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Covid-19: colloqui di supporto agli operatori sanitari – Report dal webinar delle Dr.sse Nanni e Alighieri

In risposta alle conseguenze del Covid-19, in Romagna sono nati dei progetti per aumentare la resilienza e sostenere gli operatori sanitari.

Di Francesca Frigerio

Pubblicato il 01 Giu. 2020

Aggiornato il 14 Lug. 2020 12:28

Il ciclo di lezioni pensato da Studi Cognitivi, per approfondire i nuovi aspetti relativi alla sofferenza psicologica emersi in seguito all’emergenza Covid-19, è proseguito il 30 aprile con il terzo intervento riguardante il sostegno delle figure professionali in ambito sanitario.

 

 Le Dr.sse Nanni e Alighieri hanno messo a disposizione la loro esperienza per proporre agli studenti alcuni interventi di supporto pensati per gli operatori sanitari e i progetti in essere e futuri nell’area della Romagna.

Il webinar si è aperto con una panoramica sulla portata delle conseguenze del Covid-19, con uno sguardo approfondito all’ambito psicologo. Infatti, tra i molti aspetti che sono stati stravolti dalla pandemia, anche il lavoro degli psicoterapeuti e di alti professionisti sanitari è cambiato radicalmente: si sono trovati coinvolti più del solito in vissuti ed emozioni simili a quelli sperimentati dai pazienti. Paura, ansia, rabbia e molto altro toccano le corde più profonde di ognuno di noi, psicoterapeuta compreso. Inoltre, lo stravolgimento si è avvertito anche per quanto riguarda il setting che si è profondamente modificato, non solo per la necessità di adottare una modalità online per i colloqui, o per i cambiamenti che hanno subito i contesti organizzativi istituzionali, ma anche per il bisogno di ampliare il paradigma puramente clinico a cui si era abituati, includendo aspetti sociali e comunitari. Tutto questo ha comportato l’esigenza di declinare la propria identità professionale in modo diverso.

Le condizioni pandemiche del Covid-19 hanno scatenato nelle persone reazioni abbastanza prevedibili, come la paura di ammalarsi o l’ansia per le conseguenze economiche. Tuttavia, alcuni fattori specifici hanno impattato ulteriormente sulla popolazione, peggiorando la già difficile situazione. Un esempio sono le modalità di trasmissione e prevenzione non totalmente note, o i molti sintomi comuni e simili a quelli delle influenze stagionali, o l’ampio numero di persone costrette all’isolamento.

L’emergenza, spiegano le docenti, ha interessato in modo sostanziale gli operatori in prima linea. I dati, relativi ai primi studi effettuati in seguito al Covid-19 sul personale sanitario cinese, mostrano lo sviluppo di sintomi depressivi, ansiosi, insonnia e stress, con una gravità maggiore in corrispondenza di un contatto ravvicinato con i pazienti Covid. Esiti simili sono stati raccolti dalle prime osservazioni su un campione di operatori italiani. Alcuni ricercatori hanno identificato nella normalizzazione delle emozioni, nel soddisfacimento dei bisogni di base, nel supporto sociale e nell’utilizzo di aiuto psicologico alcuni dei fattori che potrebbero aiutare a ridurre lo stress di queste figure professionali.

I livelli di supporto sociale, in particolare, sembrano essere un aspetto di cruciale importanza; tuttavia, gli operatori sanitari non hanno sempre potuto contare sull’appoggio e il sostegno comunitario. Infatti, questi professionisti da un lato sono stati dipinti dai Mass Media come eroi, dall’altro, però, sono stati percepiti e trattati come possibili untori, data la loro vicinanza al virus. La conseguenza, in molti casi, è stata l’isolamento e l’allontanamento sociale.

Un altro fattore in grado di influenzare notevolmente il livello di stress psicologico è l’ambiente lavorativo. Per evitare di sviluppare burnout, possono fare una sostanziale differenza aspetti come uno stile comunicativo trasparente, compiti chiari, orari flessibili, adeguate misure di protezione dal contagio ed incontri per discutere problematiche, decisioni e monitorare il benessere del personale. Non è da sottovalutare il ruolo della comunicazione: se gli operatori non comprendono cosa sta accadendo intorno a loro potrebbero vivere la situazione con un senso di ingiustizia e mettere in atto comportamenti poco funzionali.

Le reazioni allo stress, inoltre, possono essere aggravate e complicate da fattori di rischio:

  • Oggettivi: legati alla situazione di emergenza, come l’essere in pericolo, i colleghi malati, il dover prendere decisioni eticamente controverse.
  • Soggettivi: legati alla storia e ai vissuti di ognuno, alla sua struttura di personalità e ad eventuali problemi psicologici pre-esistenti.
  • Organizzativi: come ritmi di lavoro eccessivi, scarsità di dispositivi di protezione, mancanza di comunicazione con i colleghi e i responsabili.

Per rispondere alle nuove esigenze nate dalla pandemia, in Romagna sono nati dei progetti con lo scopo di creare interventi in grado di aumentare la resilienza e accompagnare gli operatori sanitari (e non solo) durante e dopo l’emergenza. Data la variabilità e l’urgenza impellente, l’azione non poteva essere individualizzata. È stato pensato quindi un intervento verso la comunità, in una prima fase con bassa specificità ed ampio spettro, per poi diventare sempre più cucito sui bisogni dei singoli. Gli strumenti utilizzati sono stati scelti in quanto certi e autorevoli (IASC e OMS), linee guida internazionali chiare per la sanità mentale ai tempi del Covid-19.

La modalità di intervento, spiegano le docenti, è stata pensata in due fasi non nettamente divise temporalmente, ma consequenziali.

La prima fase (fase pandemica acuta), comprende il servizio di Psicologia Ospedaliera dell’Emergenza, attività di sostegno psicologico telefonico gratuito e SUPPORT, un’indagine sulle esperienze psicologiche associate al Covid-19. L’intervento di supporto psicologico agli operatori sanitari e ai cittadini si è rivelato molto efficiente e ampiamente utilizzato, con 965 contatti nei primi 10 giorni. Si è notato come anche il semplice riuscire a dare una risposta a questioni pratiche (modalità per fare la spesa o andare in farmacia) potesse alleviare di molto il disagio sperimentato.

La seconda fase dell’intervento (fase post acuta e post epidemica) prevede, invece:

  • colloqui psicologici telefonici;
  • psicoeducazione per gruppi “resilienza e fronteggiamento dello stress”;
  • supporto psicologico individuale.

La lezione è stata arricchita da numerosi dati provenienti dalla letteratura e dalle molte testimonianze di medici, infermieri ed altri operatori sanitari. Questi ultimi parlano di ritmi e condizioni di lavoro insostenibili, sensazioni d’impotenza, problemi di memoria, rimuginio, ansia, paura e rabbia. I racconti dei professionisti, le loro voci e storie, hanno fornito agli studenti una porta d’accesso diretta ai loro vissuti e al loro disagio, permettendo di comprendere più profondamente il loro punto di vista.

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