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Psicopatia e capacità di decision-making

Psicopatia e decision making: alcuni studi spiegano perchè gli psicopatici non sanno scegliere o non tengono conto del passato nel farlo..

Di Guest

Pubblicato il 10 Dic. 2018

La psicopatia è un disturbo di personalità caratterizzato da comportamento antisociale e distacco affettivo ed interpersonale (Benning, Patrick, Blonigen, Hicks, e Iacono, 2005). La diagnosi si basa generalmente sulla valutazione di due principali dimensioni: il distacco emozionale ed il comportamento antisociale.

Eleonora Poli – OPEN SCHOOL Psicoterapia Cogniva e Ricerca, Venezia Mestre


La prima dimensione della psicopatia include tratti di personalità come senso di grandiosità ed egocentrismo, superficialità affettiva, mancanza di empatia, mancanza di rimorsi o sensi di colpa, charme superficiale, tendenza a mentire e manipolare gli altri. La componente antisociale si manifesta invece con comportamenti impulsivi e violenti, problemi della condotta in età precoce, delinquenza giovanile, predisposizione ad annoiarsi facilmente e conseguente ricerca di esperienze estreme, scarsa capacità di organizzarsi e pianificare le proprie azioni future, irresponsabilità. Il disturbo colpisce circa l’1% della popolazione generale ed il 15-20% di criminali detenuti (Hare, 1991).

Psicopatia: cos’è

L’attuale concettualizzazione della psicopatia è stata influenzata dagli studi di Cleckley (The Mask of Sanity, 1976), il quale elencò 16 criteri diagnostici che potevano essere utilizzati per identificare le persone con il disturbo. Particolare enfasi veniva posta sulle scarse abilità affettive ed interpersonali dello psicopatico (superficialità, incapacità di amare, mancanza di rimorsi, mentire patologico) e sul suo comportamento antisociale (scarso controllo degli impulsi, assenza di pianificazione, incapacità di apprendere dalle esperienze passate, delinquenza, stile di vita parassitario). Questa nozione di psicopatia è stata poi operazionalizzata negli anni seguenti con messa a punto della Psychopathy Checklist (Hare, 1991), la quale comprende 20 items atti a misurare queste due dimensioni del disturbo.

Gli psicopatici non mostrano alcuna preoccupazione riguardo gli effetti che le loro cattive azioni possono avere sugli altri, o addirittura su loro stessi. Spesso commettono crimini impulsivi e non pianificati, persino quando la probabilità di essere scoperti e puniti sono elevate. Alla base di tali comportamenti sembrerebbe esserci un’incapacità di apprendere informazioni associate alle punizioni e di rispondere in maniera appropriata ad esse. Ad esempio sono stati trovati deficit in compiti di condizionamento avversivo (Flor, Birbaumer, Hermann, Ziegler, e Patrick, 2002) ed in compiti di apprendimento passivo dell’evitamento (Blair e colleghi, 2004; Newman e Kosson, 1986), una ridotta capacità di riconoscere espressioni facciali negative (Blair e colleghi, 2004) e una risposta elettrodermica deficitaria in risposta ad espressioni vocali negative (Verona, Patrick, Curtin, Bradley e Lang, 2004).

Essendo incapaci di imparare dalle punizioni, le persone con psicopatia manifestano spesso comportamenti impulsivi, perseveranza ed una sostanziale incapacità di inibire la scelta di opzioni precedentemente vincenti nel momento in cui un cambiamento della situazione le renda svantaggiose (Whiteside & Lynam, 2001).

I compiti di decision making vengono in genere utilizzati per indagare la capacità dell’individuo di selezionare la scelta ottimale tra una varietà di possibili opzioni, di predire eventi positivi o negativi e di imparare a regolare il proprio comportamento in base alla ricezione di premi e punizioni. Tali processi sono influenzati sì dal ragionamento cognitivo, che richiede una valutazione di rischi e benefici associati ad una determinata scelta, ma anche dall’elaborazione emozionale, che valuta l’attivazione affettiva in risposta alle diverse possibilità e può guidare le nostre decisioni in maniera più o meno consapevole (Seguin, Arseneault, e Tremblay, 2007). Da tali premesse si deduce come un compito di decision-making possa rivelarsi uno strumento utile per indagare le risposte maladattive o perseverative negli psicopatici.

Psicopatia e decision making

Esistono diversi test costruiti con lo scopo di investigare le capacità di decision making degli individui. Uno strumento valido e piuttosto diffuso è l’Iowa Gambling Task, messo a punto nello specifico per esaminare la sensibilità a premi e punizioni nella vita di tutti i giorni ed incentrato sugli aspetti emozionali nella presa di decisioni economiche (Bechara, Damasio, Damasio, e Anderson, 1994). Durante il compito viene chiesto all’individuo di pescare delle carte da gioco da due possibili mazzi: un mazzo di carte porta a guadagnare grosse somme di denaro, ma perdite ancora più elevate (mazzo svantaggioso), mentre un secondo mazzo permette di vincere esigue somme di denaro, ma perdite ancora più ridotte. Sul lungo termine diventa quindi evidente come convenga pescare dal mazzo che porta ad accumulare piccole somme di denaro.

Van Honk, Hermans, Putnam, Montagne e Schutter (2002) hanno esaminato, in partecipanti con alti e bassi tratti di psicopatia, le performances all’Iowa Gambling Task. I risultati hanno dimostrato come i partecipanti con alta psicopatia non imparassero dai feedback negativi (perdita di denaro) che ricevevano durante il compito e manifestassero quindi comportamenti maladattivi, confrontati con i non psicopatici.

Newman, Patterson e Kosson (1987) hanno chiesto a psicopatici e non-psicopatici incarcerati di eseguire un compito monetario del tutto analogo all’Iowa con l’obiettivo di esaminare le loro risposte perseverative. Anche in questo caso gli psicopatici compivano scelte non vantaggiose e perdevano maggiori somme di denaro durante il compito. Blair, Morton, Leonard e Blair (2006) hanno studiato la capacità di decision making in persone con psicopatia usando il Differential Reward/Punishment learning task, nel quale i partecipanti dovevano scegliere tra due oggetti che erano associati a differenti livelli di premio o punizione. I dati, anche in questo caso, hanno rivelato una significativa difficoltà, negli psicopatici, nello scegliere tra oggetti con diversi livelli di premio o punizione.

Psicopatia e incapacità di posticipare la ricompensa

Koenigs, Kruepke e Newman (2010) hanno somministrato l’Ultimatum Game ed il Dictator Game ad un gruppo di psicopatici e ad un gruppo di controllo. Nell’Ultimatum Game un primo giocatore decide come dividere una somma di denaro tra sé e un secondo giocatore, mentre quest’ultimo può decidere se accettare o meno la divisione proposta. Nel caso in cui egli rifiuti l’offerta, entrambi i giocatori non riceveranno la somma di denaro. Nel Dictator Game, invece, il primo giocatore decide come dividere la somma di denaro, mentre il secondo giocatore semplicemente riceve la parte di denaro decisa dal primo. I risultati hanno mostrato come gli psicopatici accettassero in minor misura le offerte valutate come ingiuste e non eque in questi due giochi, ottenendo di fatto a fine gioco una minore somma di denaro rispetto ai non psicopatici. Mahmut, Homewood, e Stevenson (2008) hanno analizzato la performance all’Iowa Gambling Task in studenti universitari maschi con elevati tratti di psicopatia (rispetto a studenti con bassi tratti) ed hanno anch’essi osservato come gli psicopatici avessero una performance significativamente peggiore al compito. In uno studio più datato Blanchard, Bassett e Koshland (1977) hanno indagato la sensibilità a premi e ricompense in un gruppo di psicopatici incarcerati, rispetto ad un gruppo di controllo, ai quali veniva chiesto di effettuare una scelta tra ricevere un premio nell’immediato, seppur piccolo, oppure ricevere un premio tre volte maggiore ma con un ritardo di qualche ora o qualche giorno. Gli psicopatici mostravano una minore capacità di ritardare la gratificazione rispetto al gruppo di controllo.

I dati riscontrati in questi diversi studi permettono di trarre alcune osservazioni e riflessioni su un disturbo così complesso e ricco di sfaccettature. I comportamenti impulsivi, irresponsabili, privi di pianificazione potrebbero essere in parte spiegati dalla sostanziale incapacità dello psicopatico di frenare la necessità di ricompensa e gratificazione immediate, di resistere alla tentazione di provare emozioni ed esperienze forti, e dalla sua insensibilità di fronte a feedback negativi o punizioni, come si è potuto rilevare nei diversi studi con compiti di decision-making. Le conseguenze negative, nel breve e lungo periodo, che la messa in atto di questi comportamenti può portare sono di notevole impatto non solo nella vita dello psicopatico, ma anche delle persone che gli stanno attorno e nella società in cui vive.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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