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Il transfert nel trattamento dei disturbi gravi di personalità: dialogo con Otto Kernberg – Report

Otto Kernberg a Roma ha parlato al pubblico del ruolo esercitato dal transfert nel trattamento dei disturbi gravi di personalità.

Di Annalisa Bertuzzi

Pubblicato il 16 Gen. 2020

Lo scorso 14 dicembre il CdPR – Centro di Psicoanalisi Romano – ha organizzato una giornata di studio incentrata sul ruolo esercitato dal transfert nel trattamento dei disturbi gravi di personalità, con protagonista Otto Kernberg.

 

Dopo i saluti iniziali del Prof. Meterangelis, presidente del CdPR, il Prof. Kernberg comincia il proprio intervento con la definizione di personalità sana e patologica, per poi descrivere le caratteristiche della personalità affetta dal narcisismo patologico e come esse si traducano a livello di identità, di affetti e di comportamenti.

L’approccio terapeutico proposto, di impostazione psicodinamica, presuppone l’utilizzo del transfert del paziente, del controtransfert del terapeuta e di libere associazioni. Nello specifico, il transfert narcisistico è caratterizzato dall’incapacità, da parte del paziente, di accettare la dipendenza dal terapeuta. Il paziente tende ad operare una svalutazione del processo terapeutico, attraverso dinamiche di cui è inconsapevole. Si può attivare invidia per l’abilità del terapeuta e una conseguente oscillazione tra senso di superiorità e complementare senso di inferiorità.

Dopo aver descritto le caratteristiche dei principali tipi di transfert nei disturbi gravi di personalità, il Prof. Kenberg delinea, attraverso l’illustrazione di alcuni casi clinici, come il paziente si pone rispetto alle relazioni, inclusa la relazione con il terapeuta, alla luce dei tratti di personalità da cui è caratterizzato. Il paziente narcisista, ad esempio, arriva in terapia perché prova un vuoto relazionale causato dalla difficoltà di strutturare relazioni profonde con persone significative. Il transfert schizoide, invece, è caratterizzato dalla frammentazione degli affetti, cui corrisponde un senso frammentato del sé, come pure frammentaria è l’esperienza degli altri significativi.

Otto Kernberg il ruolo del transfert per trattare i disturbi gravi di personalita

Immagine 1: l’intervento di Otto Kernberg alla conferenza

Si  tratta di pazienti che appaiono distanti e che possono determinare, nel terapeuta, un senso di confusione; al paziente può capitare di sentirsi invaso o controllato, se avverte il terapeuta come “troppo vicino”. La chiarificazione verbale, in un quadro come questo, può risultare difficoltosa e il terapeuta è chiamato, ponendo attenzione al proprio controtransfert, ad avere particolare apertura rispetto agli stati affettivi che si sviluppano in lui in seguito alla relazione col paziente.

La seconda parte dei lavori è incentrata sull’esposizione, da parte della dott.ssa Anna Maria Segni, di un caso clinico di cui il Prof. Kernberg effettua la supervisione. La paziente presenta, secondo Kernberg, un isolamento relazionale di matrice narcisistica, non schizoide; è idonea ad un trattamento psicodinamico tradizionale. La terapia si trova in una situazione di stallo in cui il controtransfert della terapeuta è caratterizzato da un intenso senso di noia e di costrizione. Kernberg afferma che il controtransfert rispetto ad un paziente narcisista è, di frequente, connotato dalla sensazione di essere “controllati” dal paziente.

La paziente in questione presenta una modalità estremamente richiedente di entrare in terapia: si aspetta comprensione assoluta e delega all’analista la responsabilità esclusiva della buona riuscita dell’analisi. In questa ottica il terapeuta non è colui che aiuta il paziente ad acquisire consapevolezza, ma è quello che “deve avere le risposte giuste”; la paziente non è mai soddisfatta degli interventi dell’analista, coerentemente con un transfert di tipo narcisistico.

Otto Kernberg il ruolo del transfert per trattare i disturbi gravi di personalita

Immagine 2: l’intervento di Otto Kernberg alla conferenza

Il tema dell’invidia è dominante e si presenta spesso, declinato nella relazione con l’analista, con le colleghe di lavoro e con il mondo in generale. Il Prof. Kernberg commenta, a questo proposito, che l’invidia rappresenta un sentimento universale, ma, nella personalità narcisistica, essa è centrale perché:

  • è una manifestazione di aggressività che nasce dal riconoscimento, accompagnato da un conseguente senso di frustrazione, di qualcosa di buono di cui si è privi;
  • il narcisista non è mai stato amato, dato che l’amore è stato sostituito da ammirazione;
  • il  narcisista spesso è cresciuto come un’estensione del genitore, cosa che lo porta ad interpretare l’indipendenza come rottura del legame.

Il linguaggio viene usato come un meccanismo di difesa per tenere a distanza sia il terapeuta che le relazioni in generale; nel caso in esame la paziente non accetta gli interventi della propria analista perché, se lo facesse, dovrebbe accettare che l’analista è dotata di competenze di cui lei è priva, cosa che la espone al rischio di essere controllata.

I pazienti non caratterizzati da tratti narcisistici desiderano avere uno scambio con il terapeuta; vogliono condividere se stessi con l’analista per ricevere comprensione. Le personalità narcisiste, al contrario, non riescono a provare questo desiderio di relazione perché temono la dipendenza.

Il paziente parla per avvincere l’analista o parla per sé stesso ad un analista percepito, al massimo, come un ascoltatore interessato. Di conseguenza l’analista prova noia per l’assenza di relazione e per il senso di impotenza nato dal fatto che il paziente ha un modo aggressivo di imporre la propria presenza.

E’ necessario interpretare il transfert del paziente per far funzionare il processo terapeutico, presentando le interpretazioni sotto forma di ipotesi di lavoro, nonostante l’analista possa avere timore di nuocere al paziente; è importante, per l’analista, tenere presente che anche i pazienti più gravi dispongono di meccanismi di difesa potenti, grazie ai quali sono in grado di essere parte attiva del processo terapeutico, ponendosi con senso critico rispetto all’analista e ai suoi interventi.

Immagine 1: l'intervento di Otto Kernberg alla conferenza

Immagine 3: l’intervento di Otto Kernberg alla conferenza

Immagine 4: l'intervento di Otto Kernberg alla conferenza

Immagine 4: l’intervento di Otto Kernberg alla conferenza

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Annalisa Bertuzzi
Annalisa Bertuzzi

PSICOLOGA PSICOTERAPEUTA AD INDIRIZZO UMANISTICO - INTEGRATO

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