expand_lessAPRI WIDGET

Blue Mind: Mente e Acqua (2016) di J. N. Wallace – Recensione del libro

La Blue Mind: calma, serenità, armonia e un senso di generale felicità e soddisfazione nei confronti della vita nell'istante presente.

Di Annalisa Balestrieri

Pubblicato il 22 Ott. 2019

L’acqua ci rende più felici e stimola il nostro cervello. E’ quanto afferma Wallace J. Nichols nel suo libro Blue Mind. Mente e acqua, frutto di una ricerca e di una collaborazione decennale che ha coinvolto neuroscienziati, psicologi, biologi marini, educatori, atleti, imprenditori tutti impegnati nella ricerca di un’unica risposta: cosa accade al nostro cervello quando incontra l’acqua?

 

La “Blue Mind” e il benessere che arriva dall’Acqua

Estate: voglia di vacanze, di riposo, di mare. Sappiamo tutti quanto questo possa avere effetti rigeneranti per il nostro corpo e, ancora di più, per la nostra mente. Ma secondo uno studio recente, non sarebbe solo staccare dagli impegni quotidiani e avere più tempo per noi a produrre questi effetti benefici, bensì la vicinanza con l’acqua. L’acqua ci rende più felici e stimola il nostro cervello. E’ quanto afferma Wallace J. Nichols nel suo libro Blue Mind. Mente e acqua, frutto di una ricerca e di una collaborazione decennale che ha coinvolto neuroscienziati, psicologi, biologi marini, educatori, atleti, imprenditori tutti impegnati nella ricerca di un’unica risposta: cosa accade al nostro cervello quando incontra l’acqua? Una ricerca volta a cogliere le capacità rigeneranti e la positività dello stato d’animo prodotta dalla vista di ambienti naturali e urbani diversi, ha evidenziato come i soggetti coinvolti nell’esperimento, davanti ad oltre cento fotografie, abbiano assegnato punteggi più alti ai paesaggi naturali e, in particolare, a paesaggi che includevano la presenza di acqua.

Il Blu contro lo stress della vita quotidiana

Facciamo un passo indietro e concentriamoci sulle cause di stress che incontriamo quotidianamente: il tempo che non basta mai, le continue richieste che ci arrivano da ogni parte, l’ambiente circostante che ci opprime, la distanza forzata dalla natura. Si, è proprio guardando immagini di paesaggi che ci sentiamo rasserenati, ancora di più se in questi paesaggi troviamo la presenza dell’acqua. La vista dell’acqua ispira, emoziona, tranquillizza. Il libro racchiude questi effetti nel termine Blue Mind. Ma che cos’è la Blue Mind? L’autore ci descrive così questa connessione umano-acqua:

La Mente Blu, uno stato leggermente meditativo caratterizzato da calma, serenità, armonia, e da un senso di generale felicità e soddisfazione nei confronti della vita nell’istante presente.

Sappiamo bene che l’acqua è un elemento indispensabile alla nostra vita ma non è tutto. Gli studiosi di cromoterapia ci dicono che il colore blu che viene normalmente associato all’acqua, essendo un colore freddo e astringente produce un effetto calmante sulla mente, ispira serenità e fiducia, libera dalle tensioni arrivando a produrre effetti positivi su problematiche quali orticaria, eczemi, psoriasi,  ipermotività.

Secondo gli psicologi coinvolti in questo studio, le onde elettromagnetiche che fluiscono dal colore blu, migliorano il sonno e la capacità gestire le nostre emozioni favorendo uno stato quasi meditativo di calma e serenità. Davanti alla grande distesa del mare  la nostra attenzione è rivolta ad un oggetto fisso, poco variabile, che ci eleva a quello stato mentale tipico della meditazione e ci allontana dai pensieri che normalmente intossicano la nostra mente. L’acqua aiuta a concentrarsi. Esperimenti fatti su alunni che dovevano effettuare dei test di esercizi scritti che richiedevano una buona concentrazione, hanno evidenziato come il gruppo a cui erano state fatte osservare in precedenza foto di paesaggi avesse avuto risultati migliori del gruppo che aveva osservato immagini di città. Non è tutto: la vicinanza con l’acqua induce il nostro cervello a produrre dopamina, serotonina e ossitocina, sostanze che sono associate alla sensazione della felicità.

L’Acqua, il nostro cervello e il default mode

Seduti di fronte al mare, ascoltando il rumore delle onde, sentendo l’odore dell’acqua e il verso dei gabbiani, lasciamo andare i pensieri alla deriva e ci ritroviamo nella rete di default-mode, la rete che si attiva quando non stiamo prestando attenzione a qualcosa. Oggi gli scienziati ipotizzano che la rete di default-mode permetta al cervello di consolidare le esperienze e di prepararsi quindi a reagire agli stimoli ambientali. E’ anche dimostrato che questa funzione interagisce con l’ippocampo, parte essenziale allo sviluppo neuroplastico del cervello, che aiuta a creare nuovi ricordi e nuovo apprendimento. Il cervello deve essere lasciato libero di vagare per elaborare in modo efficace la quantità di informazioni in entrata traducendole in esperienza. Nuove connessioni si insinuano nella mente conscia quando l’attenzione è altrove, la rete di default risulta quindi determinate per la creatività e la risoluzione dei problemi. Divagare da un problema porta a trovare soluzioni più creative che non focalizzarsi esclusivamente su di esso.

Quante volte ci è capitato che un’intuizione, una nuova idea o una soluzione di un problema apparissero nella nostra testa apparentemente dal nulla? E’ la rete di default-mode che si inserisce permettendo al nostro cervello di allacciare connessioni tra elementi diversi per creare qualcosa di interamente nuovo.

L’origine ancestrale del concetto di “bello”

Secondo alcuni esperimenti citati nel libro, quando ai soggetti coinvolti è stato chiesto di descrivere un “bel” paesaggio, nelle descrizioni si sono presentati degli elementi ricorrenti quali spazi aperti ricoperti di erba bassa e costellati di alberi. Se a questi elementi veniva aggiunta l’acqua l’attrattiva di quel paesaggi schizzava alle stelle. L’ipotesi formulata è che questo paesaggio contenga tutti quelli che erano originariamente considerati elementi indispensabili alla sopravvivenza umana: erba e alberi per cibarsi e per attirare animali di cui nutrirsi, alberi su cui arrampicarsi per vedere il pericolo in anticipo o per sfuggire ai predatori, la presenza d’acqua nelle vicinanze, indispensabile alla vita. Mentre gli esseri umani sviluppavano una preferenza evolutiva per un certo tipo di paesaggio che comprendeva l’acqua, il cervello umano veniva a sua volta plasmato dalle esigenze ambientali. Con la riproduzione e l’evoluzione della specie, una parte di quel cablaggio è stato trasmesso ai discendenti sotto forma di un cervello più complesso.

Fai un profondo respiro e immaginati il salto…
l’acqua riempie la luce, il suono, l’aria e la tua mente.
Adesso apri gli occhi, tutt’intorno a te vedi solo blu. Respira. Ascolta.
Vivi il senso di benessere che l’essere immerso nell’acqua ti trasmette.
Inutile negarlo, forse inutile persino chiedersi il perché, ma sei felice. (Wallace. J. Nichols)

 

Si parla di:
Categorie
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Wallace J. N. (2016), Blue Mind - Mente e Acqua, Cesena: Macro Edizioni
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
Shinrin Yoku (2018) e i benefici di un bagno nella foresta - Recensione FEAT
Shinrin Yoku (2018): arriva dal Giappone la nuova tecnica per ritrovare il benessere all’insegna della natura – Recensione del libro

Nel libro Shinrin Yoku vengono suggeriti alcuni esercizi per meditare all’insegna della natura e coltivare il proprio benessere nella consapevolezza di sé.

ARTICOLI CORRELATI
Emozioni, effetto esposizione e familiarità nell’ascolto di una canzone

La familiarità con una canzone e l'effetto esposizione sembrano favorire il nostro apprezzamento verso di essa

Psicopatia e disturbo antisociale di personalità: un’analisi clinica e cinematografica dei disturbi

Discriminare tra la psicopatia e il disturbo antisociale di personalità tramite il supporto di parallelismi cinematografici

WordPress Ads
cancel