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La Stimolazione Cognitiva nella Demenza: una palestra per il cervello

Un intervento volto al benessere complessivo della persona per incrementare la riattivazione delle competenze residue e rallentare la perdita funzionale

Di Redazione

Pubblicato il 10 Lug. 2014

Morena Peggi 

 

 

Negli ultimi anni si è assistito ad un invecchiamento progressivo della popolazione correlato ad un aumento delle malattie neurodegenerative. La Stimolazione Cognitiva si configura come un intervento finalizzato al benessere complessivo della persona in modo da incrementarne il coinvolgimento in compiti finalizzati alla riattivazione delle competenze residue e al rallentamento della perdita funzionale causata dalla patologia dementigena.

Negli ultimi cinquant’anni si è assistito ad un significativo incremento demografico della popolazione mondiale e con esso ad un incremento dell’età media e della popolazione anziana. In Italia, il numero di anziani di età compresa tra i 65 e i 74 anni è otto volte maggiore rispetto all’inizio del secolo scorso, mentre gli anziani di età superiore agli 85 anni sono aumentati di oltre 24 volte.

Proprio a causa di questa maggiore longevità sono aumentate alcune patologie come quelle cardiovascolari, quelle metaboliche e soprattutto le malattie neurodegenerative come la Demenza. Il tutto conduce ad aumento indiscusso anche della popolazione anziana malata e non autosufficiente, in sostanza ad un vero e proprio allarme socio- sanitario.

La Demenza è considerata una sindrome che provoca un decadimento cognitivo (memoria, linguaggio, orientamento spazio temporale,attenzione e programmazione) e una compromissione della persona in molti campi come quello della vita quotidiana, delle relazioni sociali e familiari, del comportamento e della personalità.

Recenti scoperte da parte delle neuroscienze e della neurobiologia hanno tuttavia sottolineato come nel cervello esista una sorta di plasticità per cui l’apprendimento di una determinata attività si associa a modificazioni delle aree corticali coinvolte in quell’apprendimento.

Ciò significa che vi è la possibilità di ricompensare quelli che sono determinati deficit in alcune aree cerebrali compromesse attraverso una ri-organizzazzione dell’area coinvolta. Il tutto avverrebbe attraverso un aumento delle dimensioni dei neuroni, un maggior numero di contatti sinaptici e un maggior numero di ramificazioni dendritiche ed è di tutta evidenza come, delle stimolazioni specifiche e mirate possano contribuire all’attivazione di determinate connessioni.

Questo effetto neuroprotettivo delle strutture del cervello elicita un vero e proprio processo di accumulazione, una riserva se così si può definire, strutturale e funzionale, grazie al quale le strutture cerebrali superiori riescono a lavorare adeguatamente nonostante il progredire dell’azione nociva neurodegenerativa correlata all’invecchiamento patologico o fisiologico.

Tra gli interventi proposti le stimolazioni cognitive regolari e protratte nel tempo, facendo leva sul processo di neuroplasticità, rinforzerebbero le capacità cognitive residue e compenserebbero quelle meno attive perchè poco utilizzate o perchè fisiologicamente deteriorate. A ciò si aggiunge che, come effetto secondario, potenziare l’efficienza cognitiva potrebbe condurre anche a miglioramenti significativi dell’umore e della motivazione individuale.

 

Che cosa si intende quando si parla di stimolazione cognitiva? Possiamo definirlo come un intervento specifico per ogni singolo soggetto che utilizza tecniche ed interventi mirati e differenziati con l’obiettivo di massimizzare le funzioni residue dell’individuo con l’utilizzo di tutte le risorse interne ed esterne disponibili per mantenere il più possibile l’autonomia individuale.

Tra gli interventi possibili si collocano la ROT o Terapia di ri-orientamento nella realtà finalizzata a modificare i comportamenti scorretti, ridurre l’isolamento del soggetto e rinforzare le informazioni del paziente rispetto alla propria identità, al contesto e alla propria storia.

Il Metodo Validation, ad impronta psicoanalitica che punta l’attenzione sull’affettività del soggetto: la verbalizzazione e condivisione dei propri sentimenti in un ambiente contenuto quale il gruppo di terapia, favorisce l’interazione e incentiva la comunicazione verbale e offre ai pazienti l’occasione per sentirsi riconosciuti, per sperimentarsi in un ruolo sociale e per aumentare la consapevolezza di sè e delle proprie storie personali.

Accanto a questi interventi si inserisce un terzo programma di Stimolazione Cognitiva definito Our Time; il suo focus è diretto alla persona piuttosto che alla patologia, la scelta delle attività sono adeguate alle persone o al gruppo, incentiva il gioco e il divertimento delle attività presentate, utilizza la reminescenza dell’anziano e la stimolazione multisensoriale, inoltre pone in relazione tutte le persone all’interno del gruppo.

Nell’ambito della riabilitazione funzionale rientra invece la Terapia Occupazionale o Ergoterapia, finalizzata al recupero delle competenze cognitive, funzionali e sociali, attraverso l’inserimento in attivita ludiche, ricreative, lavorative, artistiche e domestiche che
siano anche socializzanti.

Per quanto riguarda gli interventi specifici vi sono una serie di interventi mirati a stimolare la Memoria Esplicita come lo Space Retrivial che consiste nella rievocazione di informazioni ad intervalli di tempo crescenti, l’Errorrless Learning (modalità di apprendimento senza errori), il Vanishing Cues o suggerimenti decrescenti.

In definitiva la Stimolazione Cognitiva si configura come un intervento finalizzato al benessere complessivo della persona in modo da incrementarne il coinvolgimento in compiti orientati alla riattivazione delle competenze residue e al rallentamento della perdita funzionale causata dalla patologia dementigena.

 

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