Nei disturbi sessuali molti sono i casi in cui la causa del disturbo è psicologica, per questo il lavoro con lo psicologo è molto importante al fine di analizzare le idee e convinzioni relative alla sessualità, alla storia di vita del paziente e al contesto socio-culturale in cui è cresciuto e prevenire reazioni quali depressione, ansia e ritiro sociale.
Traumi evolutivi, condizionamenti culturali, tabù sociali e familiari appresi fin dalla prima infanzia, fonti di vergogna e origine di malessere legato all’intimità, al proprio corpo e a quello del partner: queste tra le cause principali della richiesta, più o meno esplicita, che le coppie avanzano per ritrovare la salute sessuale e che è compito dei professionisti garantire, attraverso un dialogo empatico e professionale.
Quali sono le disfunzioni più comuni nella sfera sessuale e come la medicina e la psicologia si adoperano per restituire alla coppia quella salute sessuale che l’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce come “uno stato di benessere fisico, emotivo, mentale e sociale in relazione alla sessualità”?
Di sessualità si è parlato diffusamente al Convegno organizzato dalla Società Italiana di Andrologia lo scorso 7 Luglio, presso l’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Palermo, e che ha visto la fattiva collaborazione di medici e psicologi, all’interno della moderna concezione della multifattorialità della genesi delle disfunzioni sessuali, e della componente psicologica sempre presente, come causa diretta o come conseguenza di una disfunzione organica.
La sessualità, in quanto diritto a una vita appagante, trova un suo importante tassello nel concetto di fantasia – apre i lavori Cristiana Bonaffini, psicologa e sessuologa – Essa è, per così dire, il motore del desiderio e dunque dell’eccitazione, ed è molto importante avere l’opportunità di condividere le proprie fantasie con il partner, senza vergognarsene.
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Dal desiderio all’eccitazione, all’erezione, all’orgasmo: lungo questa linea di sviluppo del ciclo di risposta sessuale le coppie richiedono supporto, per riprendere un dialogo con se stessi, in quanto individui, e in quanto coppia complice e in grado di appagamento reciproco, di natura affettiva e sessuale.
Tra le disfunzioni sessuali più diffuse troviamo la disfunzione erettile, ovvero la persistente o occasionale incapacità di raggiungere o mantenere l’erezione per un tempo sufficiente al rapporto sessuale – spiega Emilio Italiano, urologo e sessuologo – Un problema invalidante che interessa i giovani, con una prevalenza del 27% di soggetti con età media di 34 anni, secondo una ricerca di Heruti pubblicata nel 2004. Varie le cause, tra cui deficit vascolari, o l’ansia da prestazione, legata al falso mito sulla prestazione ottimale dell’uomo per appagare la donna e le sue aspettative, senza la quale il rapporto di coppia sarebbe destinato al fallimento. Poiché la causalità psicologica è la più frequente, l’invio allo psicologo è molto importante, al fine di analizzare le idee e convinzioni relative alla sessualità, alla storia di vita del paziente e al contesto socio-culturale in cui è cresciuto e prevenire reazioni quali depressione e ritiro sociale. L’analisi della componente emotiva legata al disturbo è essenziale perché l’utilizzo dei farmaci, disponibili in commercio, risente di tale elevata componente, che può ostacolarne l’efficacia, sottolineando la gravità del problema, con un cortocircuito che esaspera ansia e paura.
Tale analisi tecnica è da perseguire attraverso opportune tecniche, come quelle di derivazione cognitivo-comportamentale, ad esempio la focalizzazione sensoriale, o la ristrutturazione cognitiva di alcune credenze disfunzionali come “È più importante la prestazione piuttosto che l’espressione di affetto e interesse”, o ancora analizzando il sintomo come modalità di acquisire potere, vendicandosi di torti subiti nella relazione, sempre all’interno di una relazione terapeutica incentrata sull’empatia e l’ascolto attivo da parte del terapeuta.
Esistono barriere nella comunicazione tra operatore e paziente; da parte dell’operatore, una formazione inadeguata, stereotipi, imbarazzi, da parte del paziente timore del giudizio, di avere risposte negative o un serio problema psicologico. Un ascolto aperto, privo di giudizi e competente è essenziale per aiutare i pazienti a muoversi verso una progettualità che implica conoscenza e accettazione del proprio corpo e il coinvolgimento del partner nelle proprie fantasie, da considerarsi come fattore prognostico positivo tanto in terapia che nella vita di coppia – conclude Tiziana Lo Nigro, psicologa.