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Aggressività e mentalizzazione: possiamo curare il disturbo antisociale?

Capire gli antecedenti del comportamento antisociale è fondamentale per pianificare il trattamento e individuare chi ne può beneficiare

Di Giancarlo Dimaggio, Guest

Pubblicato il 18 Dic. 2018

Capire gli antecedenti del comportamento aggressivo è fondamentale per pianificare il trattamento e individuare chi ne può beneficiare. Un fattore candidato a spiegare, in parte, le tendenze aggressive, è la scarsa capacità di mentalizzazione.

Giancarlo Dimaggio e Patrizia Velotti

 

L’idea è che persone con ridotte abilità di comprendere i propri stati interni, di capire e risuonare con pensieri ed emozioni degli altri, e di avere un atteggiamento mindful sui propri pensieri ed emozioni dolorosi, sarebbero maggiormente prone a reagire aggressivamente a frustrazioni e fallimenti nei loro scopi.

Nello studio “Mindfulness, alexithymia, and empathy moderate relations between trait aggression and antisocial personality disorder traits” apparso sulla rivista Mindfulness, gli autori riportano risultati interessanti. In un campione di 403 uomini, detenuti per reati violenti, sono state misurati i tratti antisociali, l’ aggressività come disposizione di base e le capacità di comprendere e dare nome alle proprie emozioni (alessitimia), l’empatia e la mindfulness.

Sono emersi due profili nettamente differenti. Da una parte vi sono individui con buoni livelli di capacità mentalistiche, ma anche con alti tratti di aggressività e questi presentavano anche tendenze antisociali. In parole semplici: ci sono soggetti che hanno capacità di comprendere gli stati mentali, propri e degli altri, e in qualche modo di regolarli in modo consapevole. Se queste persone agiscono comportamenti antisociali lo fanno a causa di loro tendenze di base. È probabile che ci stiamo riferendo al tipo di comportamento aggressivo di tipo predatorio, premeditato, “a sangue freddo”.

Invece in persone con scarsi livelli di capacità mentalistiche, ovvero con difficoltà a nominare e comunicare le proprie emozioni, ad assumere empaticamente il punto di vista dell’altro e a regolare lo stato interno in modo mindful, l’ aggressività come tendenza di base non prediceva il comportamento antisociale, cosa che invece faceva la scarsa mentalizzazione.

Anche qui, in parole semplici, persone con bassa mentalizzazione in risposta a eventi frustranti e stressanti possono reagire con comportamenti antisociali. È probabile che ci riferiamo qui a comportamenti di tipo reattivo, impulsivo, “a sangue caldo”. Le implicazioni del trattamento sono rilevanti, perché questo secondo tipo potrebbe beneficiare molto di più della psicoterapia e in particolare di terapie volte al miglioramento della capacità di riconoscere e regolare gli stati mentali, come la Mentalization Based Therapy, la Terapia Metacognitiva Interpersonale, la Metacognitive Reflection and Insight Therapy.

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Giancarlo Dimaggio
Giancarlo Dimaggio

Psichiatra e Psicoterapeuta - Socio Fondatore del Centro di Terapia Metacognitiva-Interpersonale

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