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Flessibilità psicologica all’interno dell’Acceptance and Commitment Therapy (ACT): intervista a Steven C. Hayes

Il Prof. Steven Hayes condivide il suo punto di vista sulla sofferenza psicologica a partire dall'approccio ACT di cui è il fondatore.

Di Valentina Nocito

Pubblicato il 11 Giu. 2020

Aggiornato il 22 Ott. 2021 12:45

Secondo l’ ACT la sofferenza delle persone sarebbe dovuta ad un’inflessibilità psicologica che spinge ad optare per strategie di problem solving che si rivelerebbero disfunzionali, perdendo la capacità di agire nel momento presente, cercando di evitare pensieri negativi o emozioni dolorose.

 

Love isn’t everything, it’s the only thing (Steven C. Hayes)

Steven Hayes, Psicologo clinico americano e Professore di Psicologia dell’Università del Nevada, autore di numerose pubblicazioni e libri tradotti anche in italiano come ACT. Teoria e pratica dell’Acceptance and Commitment Therapy; Smetti di soffrire, inizia a vivere. Impara a superare il dolore emotivo, a liberarti dai pensieri negativi e vivi una vita che vale la pena di vivere e, in uscita per il 2 luglio 2020, Libera la mente (edizioni Giunti).

Famoso e conosciuto in tutto il mondo per aver fondato l’ACT, un approccio di terza generazione all’interno della Terapia Cognitivo Comportamentale, il suo acronimo viene così sintetizzato:

  • A: Accept your reaction and be present (accetta le tue esperienze interiori e sii presente a te stesso);
  • C: Choose a valued direction (scegli una direzione di valore);
  • T: Take action (agisci).

Fatte queste premesse, ho voluto approfittare della disponibilità del Prof. Steven Hayes per chiedere cosa intendere per flessibilità psicologica, come questa può contribuire al nostro benessere e soprattutto come svilupparla. La flessibilità psicologica si può spiegare attraverso sei abilità che diventano utili per il benessere psicologico, in linea con i principi dell’ACT e che ci spiega il Prof. Steven Hayes, possono essere raggruppate in 3 rami rappresentati da:

  1. Aprirsi: Aprirsi ai propri pensieri, alle proprie emozioni. Questo consente gradualmente alle persone di aprirsi al mondo; aprirsi dunque a quello che si pensa e quello che si sente;
  2. Essere presente: Ci concentriamo su quello che si pensa e quello che si sente nel presente. In questa fase cercheremo di mantenere il focus sul presente, senza spostare l’attenzione da una parte all’altra;
  3. Fare ciò che è importante: Ci concentriamo su ciò che vogliamo, su ciò che conta veramente per noi, per trasformarlo in azioni concrete.

Immagine 1 – Il Professore Steven Hayes 

Secondo l’ ACT, ci spiega il Prof. Steven Hayes, la sofferenza delle persone sarebbe dovuta ad un’inflessibilità psicologica che spinge le persone ad optare per strategie di problem solving che si rivelerebbero disfunzionali, perdendo la capacità di agire nel momento presente, cercando di evitare pensieri negativi o emozioni dolorose. Questo però, continua a spiegarci, sarebbe dovuto anche dall’influenza della società che ci illude su una idea errata di felicità e benessere, allontanandoci dai nostri valori e obiettivi.

In tal senso abbiamo bisogno di sviluppare una flessibilità psicologica che ci consenta di maturare quelle abilità citate sopra.

Ma come?

Il Prof. Steven Hayes, ci suggerisce indirizzi e link dove è possibile reperire materiali (che si riportano in bibliografia), continuando ad offrirci dei suggerimenti anche all’interno della presente intervista.

Lavorare sulla defusione cognitiva.

Considerando che spesso la sofferenza viene generata e mantenuta perché rimaniamo intrappolati in un pensiero negativo (ad esempio “Non sono capace, nessuno mi ama…”) e ci fondiamo con il contenuto di quel pensiero, il Prof. Steven Hayes ci suggerisce che potremmo esercitarci sull’individuare quel pensiero e metterlo all’interno di una melodia o cantarlo sulle note ad esempio di “Tanti auguri a te” oppure rappresentarselo come un film; ed ancora dargli un nome (ad esempio “Ciao Giorge, ti ringrazio per essermi venuto a trovare, oggi sei spaventato?”).

Ancora potrebbe essere utile, quando ci si guarda allo specchio, provare a recuperare quell’immagine di noi bambini, pensando a come ci comporteremmo con quel bambino, come parleremmo a quel bambino. Riusciremmo ad essere severi come siamo con noi stessi o ci verrebbe più spontaneo essere gentili?

In questo senso diventa importante sviluppare amore quanto per gli altri, ma anche per noi stessi, sottolinea il Prof. Steven Hayes.

Infine, ci riporta la metafora dei passeggeri sull’autobus.

In tal senso noi dobbiamo rappresentarci come alla guida dell’autobus, avendo delle responsabilità sulla guida e sulla meta. Siamo noi a tenere il volante, ci ricorda il Prof. Steven Hayes, e se per caso sull’autobus ci dovesse essere qualche passeggero che comincia a disturbare, come può accadere nella nostra mente con i nostri pensieri, possiamo decidere di metterci a discutere con quei passeggeri (pensieri) disturbanti, ma facendo ciò ci distrarremmo dalla guida, oppure ignorare tali passeggeri focalizzandoci su cosa stiamo facendo e decidendo noi verso cosa prestare attenzione e muoverci.

Avrei voluto chiedere ancora un consiglio in merito alla situazione attuale che l’umanità sta vivendo, comportata dalla diffusione del Covid 19. Ma ho trovato la risposta, ed il Prof. Steven Hayes me lo ha confermato, rintracciabile ne suoi due ultimi temi citati all’interno della nostra intervista, ossia amore e responsabilità, responsabilità che guidi le nostre azioni.

Ed in questo momento, per l’appunto è bene, nel rispetto e nell’amore che proviamo per noi stessi ed i nostri cari, guidare le nostre azioni e comportamenti con responsabilità per poter raggiungere il nostro obiettivo, ancora non raggiunto, di sconfiggere il virus.

 

Guarda il video dell’intervista:

 

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SCRITTO DA
Valentina Nocito
Valentina Nocito

Psicologa e Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale

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