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Alimentazione sana, attività fisica e allenamento mentale rallentano il declino cognitivo

Alimentazione sana, attività fisica ed allenamento mentale sembrano rallentare il declino cognitivo nei soggetti anziani a rischio di demenza

Di Laura Pancrazi

Pubblicato il 26 Mar. 2015

Aggiornato il 03 Giu. 2015 14:17

FLASH NEWS

Un programma esteso, che comprenda un’alimentazione sana, attività fisica ed allenamento nell’utilizzo delle abilità mentali, sembra rallentare significativamente il declino cognitivo nei soggetti anziani a rischio di demenza, come dimostra il primo studio randomizzato e controllato pubblicato su The Lancet.

Nell’ambito dello studio Finnish Geriatric Intervention Study to Prevent Cognitive Impairment and Disability, l’autrice principale, Miia Kivipelto, in collaborazione con l’University of Eastern Finland, verificava quali fossero gli effetti di un intervento specificatamente indirizzato alla diminuzione dei fattori di rischio della demenza senile, quali ad esempio un alto indice di massa corporea e lo stato di salute del cuore, sulle funzioni cerebrali degli individui.

1260 persone provenienti da tutta la Finlandia, di età compresa tra i 60 e 77 anni, hanno partecipato allo studio: metà di loro erano sottoposti ad un intervento mirato, all’altra metà del gruppo erano forniti solo consigli per uno stile di vita sano (gruppo di controllo). I partecipanti erano assegnati casualmente ad uno dei due gruppi, e tutti loro erano stati dichiarati a rischio di demenza senile, tramite l’utilizzo di test standardizzati.

L’intervento mirato consisteva in un programma della durata di due anni che prevedeva incontri regolari con medici, infermiere, nutrizionisti, ed altri specialisti della salute. Essi insegnavano ai partecipanti le modalità con cui mantenere uno stile di vita sano: una dieta corretta, esercizi di allenamento sia muscolare che cardiovascolare, gestione dei fattori di rischio metabolici e cardiovascolari come ad esempio regolari esami del sangue, e molte altre cose.

Dopo due anni, le funzioni mentali dei soggetti venivano misurate utilizzando una batteria standard di test, il Neuropsychological Test Battery (NTB), in cui l’ottenimento di un punteggio maggiore corrisponde a migliori funzioni cerebrali. Tutti i punteggi ottenuti dai partecipanti appartenenti al gruppo che aveva usufruito del programma intensivo erano del 25% più alti rispetto a quelli ottenuti dagli individui del gruppo di controllo. Per alcuni test, la differenza fra i due gruppi era ancora più sorprendente; ad esempio, nel caso delle funzioni esecutive, i punteggi erano dell’83% più alti nel gruppo coinvolto nell’intervento mirato, e la velocità di elaborazione era del 150% maggiore.

Afferma la Dottoressa Kivipelto: “Molte ricerche precedenti hanno mostrato che esiste una relazione tra declino cognitivo nelle persone anziane e fattori quali la dieta, l’esercizio fisico e il mantenimento della salute del cuore. Ad ogni modo, il nostro è il primo trial randomizzato così esteso e specificatamente mirato a dimostrare che il contenimento di fattori di rischio ben precisi  possono rallentare significativamente lo sviluppo di demenza senile”.

I partecipanti allo studio saranno ora seguiti per almeno altri sette anni, al fine di comprendere se il rallentamento del declino cognitivo mostrato in questi studi possa prevenire la demenza senile e le diagnosi di Alzheimer nelle persone anziane. I ricercatori cercheranno altresì di comprendere quali siano le variabili precise coinvolte nell’intervento effettuato che cambiano il funzionamento cerebrale.

 

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Laura Pancrazi
Laura Pancrazi

Psicologa clinica. Specializzanda in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale.

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