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La prevenzione del declino cognitivo: fattori di rischio e strategie di vita

Alcuni processi di invecchiamento si possono gestire con accorgimenti e modifiche al proprio stile di vita, nell'ottica di contrastare declino cognitivo.

Di Sergio Piola

Pubblicato il 15 Set. 2020

Attività fisica, corretto regime alimentare e training cognitivo sembrano essere elementi importanti non solo per mantenere una vita sana e stimolante, ma anche per diminuire il rischio di declino cognitivo durante l’invecchiamento.

 

Già da tempo le neuroscienze suggeriscono che invecchiare bene rappresenta una prospettiva raggiungibile. Per intenderci, mentre l’invecchiamento di per se stesso è inevitabile, i processi che lo regolano possono essere gestiti attraverso delle modifiche al proprio stile di vita ed azioni appropriate. Questa opportunità resta valida sia nell’invecchiamento fisiologico che nelle forme iniziali di declino cognitivo patologico (Sherman, et al., 2017).

Attualmente possiamo stimare un margine di controllo del 40% sui fattori solitamente implicati nello sviluppo di una sindrome neurodegenerativa. La percentuale è derivata dagli studi che si occupano dell’individuazione dei fattori di rischio: non modificabili (età, genere, gruppo etnico, genetica), sui quali il margine di azione è scarsissimo, e modificabili (stile di vita, istruzione, alimentazione), sui quali esistono importanti prospettive (Klimova, et al., 2017).

Uno studio recente (Livingston et al., 2017) ha identificato, nelle diverse età, dei precisi fattori che concorrono al rischio globale di demenza in età senile: in gioventù la bassa scolarizzazione; nell’età adulta l’ipertensione, l’obesità e i deficit sensoriali quali la perdita dell’udito o della vista; in tarda età il fumo, la depressione, l’inattività fisica, il diabete e l’isolamento sociale.

Tipton e colleghi (Tipton, et al., 2018) hanno identificato ulteriori fattori implicati nello sviluppo di disfunzioni cognitive, in grado di aumentare il rischio di demenza:

  • utilizzo di particolari medicinali (statine, inibitori di pompa protonica, anticolinergici);
  • carenza di vitamina C, E, D;
  • iperomocisteinemia;
  • sindrome da apnee ostruttive del sonno.

Negli ultimi anni diversi studi si sono focalizzati sui fattori di rischio modificabili al fine di delineare delle precise strategie di prevenzione.

Sembra esistano 3 macro-aree di intervento che influenzano in maniera cruciale i processi di neuroplasticità a partire dall’età adulta: attività fisica, dieta sana e training cognitivo (Klimova et al., 2015).

E’ ormai noto che l’attività fisica contribuisca ad incrementare la vascolarizzazione, il metabolismo energetico, la resistenza nei confronti dello stress ossidativo e favorisca l’aumento dei livelli dei fattori neurotrofici implicati nei processi neuroplastici (NGF, BDNF). Nella popolazione anziana, l’attività motoria promuove inoltre il mantenimento di un funzionamento quotidiano indipendente, favorisce l’efficienza delle funzioni cognitive (in particolare le funzioni esecutive e la memoria), riduce il rischio di demenza (Nuzum et al., 2020).

Una dieta sana, in particolare la dieta mediterranea, ricca di elementi antiossidanti ed anti-infiammatori si è dimostrata in grado di aumentare l’efficienza cognitiva nella popolazione anziana (Valls-Pedret et al., 2015) e rappresenta uno tra i fattori protettivi contro lo sviluppo di MCI -Mild Cognitive Impairment- e Alzheimer (Gardener et al., 2018).

Il training cognitivo, in accordo con la The Scaffolding Theory of Aging and Cognition – Revised (Reuter-Lorenz et al., 2014), promuove nell’età adulta i meccanismi di efficienza neurale e nell’invecchiamento rafforza i meccanismi di compensazione attraverso il rafforzamento della connettività e il reclutamento neurale in nuove regioni, soprattutto fronto-parietali. Il training cognitivo, quando non condotto solo su singolo dominio, è uno dei fattori che promuovono il mantenimento dell’efficienza del sistema nervoso centrale e che riducono il rischio di incorrere nel declino cognitivo avanzando con l’età (Baumgart et al., 2015).

Uno studio longitudinale finlandese (Ngandu et al., 2015) che ha coinvolto per 2 anni 1260 individui in un programma multidimensionale (intervento nutrizionale, esercizio fisico, training cognitivo, monitoraggio del rischio cardiovascolare) ha registrato un miglioramento del 25% nei risultati dei test neuropsicologici nei soggetti sottoposti al trial, dimostrando come un approccio combinato possieda grandi potenzialità nella prevenzione del declino cognitivo.

Attività fisica, corretto regime alimentare e training cognitivo possono essere identificati come elementi importanti per mantenere una vita sana e stimolante. Possono diventare inoltre degli strumenti attraverso i quali correggere il rischio di declino cognitivo legato all’età.

 

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