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Il cervello adolescente: tra fragilità e potenzialità

I fenonemi tipici dell'adolescenza possono essere meglio compresi tenendo conto delle modifiche che avvengono a livello cerebrale negli adolescenti

Di Serena Pierantoni

Pubblicato il 22 Giu. 2020

Il sistema di ricompensa degli adolescenti è meno attivo, quindi hanno bisogno di esperienze più forti perché si sentano pienamente gratificati, questo li predispone ad adottare comportamenti a rischio.

Pierantoni Serena – OPEN SCHOOL Studi Cognitivi, San Benedetto del Tronto

 

I tratti distintivi dell’adolescenza, che possono essere un dono e allo stesso tempo una sfida, sono proprio ciò di cui abbiamo bisogno da adulti per mantenere la carica vitale nella nostra esistenza. (D. Siegel)

Introduzione

L’adolescenza è quel periodo lungo, complesso e, allo stesso tempo, straordinario, di transizione dall’infanzia all’età adulta, caratterizzato da numerosi cambiamenti in diversi ambiti.

Questa fase di vita è ancora circondata da miti che la descrivono come un periodo oscuro e incontrollabile a causa degli ormoni impazziti e dell’assenza di maturità.

Gli adolescenti, è vero, spesso sono lunatici, si comportano in modo bizzarro, apparentemente inadeguato, tendono ad adottare comportamenti rischiosi e si lasciano trascinare dal gruppo dei pari. Le scienze psicologiche e sociali hanno ricercato le cause di questi comportamenti nei cambiamenti ormonali e nel contesto culturale; per molti anni l’adolescente è stato descritto come sofferente, violento, antisociale, sollecitato dai media e dalla televisione.

Oggi è possibile dare al fenomeno dell’adolescenza una spiegazione più complessa e completa, che tiene conto anche delle modifiche che avvengono a livello cerebrale. Le recenti acquisizioni in ambito neurofisiologico e neuroscientifico sullo sviluppo cerebrale mostrano che alla base dei comportamenti tipici dell’adolescenza vi sono precise ragioni neurologiche.

Considerare questi aspetti della crescita adolescenziale consente di non stigmatizzare gli adolescenti, di costruire con essi relazioni efficaci e di investire sui loro cervelli, dal momento che in questa fase sono particolarmente recettivi e plastici.

Solo avventurandosi alla scoperta del cervello è dunque possibile comprendere a pieno le ragioni dei comportamenti adolescenziali e riuscire a leggerli in modo più funzionale.

Caratteristiche mentali dell’adolescente

I cambiamenti cerebrali determinano la comparsa di quattro caratteristiche mentali: esplorazione creativa, maggiore intensità emotiva, coinvolgimento sociale, ricerca di novità.

  • Esplorazione creativa: in adolescenza la conquista del pensiero formale consente al ragazzo di ragionare in modo astratto, queste nuove capacità di pensiero e di ragionamento permettono agli adolescenti di essere innovativi e creativi.
  • Maggiore intensità emotiva: contemporaneamente si assiste all’intensificarsi di emozioni che regalano all’adolescente la vitalità tipica di questa fascia di età, ma che può mantenersi per tutta la vita.
  • Coinvolgimento sociale: i giovani si sperimentano in abilità e relazioni. Il gruppo dei pari diventa fondamentale: l’adolescente crea la sua identità tramite l’altro che diventa uno specchio in cui rivedere le proprie paure e perplessità. I legami che si creano a questa età potrebbero diventare una rete di sostegno per tutto il corso di vita, allo stesso tempo però, il ragazzo potrebbe assumere decisioni e comportamenti pericolosi solo per ottenere l’approvazione degli altri.
  • Ricerca di novità: in adolescenza inoltre, diventa forte la spinta verso la gratificazione, quindi verso la scoperta di nuove esperienze che non escludono anche comportamenti a rischio.

Ciascuna di queste caratteristiche presenta aspetti positivi e aspetti negativi e può comportare rischi o benefici nella vita dell’adolescente.

Modifiche neurologiche e comportamenti adolescenziali

Pruning, Mielinizzazione e Neuroplasticità

Durante l’adolescenza il cervello si prepara ad una profonda rivoluzione. Si verificano modifiche strutturali e funzionali a carico di aree cerebrali corticali e sottocorticali tramite due fenomeni: pruning sinaptico o potatura sinaptica e mielinizzazione. Questi processi migliorano l’efficienza di elaborazione delle informazioni e la velocità di comunicazione dei neuroni.

L’essere umano adulto ha circa 85 miliardi di neuroni nel suo cervello, queste cellule si formano e si disfano continuamente, così come le cosiddette sinapsi, ovvero le connessioni tra di esse. Dalla nascita in poi la materia grigia e il volume cerebrale aumentano raggiungendo un picco di densità alla fine dell’infanzia. Il cervello in questa fase è ricco di neuroni e di sinapsi, che però sono disordinate e in eccesso rispetto a quanto serva veramente. Per mantenere la rete cerebrale organizzata ed efficiente, a partire dalla preadolescenza fino ai vent’anni inizia un processo detto pruning o potatura sinaptica che rimuove, entro la fine dell’adolescenza, il 50% delle sinapsi che si son formate durante l’infanzia, lasciando le connessioni più importanti ed eliminando quelle che non sembrano più necessarie. Il cervello reagisce al modo in cui focalizziamo l’attenzione sulle attività che svolgiamo, selezionando le sinapsi che utilizziamo maggiormente. Più i circuiti vengono usati, quindi attivati, più si rafforzeranno, meno saranno usati e maggiori saranno le probabilità che vengano eliminati in adolescenza. Il risultato è che tra i 20 e i 25 anni il volume della materia grigia è diminuito, il numero delle sinapsi è quasi dimezzato, ma esse sono più robuste, ordinate e quindi funzionali.

Sembrerebbe una contraddizione che proprio nel momento in cui la persona ha bisogno del massimo della sua potenza cerebrale, si trovi a subire una riduzione così drastica delle connessioni nervose.

In realtà è un fenomeno che serve a migliorare l’efficienza, il trambusto che si crea nel cervello dell’adolescente è finalizzato al passaggio da un cervello con molti neuroni poco connessi, ad uno con meno neuroni, integrati in circuiti ben collegati. È un po’ quello che succede quando si pota un rosaio, vengono tagliati i rami più deboli, così quelli più importanti possono crescere più forti.

Parallelamente, nel cervello dell’adolescente si completa lo sviluppo della sostanza bianca, formata da fibre che collegano le aree del cervello e che si arricchiscono di mielina.

La mielina è una guaina isolante che ricopre gli assoni (vie di comunicazione) dei neuroni e che migliora l’efficienza della conduttività neurale rendendo la trasmissione dei messaggi più rapida. Durante l’adolescenza la quantità di mielina quasi raddoppia in alcune regioni cerebrali rendendo ancora più rapida la propagazione dei messaggi nervosi, come un treno ad alta velocità. Questi processi che coinvolgono la sostanza grigia e la sostanza bianca permettono un incremento cognitivo rapido. Queste conoscenze hanno ripercussioni importanti sull’educazione, la prevenzione e l’intervento.

In questo periodo di vita dunque, il cervello è sottoposto ad un lavoro profondo di ristrutturazione che lo rende particolarmente adattabile e malleabile, per questo l’adolescenza viene definita seconda finestra di opportunità. Si tratta di un momento dello sviluppo in cui il cervello è massimamente plastico, pronto a ricevere stimoli e a rispondere in modo ottimale.

Gli adolescenti hanno un’opportunità fantastica per imparare e dovrebbe essere indispensabile per loro frequentare la scuola secondaria in modo da poter sfruttare a pieno le potenzialità del cervello.

Allo stesso tempo e per gli stessi meccanismi di sviluppo cerebrale, il cervello adolescente è più fragile e vulnerabile. L’esposizione a fattori traumatici o tossici può facilmente avere effetti negativi in questa fase di vita. Alcuni studi mostrano, ad esempio, un assottigliamento della corteccia cerebrale tra gli adolescenti che abusano di alcol. Un dato che potrebbe indicare un pruning non favorevole o un’inibizione della moltiplicazione cellulare.

Corteccia Prefrontale e Sistema Limbico

Le diverse parti del cervello umano hanno differenti ritmi di sviluppo durante la crescita. La corteccia prefrontale e in particolare la dorsolaterale è l’ultima area corticale a raggiungere lo spessore definitivo, intorno ai 30 anni.

Il lobo frontale è la porzione più anteriore del cervello, è molto più grande nell’uomo rispetto alle altre specie e si occupa di una serie di funzioni cognitive di alto livello, le funzioni esecutive: consente di ragionare in modo critico e con giudizio, controllare gli impulsi e inibire atteggiamenti inappropriati, pianificare gli eventi, prendere decisioni ponderate, definire priorità e organizzare i pensieri, comprendere le intenzioni e il punto di vista altrui. Tutte capacità che appaiono carenti negli adolescenti.

Anche le competenze sociali si affinano in adolescenza. Circuiti specifici della corteccia prefrontale sottendono all’empatia, ovvero la capacità di sentire e riconoscere le emozioni altrui, che permette di predire il comportamento dell’altro e tenerne conto nella relazione interpersonale. Allo stesso modo, in via di sviluppo è anche l’abilità di mettersi nei panni dell’altro e considerare la prospettiva altrui. Par tali motivi, gli adolescenti hanno difficoltà a prendere decisioni basandosi sulle emozioni altrui e considerando punti di vista diversi dai loro. In sostanza l’ultima parte del cervello a maturare è quella coinvolta in quelle competenze considerate più “mature e razionali” utili in particolare in situazioni nuove nelle quali l’utilizzo di comportamenti e abilità di routine non è più sufficiente.

Di contro, nelle aree limbiche si verifica una maggiore attività. Il sistema limbico comprende una serie di strutture sottocorticali, tra cui l’amigdala, situate nella parte più profonda e antica del telencefalo ed è responsabile della regolazione emotiva e delle reazioni primitive ed istintuali. Queste evidenze spiegano gli scoppi d’ira, i comportamenti impulsivi e le montagne russe emotive da cui sono pervasi gli adolescenti.

Nella filosofia platonica veniva già descritta la complessa relazione tra emozione e ragione. Platone paragonava l’anima ad un carro trainato da due cavalli: uno bianco che simboleggiava la parte spirituale, e uno nero, che rappresentava la parte più corporea e legata ai sensi. La ragione è simboleggiata dall’auriga che ha il compito di guidare la biga alata trovando il modo di mantenere l’equilibrio tra le spinte contrapposte dei due cavalli. Ma durante l’adolescenza lo sviluppo cerebrale non è ancora completo e non c’è una comunicazione efficacie tra le varie regioni cerebrali, che possa consentire di prendere decisioni ponderando emozione e ragione.

Di conseguenza accade che le emozioni possano emergere in maniera rapida e intensa, senza che le funzioni esecutive (corteccia prefrontale), ancora in via di sviluppo, riescano a “frenare” e fungere da regolatori. Ecco perché gli adolescenti sembrano essere governati dall’azione più che dalla riflessione e dall’emozione più che dalla ragione.

Alla luce di ciò, l’adulto potrebbe rimandare al ragazzo feedback onesti ma rispettosi, aiutarlo ad esaminare ciò che ha fatto per migliorare la volta successiva, ragionare insieme a lui sulle possibili alternative di risoluzione di un problema, contribuendo allo sviluppo e all’evoluzione delle abilità frontali.

L’adulto dovrebbe aiutare il ragazzo a guidare la biga alata, finché non sarà in grado di farlo da solo, quando le aree prefrontali e limbiche saranno ben integrate e coordinate tra loro. Non sempre questo processo di integrazione va a buon fine, a volte porta alla luce vulnerabilità dell’individuo che fino a quel momento sono state latenti. La mancanza di integrazione del cervello ha come naturale conseguenza una riduzione della flessibilità mentale e della resilienza, ossia della capacità di resistere e riprendersi da condizioni di stress e difficoltà.

Dopamina e sistema di ricompensa

Il sistema limbico è inoltre connesso con il Nucleo Accumbens e riceve proiezioni dopaminergiche dal mesencefalo, partecipando quindi al sistema di ricompensa.

Il sistema di ricompensa dal punto di vista anatomo-funzionale è una struttura complessa che si origina nei nuclei profondi dell’encefalo ed è distribuita nei centri cerebrali preposti al comportamento motivazionale ed emozionale.

Ogni qual volta si prova gratificazione, sia di tipo fisico che di tipo psicologico, il sistema di ricompensa rilascia dopamina, un neurotrasmettitore molto potente che funge da rinforzo.

Il circuito di ricompensa spinge ad adottare e ripetere quei comportamenti che hanno dato piacere e innesca il noto meccanismo della dipendenza.

Durante l’adolescenza il livello di base della dopamina è inferiore a quello caratteristico di altre età mentre il suo rilascio in relazione alle esperienze compiute è maggiore. Gli adolescenti, pertanto, si sentono facilmente “annoiati” e cercano esperienze nuove, stimolanti, eccitanti, spesso connesse a comportamenti a rischio e capaci di dare forti sensazioni.

Una situazione pericolosa o proibita è altamente desiderabile per gli adolescenti, perché la gratificazione ad essa connessa viene percepita come più alta. È questo il motivo per cui i ragazzi, specialmente prima dei 16 anni, adottano condotte a rischio e comportamenti insensati. Contrariamente a ciò che si pensa, i ragazzi conoscono i rischi ma hanno bisogno che gli vengano ricordate le conseguenze di certi comportamenti perché non riescono a resistere davanti ad un comportamento che può condurre ad una forte gratificazione.

Ciò che muove il comportamento dei ragazzi non è solo l’aspettativa di ricompensa ma anche l’immediatezza, sono guidati dalla ricerca di piacere ma anche dall’impulsività.

Gli studi conosciuti come Marshmallow Test dimostrano come il sistema di auto-regolazione si sviluppi lentamente dall’infanzia all’età adulta. Da questi studi si evince come tra una gratificazione piccola e immediata, ed una più grande ma posticipata, i bambini scelgono quasi certamente la prima, mentre gli adolescenti scelgono sicuramente la prima.

Gli adolescenti quindi non decidono in base a ciò che è giusto, ma in base a ciò che è più gratificante nell’immediato.

L’approvazione del gruppo dei pari è ovviamente quanto di più soddisfacente ci possa essere, per questo le decisioni più pericolose vengono assunte in presenza di coetanei (effetto coetanei).

La sola presenza dei coetanei provoca scariche di dopamina paragonabili a quelle procurate da piaceri più concreti come sesso, alcol e droga.

Perciò quando l’adolescente intraprende azioni pericolose sa che sta superando il limite, ma tenta comunque per ottenere il plauso dei coetanei che ha un valore nettamente superiore al rischio.

Gli adolescenti sono dunque predisposti all’eccitazione del rischio, sono particolarmente emotivi, maggiormente portati all’aggressività e all’impulsività, con un sistema frenante non ancora sviluppato. La corteccia prefrontale permette di elaborare un giudizio e prendere una decisione valutando il rapporto costi/benefici, ma nell’adolescente quest’area cerebrale è ancora in fase di costruzione, per questo in loro prevale l’azione alla riflessione.

Quando capita che il ragazzo dica “non ci avevo pensato”, non mente, frequentemente non ci ha pensato davvero!

L’adolescente ha la sensazione di dominare il mondo; il piacere di rischiare, la guida pericolosa, le frequentazioni a rischio, l’assunzione di sostanze stupefacenti sono comportamenti estremamente attraenti. Una droga, assunta per pura curiosità, per il bisogno di riconoscimento, per impulsività, per pura ricerca di sensazioni emotivamente forti, induce nel cervello dell’adolescente un rilascio di dopamina in quantità notevoli. A causa dei processi descritti e della neuroplasticità di cui è dotato, il cervello dell’adolescente è molto fragile e vulnerabile e questo lo predispone allo sviluppo di dipendenze. Si può quasi parlare di paradosso, il sistema di ricompensa degli adolescenti di base è meno attivo, quindi hanno bisogno di esperienze più forti perché si sentano pienamente gratificati, questo li predispone ad adottare comportamenti a rischio che consentono un rilascio di dopamina maggiore. Il rilascio di dopamina funge però da potente rinforzo e può determinare il bisogno irrefrenabile di mettere di nuovo in atto il comportamento pericoloso.

È rassicurante sapere che con la maturazione della corteccia prefrontale si sviluppa una nuova competenza, la capacità di controllo cognitivo che permette di controbilanciare il sistema di ricompensa e crea uno spazio mentale di riflessione tra impulso e azione.

Conclusioni

Grazie anche al contributo delle neuroscienze il fenomeno dell’adolescenza sta diventando più comprensibile.

I processi di maturazione cerebrale fanno sì che nel cervello adolescente prenda il sopravvento il sistema limbico, responsabile dell’elaborazione della gratificazione, del piacere e degli stati emotivi, a fronte di una corteccia prefrontale (il sistema esecutivo, di controllo e regolazione) ancora immatura che si trova ad affrontare, proprio in adolescenza, un processo di profonda ristrutturazione. A causa dei processi di pruning sinaptico e mielinizzazione, l’adolescente ha enormi potenzialità e la neuroplasticità di cui è dotato il suo cervello gli permette di imparare ed essere creativo ai massimi livelli. Allo stesso tempo, egli è come se vivesse in una sorta di turbine emotivo, in cui nulla è relativo e tutto è percepito in modo assoluto. Qualsiasi situazione vissuta come un pericolo, uno shock o un forte stress, determina reazioni emotive istintive che bypassano la valutazione razionale della situazione. La rabbia è di tipo esplosivo, la tristezza diventa disperazione, la gioia è euforia pura.

Il processo decisionale degli adolescenti è guidato dalla ricerca di gratificazione immediata, senza capacità di valutare alternative e prevedere conseguenze future.

È come se gli adolescenti si trovassero a condurre una macchina emotiva potente e veloce con impianto frenante piccolo e con i pezzi non uniti tra loro.

Questo spiega la loro elevata reattività emozionale, l’impulsività, la sottovalutazione dei rischi, la ricerca del piacere a breve termine e la vulnerabilità alle sostanze psicoattive.

Per il fatto che il cervello dell’adolescente è ancora in progress, le esperienze che fa lasciano conseguenze: l’adolescente va quindi responsabilizzato. Gli errori che commette, da una parte, non vanno eccessivamente colpevolizzati perché necessari al raggiungimento della maturità, dall’altra parte, vanno interpretati seriamente. Se un adolescente si espone a dei rischi, deve sapere che non si tratta di un’avventura, ma di un evento che agisce sul su cervello per il resto della sua vita.

L’immaturità dei controlli cognitivi e l’ipersensibilità per le ricompense costituiscono una vulnerabilità verso i comportamenti rischiosi; tuttavia, questi due tratti, possono rappresentare potenti leve per agire sullo sviluppo delle capacità di controllo del comportamento.

In tale direzione, nei contesti educativi e sociali, l’uso intelligente delle ricompense può prevenire la ricerca del piacere offerto dalle sostanze e dagli altri comportamenti a rischio e può promuovere la capacità di controllo e di regolazione del rapporto con le sostanze stesse. Bisognerebbe lavorare su questa capacità, piuttosto che investire in via esclusiva sull’ideale della distanza dalle sostanze psicoattive, del rifiuto all’uso.

Lo sport può avere a questo proposito un ruolo fondamentale, fonte di piacere a basso costo, è capace di attivare il sistema di ricompensa cerebrale, sviluppare le funzioni cognitive ed esecutive, ma anche coinvolgere in relazioni sociali con i pari in un contesto meno rigido di quello scolastico: è in grado di offrire gli elementi che più concorrono ad incrementare le capacità adattive e di autoregolazione.

Comprendere le cause, anche cerebrali, del fatto che l’adolescente improvvisamente inizi a comportarsi in maniera diversa rispetto al passato, aiuta a non spaventarsi ed evita di adottare interventi autoritari che rinforzano la ribellione.

Non solo, consente anche di considerare gli aspetti positivi dell’adolescente che, pieno di energia e dotato di un cervello così plastico, va assolutamente incoraggiato a ricercare la genialità, la creatività, anche l’impulsività, in quanto fonte di esperienza, guidandolo e restandogli vicini senza opporsi.

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