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4th International Conference of Metacognitive Therapy – Prima giornata – Keynote del prof. Costas Papageorgiou sull’intervento MCT di gruppo per il Disturbo Ossessivo Compulsivo

Report dal IV Convegno Internazionale di Terapia Metacognitiva di Praga. Il prof. Papageorgiou illustra l'intervento MCT di gruppo per il DOC..

Di Alessia Offredi

Pubblicato il 02 Mag. 2019

Nel corso del quarto convegno internazionale di Terapia Metacognitiva, organizzato dall’MCT Institute a Praga, il Keynote del prof. Costas Papageorgiou sull’intervento MCT di gruppo per il Disturbo Ossessivo Compulsivo

 

Il Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC) è un disturbo d’ansia che presuppone la presenza di pensieri intrusivi indesiderati, i quali provocano sensazioni estremamente negative e/o di rituali (comportamentali o mentali) volti a gestire le emozioni provate. I pensieri intrusivi e i rituali sono causa di forte disagio per il paziente e hanno un significativo impatto sul funzionamento psicosociale e sulla qualità della vita. Attualmente, le linee guida suggeriscono per il trattamento del DOC la terapia cognitivo comportamentale (TCC), con tecniche di ristrutturazione cognitiva e esposizione e prevenzione della risposta.

La letteratura identifica diversi temi nucleari dei pensieri disfunzionali tipici del DOC, quali un irrealistico senso di responsabilità, una forte intolleranza all’incertezza e la sovrastima del pericolo: sono questi difatti i costrutti target più discussi in terapia.

L’ ARTICOLO CONTINUA DOPO LE IMMAGINI DALLA CONFERENZA:

Terapia Metacognitiva e l intervento di gruppo per il DOC - Report da Praga IMM 1Imm. 1 – Immagine dal 4th International Conference of Metacognitive Therapy di Praga

Terapia Metacognitiva e l intervento di gruppo per il DOC - Report da Praga IMM 5Imm. 2 – Immagine dal 4th International Conference of Metacognitive Therapy di Praga

Terapia Metacognitiva e l intervento di gruppo per il DOC - Report da Praga IMM4Imm. 3 – Immagine dal 4th International Conference of Metacognitive Therapy di Praga

 

Papageorgiou e l’intervento di gruppo per il DOC: il confronto tra TCC e MCT

Gli studi dimostrano che per il trattamento del DOC non ci sono differenze nei risultati tra setting individuale e gruppale, per questo motivo la clinica privata di Manchester, dove opera il Prof. Costas Papageorgiou, propone da oltre dieci anni percorsi di gruppo per il disturbo ossessivo compulsivo.

I criteri di inclusione sono relativi all’età e alla diagnosi primaria di DOC, senza escludere la presenza di altri disturbi gravi o di comorbilità, come spesso viene rilevata, con sintomi depressivi o ansia generalizzata. Allo stesso modo, sono inclusi anche pazienti con bassi livelli di motivazione o che non hanno ricevuto benefici dai trattamenti precedenti. L’assessment è composto da una batteria di questionari somministrati pre e post trattamento: Yale-Brown Obsessive Compulsive Scale (golden standard per la rilevazione dei sintomi ossessivo compulsivi), BDI (per i sintomi depressivi), Work and Social Adjust Scale (che misura il funzionamento sociale e lavorativo), Global Improvement Scale (solitamente usato per studi farmacologici e adattato, viene somministrato solo al termine del trattamento, in quanto misura il miglioramento percepito), e Likelihood to recommend treatment (su una scala da 0 a 100, misura la soddisfazione del trattamento ricevuto).

L’intervento basato sul modello della terapia cognitivo comportamentale

Dal 2008 al 2013, Costas Papageorgiou e colleghi hanno raccolto di dati di 125 pazienti, dei quali il 78,4% in cura anche con un trattamento farmacologico. L’intervento, basato sul modello della terapia cognitivo comportamentale era costituito da 12 incontri settimanali di 2 ore e venivano condotti da 2 facilitatori (un clinico e una ex paziente). Al termine del trattamento, i pazienti mostravano una diminuzione significativa dei punteggi alle scale sintomatologiche e un miglioramento del funzionamento globale, con un ampio effect size (2.38). Nell’indagine sul cambiamento percepito, il 20% del campione si descrive come migliorato moltissimo, il 52% come molto migliorato e il 28% minimamente migliorato. Tuttavia, la letteratura suggerisce la presenza di una porzione significativa di pazienti che non migliora con la TCC: in particolare, più di un terzo ha una risposta minima o nulla al trattamento cognitivo comportamentale (Wilhelm, 2000).

L’intervento basato sulla Terapia Metacognitiva

Per questo motivo è stato scelto di considerare un intervento alternativo, basato sulla Terapia Metacognitiva (Wells, 1997), già mostratasi efficace nei setting gruppali. A partire dal 2013, viene proposto dunque un trattamento metacognitivo, che prevede gli stessi criteri di inclusione. Dal 2013 al 2018 vengono coinvolti 95 pazienti, il 76,8% dei quali era sottoposto anche a un trattamento farmacologico. Gli stessi conduttori hanno quindi cambiato prospettiva, cornice teorica, tecniche di intervento, ma soprattutto modo di concettualizzare il disturbo e i fattori di mantenimento. Gli sforzi maggiori sono stati rivolti a mantenere durante gli incontri l’approccio metacognitivo adottato: diverse ricerche mostrano infatti gli effetti negativi sugli esiti dell’utilizzo di tecniche cognitivo comportamentali e metacognitive insieme.

Il trattamento metacognitivo prevede una puntuale concettualizzazione e familiarizzazione con il modello, l’introduzione della Detached Mindfulness, l’esposizione con concessione della risposta, la discussione di metacredenze di fusione (pensiero-azione, pensiero-evento). Anche in questo caso, i risultati mostrano un ampio effect size (2.89): il 25,3% dei pazienti si definisce migliorato moltissimo dopo il trattamento, il 65.3% migliorato molto e il 9,4% minimamente migliorato. Tra i due gruppi non è stata rilevata differenza significativa nei tassi di drop out (7.4% durante il trattamento metacognitivo, mentre in letteratura i dati si attestano solitamente intorno al 20-25%), nel numero medio di incontri, nel numero di partecipanti per gruppo e nella scala relativa alla soddisfazione del trattamento ricevuto. I dati rilevano inoltre un miglioramento significativamente maggiore nel gruppo che ha ricevuto il trattamento metacognitivo, anche considerando età, sesso, numero di diagnosi, depressione e farmaci.

Allo stesso modo, l’indice di funzionamento risulta significativamente più alto al termine del trattamento nel gruppo MCT, che vede anche una riduzione del numero di pazienti che non rispondono o rispondono solo parzialmente al trattamento.

L’ ARTICOLO CONTINUA DOPO LE IMMAGINI DALLA CONFERENZA:

Terapia Metacognitiva e l intervento di gruppo per il DOC - Report da Praga IMM 3Imm. 4 – Il team di Studi Cognitivi al 4th International Conference of Metacognitive Therapy di Praga

Terapia Metacognitiva e l intervento di gruppo per il DOC - Report da Praga IMM2Imm. 5 – Il team di Studi Cognitivi al 4th International Conference of Metacognitive Therapy di Praga

 

MCT e Disturbo Ossessivo Compulsivo: i suggerimenti di Costas Papageorgiou

L’intervento di Papageorgiou si conclude con diversi suggerimenti volti massimizzare l’efficacia del gruppo:

  1. Chiarire e puntualizzare i problemi presentati e assicurarsi che le ossessioni siano egodistoniche (diversamente dal rimuginio che nella maggior parte dei casi risulta egosintonico).
  2. Lavorare con un team che condivide formazione, conoscenze e approcci sul trattamento del DOC.
  3. Mantenere un gruppo con una numerosità compresa tra i 4 e i 12 partecipanti.
  4. Seguire in modo puntuale il manuale per il trattamento e chiedere frequenti supervisioni; risulta essenziale assicurarsi a ogni incontro che i pazienti abbiano chiari tutti i punti della concettualizzazione e il razionale degli interventi proposti di volta in volta.
  5. Mantenere un livello metacognitivo nella conversazione (Es. evitare di riferirsi all’intrusione “Ho investito un ciclista?”, ma sottolineare: “Ho avuto il pensiero o l’immagine di aver investito un ciclista”): è importante scegliere un linguaggio appropriato e essere consapevoli di eventuali “cadute” nel livello oggetto, per tornare velocemente al livello metacognitivo.
  6. Condurre più esperimenti comportamentali possibili.
  7. Sfruttare il gruppo per condurre formulazioni e discussioni a livello metacognitivo.
  8. Proporre percorsi di terapia metacognitiva in setting individuale, se necessario, dopo l’intervento di gruppo.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Wilhelm, S. (2000). Cognitive therapy for obsessive-compulsive disorder. Journal of Cognitive Psychotherapy, 14, 245-259.
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