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Olivia Benson: quando proteggere gli altri diventa un dovere imprescindibile – La LIBET nelle narrazioni

Attraverso la LIBET si analizza la costruzione psicologica del personaggio di Law and Order Olivia Benson per arrivare ad ipotizzare il suo funzionamento

Di Samantha Muscedere

Pubblicato il 10 Feb. 2020

Olivia Benson è la protagonista di Law and Order: Unità Vittime Speciali, una serie televisiva che racconta di crimini a sfondo sessuale che avvengono nella città di New York.

La LIBET nelle narrazioni – (Nr. 5) Olivia Benson

 

A differenza di molte colleghe di altre serie tv poliziesche, il personaggio di Olivia, fin dalle primissime puntate, riesce a coinvolgere lo spettatore per la sua complessa costruzione. Non incarna infatti lo stereotipo di qualche anno fa della donna con la pistola, sempre ai margini e mai protagonista, ma rappresenta una donna con un passato difficile che riesce a raggiungere una posizione lavorativa di prestigio diventando capo dell’unità vittime speciali grazie esclusivamente alle sue doti. Il passato della protagonista è molto doloroso e ha contribuito al suo ‘dover essere sempre forte e indipendente’.

Olivia è figlia di uno stupratore e di una madre alcolista e fin da subito capisce di dover provvedere da sola a se stessa. Diventa forte e autonoma, due caratteristiche fondamentali per intraprendere il lavoro di detective. Un altro aspetto che la contraddistingue è la sua capacità di empatizzare con le vittime, vivendo ogni caso con passione e determinazione: proteggere gli altri sempre è un dovere imprescindibile.

Utilizzando la LIBET possiamo analizzare in modo più approfondito la costruzione psicologica del personaggio e capirne il suo funzionamento.

Il tema che potremmo immaginare osservando con occhio critico la serie, è quello della minaccia, l’idea di sentirsi deboli e fragili che nel caso specifico potrebbe essere associato all’emozione della paura. Il tema rappresenta lo stato mentale doloroso, che appartiene ed è diverso per ognuno di noi, e viene appreso nella storia di vita. La sofferenza è data, in questo caso, dall’intollerabilità di sentirsi fragile e provare paura.

I piani invece, rappresentano le strategie con le quali ci si tiene lontani dalla propria vulnerabilità. ‘Devo essere sempre forte e proteggere tutti’ diventa l’imperativo al quale obbedire costantemente e senza scelta. La problematicità è proprio nella rigidità di queste strategie che vengono vissute come inevitabili e assolute. Diventa perciò molto difficile per Olivia chiedere aiuto perché questo la farebbe sentire fragile e per lei non è tollerabile. Per questa ragione adotta un rigido piano prescrittivo di controllo su di sé e sul mondo esterno che la tiene lontano dagli altri e la fa sentire forte e impavida. Durante la sua infanzia questo piano risulta funzionale e adattivo perché le permette di sopravvivere in un ambiente difficile connotato da forte deprivazione.

Con il passare del tempo però, l’irrigidimento del piano porta inevitabilmente alla sua rottura e va incontro a invalidazione. Durante una missione in incognito molto pericolosa, Olivia rischia di subire un’aggressione sessuale e questo la espone al suo tema doloroso (il senso di minaccia, fragilità e paura); Olivia inizia a sviluppare alcuni sintomi che cominciano ad influenzare il suo lavoro e la fanno soffrire.

A questo punto Olivia decide di rivolgersi a uno psicoterapeuta per cercare di risolvere il problema e smettere di star male. Quello che scoprirà, durante i vari incontri, la spingerà a comprendere quali sono i costi a lungo termine dell’usare strategie rigide; e magari anche ad accettare che esistono altre possibilità fra le quali scegliere, che possono farle raggiungere nuovi scopi e obiettivi di vita altrettanto significativi e importanti.

 

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