Alterazioni nella capacità di prendere decisioni sono state riscontrate in alcuni disturbi neuro-psicologici, uno di questi è il disturbo della condotta, disturbo generalmente identificato e diagnosticato durante l’infanzia e l’adolescenza.
La capacità di prendere decisioni è fondamentale nella vita di ognuno di noi. Anche nelle scelte che ci sembrano più semplici, la presa di decisione è un processo molto complesso, in quanto implica il coordinamento di diverse capacità: valutare le opzioni disponibili, immaginare le possibili conseguenze e stimare i costi e i benefici di ogni scelta. Quando il valore delle opzioni disponibili è chiaro, la scelta per l’opzione con maggiore valore dovrebbe rappresentare quella più immediata, ma non è sempre così.
La presa di decisione viene influenzata da diversi fattori, sia interni che esterni. Riguardo ai fattori interni, diversi studi mostrano come una scarsa qualità del sonno, uno stato emotivo alterato ed elevati livelli di stress possano influenzare la presa di decisione (e.g., Glass et al., 2011; Porcelli & Delgado, 2009). Riguardo ai fattori esterni, il contesto sociale assume un ruolo di assoluta importanza: le nostre decisioni possono essere influenzate anche dalla presenza o dall’assenza di altre persone intorno a noi durante il processo di scelta (e.g., Bault et al., 2008).
Decision making e disturbo della condotta
Alterazioni nella capacità di prendere decisioni sono state riscontrate in alcuni disturbi neuro-psicologici. Uno di questi è il disturbo della condotta che, in base alla definizione fornita dal DSM-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), include comportamenti persistenti e ripetitivi in cui vengono messe in atto condotte antisociali che violano le principali regole sociali appropriate all’età (American Psychiatric Association, 2013). E’ un disturbo che viene generalmente identificato e diagnosticato durante l’infanzia e l’adolescenza.
Numerose evidenze empiriche mostrano come l’adolescenza, rispetto all’età adulta, rappresenti il periodo evolutivo in cui si verifica una maggiore propensione a fare scelte non sicure e a mettere in atto comportamenti rischiosi, come fare uso di alcol e droghe, fumare, praticare sesso non protetto, guidare in modo pericoloso e attuare comportamenti antisociali di lieve o severa entità (e.g., Reyna & Farley, 2006; Steinberg 2004). Nelle popolazioni non cliniche è stata riscontrata una maggiore propensione a fare scelte rischiose nel sesso maschile rispetto a quello femminile (e.g., Brooks et al., 2017; Cross et al., 2011). Tuttavia, ancora pochi studi hanno esaminato le differenze di genere nella presa di decisione in adolescenti con disturbo della condotta, essendosi incentrati finora sulla sola popolazione maschile.
In uno studio recente, condotto presso l’Università di Southampton, alcuni ricercatori (Sidlauskaite et al., 2017) hanno voluto esaminare proprio le differenze di genere nella presa di decisione in un gruppo di 100 adolescenti del Regno Unito. Di questi 100 ragazzi, 49 presentavano una diagnosi di disturbo della condotta (23 femmine) e 51 erano a sviluppo tipico (27 femmine). A tutti i partecipanti dello studio veniva presentata una versione modificata del Risky Choice Task (“Prova della scelta rischiosa”; Rogers et al., 2003), una prova largamente utilizzata con altre popolazioni cliniche, che propone due diverse ricompense tra cui scegliere, associate rispettivamente alla vincita o alla perdita di quantità differenti di punti.
In tutti i confronti proposti, se si sceglieva l’opzione “di controllo”, la persona poteva vincere solo pochi punti con il 50% di probabilità (quindi, allo stesso tempo, aveva il 50% di probabilità di perderli). Se si sceglieva l’opzione “rischiosa”, invece, si potevano vincere o perdere diverse quantità di punti con probabilità differenti: a volte questa scelta era vantaggiosa e portava alla vincita di molti punti, altre volte invece non era vantaggiosa e portava alla perdita di molti punti.
Come atteso, gli adolescenti con disturbo della condotta facevano scelte rischiose con una percentuale significativamente più alta rispetto ai coetanei a sviluppo tipico. In particolare, tendevano a scegliere di più l’opzione maggiormente rischiosa quando il valore delle due ricompense era relativamente simile, ovvero quando non era netta la differenza tra le opzioni e quindi non era così chiaro il vantaggio di un’opzione sull’altra. Inoltre, come ipotizzato, è emersa un’interazione significativa tra il genere (maschi vs femmine) ed il gruppo di appartenenza (disturbo della condotta vs sviluppo tipico): i ragazzi con disturbo della condotta mostravano maggiore propensione per le scelte rischiose rispetto ai loro coetanei a sviluppo tipico. Le ragazze con disturbo della condotta, invece, mostravano maggiore cautela nelle loro scelte, non differenziandosi in maniera significativa dalle coetanee a sviluppo tipico.
Questo studio, nonostante sia da considerare come preliminare e abbia bisogno di essere replicato in future ricerche, ha il merito di aver indagato alcuni meccanismi specifici del disturbo della condotta, che possono portare ad individuare traiettorie di sviluppo e fattori causali differenti nel sesso maschile e in quello femminile.