Un recente studio ha mostrato come l’utilizzo di un programma di educazione alimentare e di esercizi fisici strutturati migliorino il tono dell’umore e lo stato di benessere percepito in pazienti psichiatrici.
Dunque, questa ricerca ha voluto testare se lo svolgimento di esercizi fisici e la somministrazione di una dieta alimentare strutturata potessero fungere, unitamente alla psicoterapia, da strategie di coping per pazienti con patologie psichiatriche. In particolare, sembrerebbe che il programma fisico-alimentare somministrato abbia agito positivamente sull’umore e sul benessere percepito dai pazienti.
Lo studio
Il campione dello studio (N=100) è stato reclutato dal reparto di psichiatria del centro medico appartenente all’università del Vermont. Ai pazienti sonno state diagnosticate, da DSM 5, problematiche psichiatriche (depressione, disturbo bipolare, ansia generalizzata, disturbo schizoaffettivo, psicosi) e disturbi di personalità. Lo studio è durato 12 mesi e i partecipanti, volontariamente, hanno aderito ai programmi di allenamento e di educazione nutrizionale della durata di 60 minuti, che venivano svolti quattro volte alla settimana.
Per valutare l’efficienza del programma, ai pazienti sono stati somministrati questionari self report che valutassero l’autostima, l’umore e l’immagine di sé, prima e dopo ogni sessione di allenamento.
Risultati
Al termine dello studio, più del 90% dei pazienti ha riportato sia un miglioramento del tono dell’umore, sia feedback positivi rispetto alla percezione del proprio corpo. Inoltre, dall’analisi del questionario di soddisfazione è emerso che il 97,6% dei partecipanti si è mostrato interessato alla possibilità di poter proseguire il programma fisico-alimentare.
In conclusione, l’esercizio fisico e l’educazione nutrizionale potrebbero rappresentare una valida strategia di promozione del benessere psicofisico nei pazienti psichiatrici. Tuttavia, è bene sottolineare che tale approccio risulta essere funzionale se concomitante ad un percorso di psicoterapia e, qualora fosse necessario, ad una terapia farmacologica. Dunque, un approccio multidisciplinare che promuove la connessione mente-corpo sembrerebbe utile a stimolare sia lo sviluppo di strategie cognitive che somatosensoriali dinamiche ed adattive.