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L’uso di antidepressivi durante lo sviluppo può compromettere il desiderio sessuale delle donne in età adulta

Uno studio si è proprosto di esplorare le differenze nel desiderio e nel comportamento sessuale in adulti che hanno fatto uso di antidepressivi SSRI.

Di Virginia Armellini

Pubblicato il 24 Feb. 2020

La letteratura dimostra che l’uso di antidepressivi potrebbe avere delle conseguenze negative sulle funzioni e sul desiderio sessuale, sia negli uomini che nelle donne.

 

Sebbene gli antidepressivi possano avere un impatto su tutti gli aspetti della funzionalità sessuale – dal desiderio, all’eccitazione e all’orgasmo, alla soddisfazione e al piacere sessuale – i loro effetti sul desiderio sono di particolare rilevanza nelle donne. Gli inibitori selettivi del reuptake della serotonina (SSRI) sono una classe di farmaci che vengono generalmente utilizzati come antidepressivi ed è stato dimostrato che questa tipologia di antidepressivi può avere effetti negativi indesiderati sul desiderio sessuale. Alcuni studiosi ipotizzano che gli effetti negativi dell’uso di antidepressivi SSRI sulla sessualità possano continuare anche dopo l’interruzione degli stessi, suggerendo la presenza degli effetti a lungo termine che questi farmaci possono avere sulla struttura o sulla funzione di sistemi neurali importanti coinvolti nella funzione sessuale. In particolare, è stato ipotizzato che i trattamenti antidepressivi SSRI possano alterare circuiti cerebrali coinvolti nel desiderio sessuale, come la motivazione sessuale o il circuito di elaborazione della ricompensa. Nonostante la neuroplasticità cerebrale sia maggiore durante l’età nello sviluppo, ci sono evidenze di una significativa neuroplasticità dei circuiti della ricompensa anche negli adulti, la quale contribuisce al mantenimento dell’effetto antidepressivo anche dopo l’interruzione dei farmaci che, di conseguenza, può interferire sulla funzionalità sessuale.

Tierney e Lorenz (2020), hanno provato a rispondere alla seguente domanda: qual è l’effetto dell’uso di antidepressivi sullo sviluppo dei sistemi neurali coinvolti nelle funzioni sessuali? Lo scopo del presente studio è esplorare le differenze nel desiderio sessuale e nel comportamento sessuale in adulti che hanno fatto uso di antidepressivi vs adulti che non hanno fatto uso di antidepressivi nell’infanzia e nell’adolescenza, approfondendo gli effetti a lungo termine di questi farmaci.

Lo studio è tratto da un ampio sondaggio online di giovani adulti. Il campione finale comprendeva 610 partecipanti (66% donne), la cui età media era di 20 anni.

I soggetti hanno completato una batteria di test di screening relativi alle caratteristiche demografiche e salute mentale. Nello specifico, i test indagavano la presenza di sintomi depressivi e/o ansiosi, la durata di essi, l’età di insorgenza e l’eventuale cura farmacologica prima e dopo i 16 anni, incluso l’uso di SSRI. Per la valutazione del desiderio e del comportamento sessuale, i partecipanti hanno completato il Sexual Desire Inventory (Spector et al., 1996), il quale è composto da tre sottoscale: desiderio sessuale diadico, desiderio sessuale solitario (masturbazione) e desiderio sessuale diadico generale per una persona attraente. Inoltre, ai partecipanti veniva chiesto di indicare se attualmente sono coinvolti in una relazione sessualmente attiva, il numero di volte in cui si masturbano e la frequenza dell’attività sessuale con il proprio partner.

I risultati dimostrano che l’uso di antidepressivi nell’infanzia non era significativo nel predire il desiderio sessuale negli adulti di sesso maschile o la frequenza della masturbazione. Tuttavia, questa scoperta dovrebbe essere trattata con cautela in quanto vi era un numero molto limitato di uso di antidepressivi non-SSRI prima dei 16 anni di età.

Nelle donne, invece, vi è un effetto significativo dell’uso di SSRI nell’infanzia sul desiderio sessuale nell’età adulta. Nello specifico, le donne che hanno fatto uso di antidepressivi SSRI prima dell’età di 16 anni riportano un desiderio sessuale solitario (masturbazione) significativamente più basso e anche un minor desiderio generale per una persona attraente. Il desiderio sessuale nei confronti del proprio partner era simile sia per le donne che hanno fatto uso di SSRI nell’adolescenza sia per le donne che non ne ha fatto uso. Al contrario, non ci sono effetti significativi per chi ha fatto uso di antidepressivi non-SSRI nell’infanzia o nell’adolescenza sulle variabili sessuali in donne adulte. Pertanto, queste scoperte sembrano essere limitate all’uso dell’SSRI precedentemente ai 16 anni di età e non ad altre tipologie di antidepressivi e relative solo al desiderio sessuale solitario e masturbazione, non al comportamento sessuale con il proprio partner.

Questi risultati, in accordo con la letteratura precedente, evidenziano inoltre un effetto specifico dell’uso di SSRI sullo sviluppo dei sistemi di motivazione sessuale e ricompensa, ma non sullo sviluppo dei circuiti relativi all’interesse per le relazioni stabili. Dunque, è possibile che l’uso di SSRI durante l’età adolescenziale interrompa il normale sviluppo dei circuiti coinvolti nella funzionalità sessuale, in particolare quello della motivazione sessuale e della ricompensa, che, di conseguenza, possono costituire un importante fattore di rischio per una disfunzione del desiderio sessuale in donne adulte, dimostrando gli effetti a lungo termine dell’uso dell’antidepressivo SSRI. In altre parole, l’esposizione allo SSRI nello sviluppo può diminuire il desiderio intrinseco nelle donne, ma non alterare la loro reattività sessuale avviata dal partner.

I punti di forza del presente studio sono la numerosità del campione, l’uso di misure attendibili e l’attenta valutazione della storia della salute mentale del paziente durante l’infanzia. Tuttavia, ci sono anche diversi limiti: i partecipanti erano giovani adulti il cui sviluppo sessuale e sentimentale era probabilmente non completo; inoltre, il campione era costituito principalmente da studenti universitari, prevalentemente di etnia caucasica, che non possono essere rappresentativi dell’intera popolazione. Infine, non c’erano dati sulla durata del trattamento farmacologico o sulla dose, tutti fattori importanti per studi futuri.

 

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