Uno studio recente ha paragonato l’efficacia della Terapia Cognitivo-Comportamentale e dell’Acceptance and Commitment Therapy in un campione di bambini con alti livelli di ansia e paura del buio.
Anche se parte del normale sviluppo (Muris et al., 2001), approssimativamente il 20% dei bambini soffre di paure notturne e problemi legati al sonno (Gordon et al., 2007), senza prevalenza a livello di genere (Meltzer et al., 2009). Nei bambini di 8-12 anni a cui è stata diagnosticata una fobia specifica, la paura del buio è il tipo di fobia più diffuso (Simon & Bögels, 2009). Chi soffre questo tipo di fobia sperimenta in genere gravi sintomi di paura e ansia prima di andare a letto e durante tutta la notte (Lewis et al., 2015).
La paura del buio è anche associata a un aumento del rischio di futuri problemi di ansia e depressione (Essau et al., 2000; Pine et al., 2001).
La Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT) è attualmente considerata il trattamento standard per i disturbi legati alle fobie e all’ansia ed è stata efficacemente utilizzata anche con i bambini (Kendall, 1994; Kendall & Hedtke, 2006; Ollendick et al., 2009; Simon et al., 2011). Negli ultimi anni, l’Acceptance and Commitment Therapy (ACT) è stata proposta come un intervento cognitivo-comportamentale alternativo alla CBT classica per trattare i problemi legati all’ansia (Arch & Craske, 2008; Hayes et al., 2006; Powers et al., 2009). La differenza tra le due è che, mentre la CBT ha come target terapeutico il contenuto delle cognizioni, l’ACT stimola i pazienti ad avere un atteggiamento più favorevole verso i loro pensieri, portandoli ad accettarne il contenuto (Arch & Craske, 2008; Hayes et al., 2006).
Siccome non sono stati fatti ancora paragoni tra le due terapie – a livello esclusivamente cognitivo – su un campione di bambini, uno studio recente (Simon et al., 2020) ha paragonato l’efficacia di queste due terapie in un campione di bambini con alti livelli di ansia, focalizzandosi sugli aspetti cognitivi legati alla paura del buio.
Per fare ciò sono stati reclutati in Belgio 43 bambini con alti livelli di ansia delle scuole elementari. La loro età era compresa tra 8 e 12 anni e sono stati divisi in due gruppi per un training di 30 minuti di ristrutturazione cognitiva CBT (n = 21), oppure di accettazione ACT (n = 22). Il livello legato alla paura del buio è stato misurato – prima e dopo l’intervento – con una Visual Analogue Scale, così come anche sono stati misurati la tolleranza al buio (accertata empiricamente con una prova di permanenza al buio di massimo tre minuti), il livello di comprensione dell’intervento e di divertimento legato a questo.
Dai risultati si è riscontrato che la paura del buio nei bambini – nonostante la durata del training di soli 30 minuti – è diminuita notevolmente sia con l’intervento CBT, sia con quello ACT, sebbene il gruppo CBT abbia riportato una diminuzione maggiore rispetto a quello ACT.
Non ci sono state differenze invece nei livelli di tolleranza al buio e di divertimento percepito durante l’intervento.
Il livello di comprensione dell’intervento è stato significativamente più alto nel gruppo CBT rispetto a quello ACT. Tuttavia, in contrasto con i risultati di alto divertimento, il livello di comprensione è stato abbastanza modesto per i bambini in entrambi i gruppi.
La ristrutturazione cognitiva della CBT sembrerebbe portare a risultati più favorevoli che l’accettazione della ACT per i bambini di questa fascia d’età. Una possibile spiegazione per questo potrebbe anche essere che la CBT si mostra più adatta dell’ACT nei casi di interventi particolarmente brevi. In ogni caso, a livello clinico, i bambini ansiosi di 8-12 anni possono beneficiare di un intervento esclusivamente cognitivo (CBT o ACT), anche quando non sono offerti esercizi comportamentali (come l’esposizione).