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La Stimolazione Magnetica Transcranica nel trattamento delle dipendenze

La deep TMS (dTMS) consente la stimolazione di aree cerebrali profonde ed è efficace nel trattamento di diversi disturbi, incluse le dipendenze.

Di Sara Angelicchio

Pubblicato il 03 Apr. 2020

Aggiornato il 16 Feb. 2022 12:22

Il trattamento delle dipendenze è di tipo multidisciplinare e prevede l’integrazione di interventi di pertinenza psichiatrica, psicologica/psicoterapeutica, riabilitativo psichiatrica e internistica, residenziale o semi residenziale, ma sempre maggior rilevanza sta assumendo la possibilità di integrare il trattamento con l’utilizzo della deep TMS (dTMS).

Sara Angelicchio – OPEN SCHOOL Psicoterapia Cognitiva e Ricerca Milano

 

Il disturbo da uso di sostanze viene definito dal DSM 5 (2014) ‘Un cluster di sintomi cognitivi, comportamentali e fisiologici che indicano come l’individuo continui a fare uso della sostanza nonostante i significativi problemi correlati alla sostanza’. Una persona con questo disturbo quindi continua a fare un uso disfunzionale della sostanza, nonostante tutte le conseguenze negative che comporta, come il fallimento o l’abbandono delle attività lavorative, sociali e ricreative dell’individuo e l’eventualità di mettere in pericolo la propria vita. Tale disturbo si manifesta con i seguenti raggruppamenti di sintomi:

  • Incapacità di controllare l’uso della sostanza
  • Compromissione sociale derivante dall’uso della sostanza
  • Situazioni a rischio derivate dall’uso della sostanza
  • Tolleranza: necessità di una dose maggiore della sostanza per generare l’effetto desiderato
  • Astinenza: sindrome generata dalla diminuzione della concentrazione della sostanza nel sangue o nei tessuti, a seguito di un uso pesante e prolungato della stessa.

Le sostanze psicotrope sono un gruppo di sostanze eterogenee che agiscono sui processi psichici, alterando l’attività mentale di chi le assume. Nello specifico attivano determinate aree cerebrali deputate al sistema di gratificazione, di motivazione e di ricompensa e nella produzione di ricordi. (Hyman, 2007). Il sistema di gratificazione e ricompensa è un circuito neuronale, cioè un insieme di neuroni, che parte dall’area tegmentale ventrale ed è collegato ad aree subcorticali come il nucleo accumbens, l’amigdala, l’ippocampo, l’insula ed ad aree corticali, come la corteccia prefrontale ed il giro cingolato anteriore. L’area tegmentale ventrale è responsabile della sensazione di piacere che proviamo in associazione ad alcune attività per noi adattive (come mangiare, stare in compagnia di amici, avere un rapporto sessuale, etc.). Il sistema di gratificazione si attiva con la produzione di un neurotrasmettitore chiamato dopamina. Le sostanze psicotrope agiscono direttamente su questo sistema e causano un enorme rilascio di dopamina, responsabile dell’intenso piacere che si prova consumandole. Dopo un consumo continuativo il cervello, a seguito di tale iperproduzione di dopamina causata da agenti esterni, ne produce di meno o riduce il numero di recettori dopaminergici in grado di riceverne il segnale. Di conseguenza la capacità di provare piacere è drasticamente ridotta e si prova piacere soltanto aumentando progressivamente la dose di sostanza consumata, che diventa progressivamente l’unica fonte di piacere. Compare quindi il craving, ossia il forte ed incontrollabile desiderio di usare la sostanza. La diminuzione della produzione di dopamina, a sua volta, causa un’ipoattività della corteccia prefrontale, l’area cerebrale deputata all’attenzione, alla pianificazione ed al controllo degli impulsi. Il malfunzionamento della corteccia prefrontale causa la diminuzione della capacità di controllo, che a sua volta genera l’uso compulsivo e rischioso della sostanza (Everitt, Belin, Economidou, Pelloux, Dalley & Robbins, 2005). Un uso prolungato della sostanza causa quindi cambiamenti morfologici e funzionali dei circuiti cerebrali implicati. Queste modificazioni cerebrali sono state osservate anche nella comparsa di altri comportamenti compulsivi nei quali il craving non riguarda sostanze, come nel disturbo da gioco d’azzardo.

Secondo il modello bio-psico-sociale l’insorgenza di un disturbo o di una patologia è il risultato dell’interazione di più variabili, dette fattori di rischio, che aumentano la probabilità dell’insorgenza, e fattori di protezione, che la diminuiscono. Queste variabili sono di natura biologica/genetica, psicologica e sociale. In linea con tale modello, i fattori di rischio per l’insorgenza ed il mantenimento di una dipendenza sono:

  • biologici: la predisposizione biologica al disturbo da uso di sostanze è caratterizzata da un’alterazione nella produzione di alcuni neurotrasmettitori endogeni (soprattutto la dopamina), responsabili del sistema di gratificazione e ricompensa sopracitato.
  • ambientali: situazione socio-economica, esposizione ad eventi stressanti e traumatici, familiarità per dipendenze o altri disturbi psichiatrici.

Attualmente il trattamento delle dipendenze è di tipo multidisciplinare e prevede l’integrazione di interventi di pertinenza psichiatrica, psicologica/psicoterapeutica, riabilitativo psichiatrica e internistica, ai quali può essere utile aggiungere un intervento di tipo residenziale o semi residenziale.

La Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS) è una tecnica non invasiva di stimolazione elettromagnetica, a corrente indotta, del cervello e del sistema nervoso  (Fiore, 2017). La TMS dispone di una serie di coil, o elettrodi, che si posizionano sulla testa, in corrispondenza della regione cerebrale di interesse. I coil rilasciano una corrente elettrica che genera un campo magnetico. Il campo magnetico raggiunge le aree cerebrali desiderate e inibisce il loro funzionamento.

La TMS è utilizzata a scopo di ricerca per indagare le funzioni dell’area cerebrale stimolata, ed a scopo clinico per trattare disturbi quali la depressione, il morbo di Parkinson, etc. A scopo clinico è utilizzata la TMS ripetuta (rTMS), ossia più sessioni di TMS ad alta o bassa frequenza. Tale trattamento consente di modulare la riorganizzazione neuronale, facilitando o inibendo circuiti neuronali responsabili di una funzione cognitiva o di un sintomo.

Utilizzando i coil della rTMS il campo magnetico generato raggiunge la corteccia cerebrale, ma non le aree sottostanti, coinvolte nelle dipendenze patologiche. La deep TMS (dTMS) consente la stimolazione di aree cerebrali profonde, mediante l’utilizzo di un tipo particolare di coil, chiamato Hesed-coil (H-coil), che genera campi magnetici in grado di raggiungere la profondità di 6 cm sotto lo scalpo: 4/4,5 cm più in profondità rispetto alla TMS (Roth,  Zangen & Hallett, 2002). Negli ultimi anni è stata dimostrata l’efficacia del trattamento con dTMS per diversi disturbi, incluse le dipendenze.

Molti studi hanno indagato l’efficacia del trattamento con dTMS in pazienti con disturbi da uso di sostanze quali alcol, nicotina, cocaina, resistenti al trattamento farmacologico e psicoterapeutico (Fiocchi et al., 2018; Kedzior, Gerkensmeier & Schuchinsky, 2018; Tendler, Barnea Ygael, Roth & Zangen, 2016). In questi studi vengono stimolate le aree subcorticali e corticali protagoniste del circuito dopaminergico della ricompensa: area tegmentale ventrale, nucleo accumbens, amigdala, insula, corteccia prefrontale, corteccia cingolata anteriore. I risultati mostrano che generalmente i protocolli di dTMS ad alta frequenza riducono il craving di sostanze, i sintomi depressivi comorbidi, sia a breve che a lungo termine (dopo 6-12 mesi), mentre i protocolli ad alta frequenza riducono il craving esclusivamente a breve termine. Poiché diversi tipi di sostanze alterano il circuito dopaminergico in modalità differenti, i protocolli di trattamento con dTMS devono essere adattati alla specificità di ogni sostanza. Le modifiche strutturali più durature nel tempo sono state ottenute con protocolli di somministrazione di dTMS ripetuta nel tempo per almeno 20 sessioni ed ad ampio raggio. Questo trattamento, oltre a ridurre il craving, riabilita e stimola la funzione cognitiva deputata al controllo del proprio comportamento, fondamentale per ridurre i comportamenti compulsivi dell’uso della sostanza.

Benché la letteratura sull’argomento al momento presenti dei limiti (studi con campioni poco ampi, senza gruppo di controllo, etc.) e siano necessari ulteriori studi di approfondimento, i dati ad oggi disponibili mostrano come il trattamento con dTMS per le dipendenze sia efficace nel diminuire il craving e riacquisire il controllo sui propri comportamenti. Tale tecnica, in associazione a trattamento farmacologico e psicoterapeutico, nell’ottica di un trattamento multidisciplinare, contribuirebbe ad alleviare i sintomi dei disturbi da uso di sostanze.

 

Per saperne di più su TMS e trattamento delle dipendenze, visita il Centro TMS

 

 

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