Curtacci – OPEN SCHOOL, Studi Cognitivi San Benedetto del Tronto

 

Introduzione

Quotidianamente differenti accadimenti si verificano causati dalla distrazione dell’uomo, dall’inaffidabilità delle nuove tecnologie e/o dalle forze distruttive della natura. Ogni evento scaturito da queste circostanze costituisce un’emergenza, che può essere considerata sia dal punto di vista pratico e tecnico, sia dal punto di vista umano per le sue caratteristiche di drammaticità e di pericolosità per la persona che la vive, costretta a dover combattere per la propria sopravvivenza “fisica” e “psicologica”. Maggiore attenzione viene così rivolta alla componente emotiva e cognitiva del soggetto coinvolto la quale risulta essere fondamentale per una buona gestione della situazione e considerata come elemento in grado di mitigare gli effetti di un probabile contesto negativo. Un’emergenza può essere definita quindi anche dal punto di vista psicologico come una situazione in cui è presente un pericolo, inteso come un evento non controllabile percepito come una minaccia incombente, seguita dalla richiesta di una rapida attivazione e, soprattutto, caratterizzata da un importante divario tra il “bisogno” e la “possibilità di risposta” attivabile immediatamente. Fondamentale per gli operatori che si trovano ad affrontare situazioni problematiche risulta lo sviluppo della capacità di saper gestire stati di disagio emotivo e psicologico, proprie e altrui. I Soccorritori sono spesso considerati nell’immaginario collettivo come eroi capaci di superare difficoltà e riportare alla normalità qualsiasi tipo di situazione, forti della propria preparazione ed esperienza. Spesso non si considera che la persona che indossa quella divisa, in particolari situazioni avverse, si trova a ricoprire un duplice ruolo: quello di Soccorritore e quello di Vittima, vedi ad esempio i grandi eventi emergenziali come i terremoti. Una circostanza questa in grado di mettere a dura prova il Soccorritore scisso tra due poli opposti: quello professionale, caratterizzato dall’obbligo dell’estrema concentrazione e lucidità, e quello personale in cui è presente l’intensa preoccupazione per l’incolumità e la sicurezza personale e dei propri cari.

E’ possibile dare una schematica descrizione delle differenti risposte che i Soccorritori possono esperire dal momento di inizio a quello finale di un evento emergenziale. In linea generale sono suddivise in reazioni definite come normali o patologiche.

Reazioni normali

L’intervento degli operatori può essere distinto in 4 fasi ad ognuna delle quali si associano specifiche reazioni del soccorritore. Nel dettaglio:

1) Fase dell’Allarme, comincia quando arriva la comunicazione di un intervento da effettuare in una situazione di emergenza. I soccorritori in questa fase di impatto vivono varie categorie di reazioni:

  • reazioni fisiche (es: accelerazione del battito cardiaco);
  • reazioni cognitive (es: iniziale confusione, difficoltà nel dare senso alle informazioni ricevute e nel comprendere la gravità dell’evento);
  • reazioni emozionali (es: ansia, paura per ciò che si incontrerà sulla scena dell’evento, irritabilità e irrequietezza);
  • reazioni comportamentali (es: aumento del livello di attivazione).

Non mancano anche soccorritori in cui si determina una risposta più o meno grave di tipo inibitorio. I pensieri che si accavallano in questa prima fase riguardano direttamente la tipologia di intervento che si andrà ad affrontare, le condizioni dello scenario, il materiale ed i mezzi più idonei e, in maniera più indiretta, potrebbero riguardare le persone care, come ad esempio figli, conviventi (es: dove potrebbero trovarsi in quegli istanti, se sono luoghi o strade frequentati dagli stessi, ecc);

2) Fase della Mobilitazione, nella quale gli operatori si preparano all’azione. L’agire aiuta a dissolvere la tensione e lo stato di allarme, e inoltre l’interazione con i colleghi, necessaria per predisporre e coordinare i piani di intervento, favorisce il recupero dell’autocontrollo emozionale. In questa fase sono quindi presenti in tono minore la maggior parte dei vissuti e delle reazioni della fase precedente;

3) Fase dell’Azione, nella quale si concretizza il passaggio all’attività. I vari tipi di reazioni che spesso si manifestano in questa fase si possono raccogliere nelle seguenti categorie:

  • reazioni fisiche (es: aumento del battito cardiaco, della frequenza respiratoria);
  • reazioni cognitive (es: disorientamento, confusione, perdita di obiettività);
  • reazioni emozionali (es: euforia, ansia, rabbia, assenza di sentimenti);
  • reazioni comportamentali (es: iperattività, aumento dell’uso di tabacco, alcol, farmaci).

4) Fase della Smobilitazione, quella in cui avviene il graduale ritorno alla normale routine lavorativa e sociale. Due diversi tipi di contenuti emozionali caratterizzano questa fase. Il primo è costituito dal carico emotivo, che durante la fase dell’azione è stato represso e inibito per dare spazio all’attività di soccorso, ed è caratterizzato prevalentemente da ansia, possibile delusione, tristezza, tensione, il riaffiorare di episodi e vissuti particolarmente forti sul piano emotivo, rabbia. Il secondo consiste, invece, in un complesso di vissuti indotti dalla separazione dagli altri soccorritori, e dalle attese positive o negative rispetto al ritorno alla quotidianità lavorativa e socio-affettiva, come il desiderio continuo di tornare a casa, il timore della conflittualità con i familiari e con i colleghi, il disagio per il lavoro arretrato, i sensi di colpa verso il partner e i figli, ecc.

Reazioni patologiche

Possono essere conseguenti alla sperimentazione di particolari situazioni di rischio altamente stressanti e coinvolgenti sia a livello fisico che emotivo nelle quali il soccorritore può trovarsi coinvolto. Consistono in reazioni problematiche e più complesse.

Ansia acuta

Condizione caratterizzata da intensa ansia (intesa come emozione associata ad uno stato di allarme indipendentemente dal fatto che lo stimolo che la provoca sia reale oppure mentale, ossia immaginato o ricordato). L’ansia, in generale, può durare per alcuni secondi fino a caratterizzare intere fasi di vita di chi la esperisce, ma nel caso specifico della crisi di ansia acuta si sviluppa rapidamente e può portare in breve tempo ad uno stato di rilevante gravità in termini di sintomatologia fino ad ulteriori sviluppi problematici (es: agitazione psicomotoria, crisi di panico). Una crisi di ansia acuta si manifesta attraverso una serie di sintomi che corrispondono generalmente a respiro affannoso o sensazione di mancanza di aria, aumento della frequenza cardiaca, tensione muscolare e tremori, desiderio irrazionale di trovarsi altrove lontano dalla situazione stressante e pericolosa.

Blocco della performance da ansia situazionale

Definita in tal senso in quanto indotta dal dover affrontare specifiche situazioni che costituiscono fonte di stress per la persona. Il soggetto manifesta i segni e i sintomi simili alla crisi di ansia acuta, e in prossimità dell’avverarsi dell’evento temuto alcuni sintomi sono preminenti, come tachicardia e palpitazioni, aumento della sudorazione e timori collegati (es: deludere delle figure di riferimento importanti, perdere il controllo in pubblico).

Blocco della performance per stimoli inconsueti

Inteso come condizione che potrebbe palesarsi durante l’esposizione a stimoli e condizioni inconsuete, come la presenza di fuoco o altri elementi pericolosi e l’esposizione ad ambienti fisici difficoltosi. L’essere esposti a prove del genere può suscitare differenti reazioni: evitare in modo sistematico la situazione, ostentare un approccio eccessivamente fiducioso, manifestazioni di paura e panico, fino alla piena consapevolezza dei propri timori e quindi l’estrema cautela ed impegno nella realizzazione dell’obiettivo.

Tutti i fattori descritti, se non adeguatamente presi in considerazione, possono condurre a reazioni di stress più o meno gravi, che in condizioni di emergenza possono essere definite normali, ma che vanno comunque tenute sotto controllo. Queste reazioni possono essere sia immediate che protrarsi a lungo nel tempo:

  • le reazioni a Breve Termine possono condurre a riduzione della reattività psichica, menomazioni transitorie della memoria, delle capacità di problem-solving e della comunicazione;
  • le reazioni a Lungo Termine, sono quelle in cui lo stress può condurre a quadri clinici ben più gravi come ansia cronica nonché al disturbo da stress post-traumatico.

Conclusioni

Nonostante quanto descritto, i Soccorritori, grazie ad una formazione specifica e all’esperienza pregressa, applicano strategie funzionali che promuovono la salvaguardia del proprio benessere fisico e psicologico e contestualmente quello della vittima. Ognuno, a causa di determinate caratteristiche personali, può essere più o meno esposto al potenziale sviluppo di problemi psicologici di differente natura se costretto ad affrontare un evento fortemente stressante e potenzialmente pericoloso per la propria sopravvivenza, e a mostrare differenti tipi di reazioni più o meno problematiche durante la fase del soccorso. Tutto questo potrebbe essere amplificato nella sfortunata situazione in cui l’operatore sia coinvolto in un’emergenza sia come vittima che come soccorritore.

 

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