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Vincere le ossessioni (2018) di G. Melli: una guida per le persone che soffrono di DOC e per i loro familiari – Recensione del libro

Vincere le ossessioni è un libro che presenta il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC) e l'approccio terapeutico secondo la teoria cognitivo-comportamentale

Di Francesca Vinciullo

Pubblicato il 20 Dic. 2018

Il testo Vincere le ossessioni di Gabriele Melli, è organizzato in tre parti: nella prima troviamo una spiegazione chiara delle caratteristiche del Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC), nella seconda viene presentato un programma di trattamento secondo i principi della terapia cognitivo-comportamentale e nell’ultima parte, infine, si offrono consigli pratici per familiari e amici, più un’appendice conclusiva per eventuali approfondimenti sul tema.

 

Vincere le ossessioni è un libro che spiega i meccanismi e le caratteristiche del Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC) fornendo un programma di auto-aiuto, o aiuto guidato da un terapeuta, secondo la teoria cognitivo-comportamentale ed è indirizzato a chi soffre di questo disturbo, ma anche ai loro familiari e ai professionisti della salute. L’obiettivo è infatti duplice: da una parte si vuole proporre un percorso di cura senza un sostegno professionale, soprattutto per i casi meno complessi, dall’altra si offre ai professionisti della salute delle efficaci strategie di trattamento.

Il volume è organizzato in tre parti: nella prima troviamo una spiegazione chiara delle caratteristiche del disturbo, nella seconda viene presentato un programma di trattamento secondo i principi della terapia cognitivo-comportamentale e nell’ultima parte, infine, si offrono consigli pratici per familiari e amici e un’appendice conclusiva per eventuali approfondimenti sul tema. Tutto ciò è opera di Gabriele Melli, psicologo psicoterapeuta, docente presso numerose scuole di specializzazione in psicoterapia cognitivo-comportamentale nonché Presidente dell’Associazione Italiana Disturbo Ossessivo-Compulsivo (AIDOC): un nome una garanzia, insomma.

Conoscere il DOC

Nella prima parte del libro Vincere le ossessioni, l’autore ci spinge all’interno dei meccanismi del Disturbo Ossessivo-Compulsivo, dove scopriamo quali sono le diverse tipologie di DOC, la frequenza e le cause d’insorgenza. Una parte interessante riguarda quei disturbi che spesso sono confusi con il DOC, come la depressione o l’ipocondria, che spinge l’autore a fare una riflessione sull’importanza di distinguere il significato clinico del termine ossessione da quello meramente colloquiale, per evitare di sovrastimare le normali preoccupazioni che tutte le persone hanno e che nulla hanno a che fare con un disturbo così invasivo. Conoscere per saper riconoscere, insomma. La semplicità del linguaggio aiuta le persone a capire veramente la tematica, nonostante l’ampiezza dell’argomento; i concetti esposti sono precisi ed accessibili a chiunque sia interessato al tema o affronti il problema in prima persona.

In merito all’eziologia del Disturbo Ossessivo-Compulsivo è bene sottolineare che non esiste una causa singola e scientificamente dimostrata alla base del DOC, ma che invece si tratta di una costellazione di cause di carattere psicologico e neurobiologico. Segue quindi una rassegna dei principali studi in quest’ambito: si parte dal ricordare le scoperte di Freud, che vede il disturbo come conseguenza del crollo delle difese ed espressione degli impulsi libidici di natura anale, fino ad arrivare alle prime teorie cognitiviste degli inizi del ‘900 (Salkovskis e Steketee) che interpretano il DOC in termini di particolari meccanismi di pensiero disfunzionali. Da ricordare anche il contributo delle teorie neuro-biologiche che tentano di spiegare l’insorgere del Disturbo Ossessivo-Compulsivo in termini di alterazioni funzionali di specifiche aree cerebrali, ma che non risultano utili ai fini di un efficace trattamento psicoterapeutico.

L’ultimo capitolo della prima parte del volume inizia ad entrare nel merito del trattamento che prevede spesso l’utilizzo combinato di psicofarmaci ed un percorso psicoterapeutico di stampo cognitivo-comportamentale, talvolta necessari per un miglioramento psicofisico nel lungo tempo. L’autore passa in rassegna i principali contributi farmacologici che risultano efficaci nel trattamento del DOC, dove spesso troviamo vincente l’associazione tra antidepressivi SSRI (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina) e neurolettici, soprattutto con pazienti con scarsa consapevolezza della malattia.

Psicoterapia cognitivo-comportamentale: di cosa si tratta?

Per chi ancora non la conoscesse, la psicoterapia cognitivo-comportamentale rappresenta una forma di trattamento psicologico molto diffuso e scientificamente fondato, che si basa su alcuni assunti fondamentali:

  • è orientata alla scopo: il paziente concorda con lo psicoterapeuta obiettivi specifici, che possono mutare con il proseguo della terapia;
  • è pratica: lo scopo del trattamento si basa sulla risoluzione di obiettivi concreti;
  • è centrata sul “qui ed ora”: la terapia cerca di attivare tutte le risorse della persona al fine di imparare nuove strategie di gestione dei problemi attuali, per aiutarlo a uscire dalle sue “trappole mentali”;
  • è attiva: paziente e terapeuta sono entrambi parte attiva nel processo terapeutico. Non mancano homework per il paziente al fine di mettere in pratica, fuori dal setting terapeutico, le strategie apprese;
  • è collaborativa: paziente e terapeuta lavorano insieme, perseguendo i medesimi scopi condivisi e discussi;
  • è a breve termine: la durata è variabile ma perlopiù breve. Spesso il trattamento risulta concluso nell’arco di sei-dodici mesi. Per disturbi più gravi, che richiedono una presa in carico più estesa, risulta vantaggioso l’uso di psicofarmaci e altre forme di trattamento.

La psicoterapia cognitivo-comportamentale è costituita da due approcci: quello cognitivo e quello comportamentale. La psicoterapia comportamentale è basata sui principi dell’apprendimento, per cui si vanno a modificare i pensieri e le emozioni partendo dai comportamenti della persona. Nello specifico caso del DOC, una tra le tecniche più incisive è quella dell’esposizione e prevenzione della risposta. L’esposizione allo stimolo ansiogeno si basa sul principio che l’ansia comincia a diminuire dopo un lungo contatto con lo stimolo stesso ma, affinché la tecnica sia efficace, è necessario combinarla con la prevenzione della risposta che prevede che il paziente sospenda, o riduca, i comportamentali ritualistici, ovvero le compulsioni.

Cosa fare in concreto?

La seconda parte di Vincere le ossessioni fornisce indicazioni, passo dopo passo, per portare a termine un percorso di auto-aiuto efficace. Le fasi da seguire sono quattro. Il tutto è molto schematico ma sempre mantenendo una certa delicatezza nell’affrontare il problema.

Per prima cosa si consiglia di fare un’autovalutazione rispetto allo stato del proprio disturbo a cui segue, in secondo step, un’attenta educazione al DOC per comprendere come si sviluppa e come si presenta. La terza fase comprende un programma di trattamento del DOC con compulsioni e uno per il DOC caratterizzato da ossessioni pure. L’ultima parte, infine, insiste sull’importanza di prevenire le ricadute.

Prima fase: autovalutarsi

Per prima cosa il paziente deve capire quali sono i suoi sintomi e quanto grave sia il suo DOC. Schede e questionari auto-somministrati aiutano a individuare il sottotipo di DOC di cui si soffre e il livello di problematicità (Y-BOCS, la Yale-Brown Obsessive-Compulsive Scale, costruita da W. Goodman, S. Rasmussen e colleghi nel 1989 e modificata nel 1992).

Seconda fase: conoscere a fondo il disturbo

Questa sezione permette di chiarire un punto fondamentale: ciò che differenzia un paziente ossessivo da una persona senza disturbo è la frequenza con cui alcuni pensieri “bizzarri” si presentano alla mente delle persone e non la qualità di essi, cioè il fatto che siano appunto strani. Ad ognuno di noi capita di avere in testa pensieri bizzarri, ma questo non significa soffrire di ossessioni. Le persone “normali” riescono a tollerare l’ansia connessa a certi pensieri, a differenze di un paziente DOC, che ritiene, invece, quel pensiero fastidioso e considera intollerabile il disagio che tale pensiero gli suscita.

Terza fase: il trattamento vero e proprio

Il fulcro del trattamento è sicuramente l’utilizzo di principi comportamentali che prevedono l’uso di tecniche di esposizione graduata e prevenzione della risposta. Ma di cosa si tratta? Come già accennato, l’esposizione consiste nel porsi ripetutamente ed intenzionalmente nelle situazioni temute e che provocano disagio, mentre la prevenzione della risposta consiste nell’astenersi, in modo graduale, dal mettere in atto le consuete azioni che permettono di alleviare il disagio dovuto dalle ossessioni.

Queste tecniche rappresentano le procedure più efficaci nel trattamento del DOC ma non sono sempre facili da portare a termine. Come sottolinea più volte l’autore di Vincere le ossessioni, infatti, la fatica di portare avanti questo programma potrebbe essere tanta e i progressi potrebbero essere non sempre costanti, anzi. Usando le sue parole:

Ogni guerra è composta da tante battaglie. Potete vincere la vostra guerra anche perdendo alcune battaglie.

Un messaggio forte e realistico, che evidenzia le difficoltà insite nel trattamento del Disturbo Ossessivo-Compulsivo ma allo stesso tempo le sue potenzialità.

Quarta fase: prevenire le ricadute

Premessa essenziale è considerare il DOC come un disturbo ad alto tasso di ricadute. Questa parte del volume espone tutte le procedure e i consigli affinché le persone possano mantenere nel tempo gli effetti positivi del trattamento che hanno appena concluso. Questa sezione è fondamentale all’interno del trattamento stesso, nonostante spesso si sottovaluti l’importanza di proteggersi da eventuali ricadute.

Ciò che conta in questa fase è continuare ad esporsi alle situazioni temute, anche dopo la fine del trattamento; perseverare nell’astenersi dal mettere in atto i rituali; comprendere che un momento di stress potrebbe facilitare l’insorgere di preoccupazioni ossessive, ma che ciò non significa rischiare una vera ricaduta.

Suggerimenti per familiari e amici

La terza ed ultima parte di Vincere le ossessioni offre un’appendice molto utile per familiari ed amici di persone con Disturbo Ossessivo-Compulsivo. Una famiglia collaborativa è un elemento essenziale per una buona riuscita del trattamento, nonostante spesso la famiglia sia incapace di fornire aiuto nel modo corretto. Per ovviare a questo, l’autore ha ritenuto necessario fornire dei consigli e delle indicazioni pratiche su come un familiare o un amico possa prendere parte nel migliore dei modi al trattamento.

Conclusioni

Semplicità ed accuratezza rappresentano le caratteristiche fondamentali di Vincere le ossessioni, un volume che è in grado di spiegare il funzionamento del DOC attraverso un linguaggio altamente comprensibile. Ciò che abbiamo apprezzato di questo testo è la capacità di parlare di un argomento profondamente complesso in maniera essenziale ma al tempo stesso esaustivo, che porta il lettore a trattare il problema con un atteggiamento razionale e distaccato al punto giusto.

La drammatizzazione del problema viene superata grazie ad un stile conciso ma rigoroso, che permette al lettore di acquisire consapevolezza della sua problematica e di stimolare un atteggiamento attivo orientato alla cura di sé.

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Francesca Vinciullo
Francesca Vinciullo

Dottore Magistrale in Psicologia Clinica

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Melli, G. (2018). Vincere le ossessioni. Capire e affrontare il disturbo ossessivo compulsivo. Trento: Erickson.
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