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I pregiudizi sull’apprendimento nell’età evolutiva

I bambini già nelle prime fasi della loro vita hanno dei pregiudizi. Uno di questi riguarda gli strumenti utilizzati per l’apprendimento.

Di Vincenzo Amendolagine

Pubblicato il 31 Gen. 2019

In merito all’ apprendimento, i bambini hanno dei pregiudizi relativi alle modalità utilizzate per apprendere. In pratica, i piccoli hanno il preconcetto che si apprende più facilmente dalla televisione, computer o tablet piuttosto che dai libri.

 

I pregiudizi sono idee preconcettuali che prendono forma abbastanza precocemente. Già nelle prime fasi dell’età evolutiva si strutturano idee falsate sulla realtà, che i bambini mutuano dall’ambiente familiare, scolastico e dall’interazione con il gruppo dei pari.

Relativamente all’apprendimento, i bambini hanno dei pregiudizi relativi alle strumentalità utilizzate. In pratica, i piccoli pensano che si apprende più facilmente dalla televisione e dal computer piuttosto che dai libri. In realtà, dagli strumenti multimediali si apprende meno, in quanto il sistema simbolico utilizzato (immagini) e la velocità con cui le informazioni sono presentate non consentono l’elaborazione cognitiva personale, paradigma fondante dell’ apprendimento duraturo. Inoltre, i contenuti veicolati attraverso gli strumenti multimediali creano un notevole sovraccarico cognitivo che fa diminuire le performance dei bambini nei test di conoscenza lessicale e di comprensione.

Keywords: età evolutiva, pregiudizi, apprendimento, strumenti multimediali.

Pregiudizi e falsi miti dei bambini sull’ apprendimento

I pregiudizi sono idee preconcettuali che prendono forma abbastanza precocemente. Già nelle prime fasi dell’età evolutiva si strutturano idee falsate sulla realtà, che i bambini mutuano dall’ambiente familiare, scolastico e dall’interazione con il gruppo dei pari. I pregiudizi si esprimono con atteggiamenti che ipotecano negativamente la quotidianità degli individui. In ogni pregiudizio si riconoscono più componenti. Ogni pregiudizio è costituito da un polo cognitivo, che è rappresentato dal nucleo di idee e credenze aprioristiche, non basate sui dati di realtà. Inoltre, nel pregiudizio si riconosce un polo affettivo, che è formato dalle emozioni e dai sentimenti che le idee e le credenze producono. In ultimo, nel pregiudizio si riscontra un polo comportamentale, che è rappresentato dall’agire che tale insieme di idee attiva nel soggetto (Stevani, 2010).

Relativamente all’ apprendimento, i bambini hanno dei pregiudizi relativi alle strumentalità utilizzate. Sono ormai classiche le ricerche effettuate da Salomon negli anni Ottanta del secolo scorso. In pratica, i piccoli hanno il preconcetto che si apprende più facilmente dalla televisione che dai libri. La ricerca di Salomon (1984) stabilì che i bambini analizzati consideravano la TV un mezzo di apprendimento che richiede meno impegno e, quindi, una minore quantità di sforzo mentale investito, rispetto a quello occorrente quando lo strumento di apprendimento è il libro. Questo nucleo concettuale del pregiudizio ha come equivalente affettivo la nascita di emozioni positive, che accompagnano l’ apprendimento veicolato dagli strumenti multimediali, mentre l’ apprendimento effettuato attraverso i libri elicita emozioni negative. Il polo comportamentale del pregiudizio è rappresentato dal minore impegno dedicato all’ apprendimento, allorquando esso avviene in forma multimediale, perché considerato più facile.

In realtà, l’ apprendimento che si attua mediante l’utilizzo della televisione produce degli scarsi risultati, per via anche del minore impegno dedicato. Infatti, nella ricerca condotta da Salomon i bambini raggiungevano minori punteggi nei test di comprensione nel momento in cui l’ apprendimento si attuava per mezzo della televisione e punteggi maggiori allorquando l’ apprendimento si realizzava attraverso i libri. In pratica, per via del pregiudizio la quantità di sforzo mentale risultava decisamente inferiore quando l’ apprendimento avveniva mediante la TV. Il concetto di Salomon relativo alla televisione può essere applicato ai diversi media utilizzati nell’ apprendimento (computer, ebook, ipertesti) (Schwab e al., 2018). Secondo Singer (1980) dalla televisione si apprende meno, in quanto il sistema simbolico utilizzato (immagini) e la velocità con cui le informazioni sono presentate non consentono l’elaborazione cognitiva personale, paradigma fondante dell’ apprendimento duraturo. Inoltre, la ricerca di Bus e al. (2015) ha evidenziato che l’alfabetizzazione, che avviene utilizzando materiali multimediali, come, ad esempio, gli ipertesti, crea un notevole sovraccarico cognitivo che fa diminuire le performance dei bambini nei test di conoscenza lessicale e di comprensione.

Il costrutto di quantità di sforzo mentale investito (AIME)

Analizzando il costrutto di quantità di sforzo mentale investito (AIME), Salomon (1984) l’ha connotato come una funzione che dipende da più variabili, quali la natura del compito richiesto, il contesto nel quale avviene l’ apprendimento, l’autoefficacia personale percepita, concetto mutuato da Bandura (1982). In altri termini, ci si impegna di più allorquando si pensa che il compito proposto sia particolarmente difficoltoso, l’ apprendimento avviene in un contesto che è associato all’impegno, come può essere, ad esempio, l’ambiente scolastico e si ha la convinzione di essere in grado di affrontare i contenuti proposti.

Il costrutto di quantità di sforzo mentale investito è stato ulteriormente delineato da Cennamo (1993), che ha stabilito la stretta correlazione che esiste fra esso e alcuni fattori, come i simboli utilizzati (immagini o parole), natura del compito richiesto (attività di intrattenimento o di studio) e caratteristiche individuali (età, cultura personale dell’impegno). In altre parole, la quantità di sforzo mentale investita è inferiore nel momento in cui l’ apprendimento avviene mediante le immagini, è associato ad un’attività del tempo libero ed è fatto da persone che hanno una scarsa cultura dell’impegno.

Altri pregiudizi

Ci sono altri pregiudizi che accompagnano gli strumenti utilizzati per l’ apprendimento. I bambini attribuiscono maggiore veridicità alle informazioni veicolate dalla televisione piuttosto che a quelle lette in un libro (Cohen e Salomon, 1979). Inoltre, quando l’ apprendimento avviene attraverso i testi, il successo apprenditivo viene imputato a variabile interne all’individuo (capacità e impegno), mentre l’efficacia dell’ apprendimento multimediale dipende da cause esterne, quali la facilità o difficoltà del materiale proposto (Cohen e Salomon, 1979).

Un altro pregiudizio sull’ apprendimento presente nei bambini mette insieme i contenuti con gli strumenti utilizzati al fine di stabilire la validità di esso. In pratica, i bambini ritengono che le nozioni relative allo sport si apprendono meglio dalla televisione, mentre i contenuti riguardanti la lingua inglese e la matematica si imparano efficacemente dai libri (Beentjes, 1989).

Il pregiudizio relativo alla facilità dell’ apprendimento effettuato attraverso gli strumenti multimediali interviene anche nella ricerca delle informazioni. Secondo i bambini richiede meno quantità di sforzo mentale investito la ricerca di contenuti attraverso gli strumenti multimediali, piuttosto che quando la stessa ricerca viene compiuta utilizzando fonti bibliografiche (Rieh e al, 2012).

I pregiudizi determinano le autoprofezie che si avverano. Relativamente all’ apprendimento, i bambini apprendono meglio nella misura in cui ritengono la fonte dell’ apprendimento autorevole e questo si riflette sulle loro performance scolastiche, che migliorano quanto più la fonte dell’ apprendimento è considerata valida (Haimerl e Fries, 2010).

In conclusione

I bambini già nelle prime fasi della loro vita hanno dei pregiudizi. Uno di essi riguarda gli strumenti utilizzati per l’ apprendimento. In pratica, i piccoli pensano che si apprende più facilmente dalla televisione e dal computer piuttosto che dai libri. In realtà, come diverse ricerche dimostrano, dagli strumenti multimediali si apprende meno, in quanto il sistema simbolico utilizzato (immagini) e la velocità con cui le informazioni sono presentate non consentono l’elaborazione cognitiva personale e creano un notevole sovraccarico cognitivo che ipoteca negativamente l’ apprendimento.

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Vincenzo Amendolagine
Vincenzo Amendolagine

Medico, psicoterapeuta psicopedagogista. Insegna come Professore a contratto presso la Facoltà/Scuola di Medicina dell’Università di Bari Aldo Moro.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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