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Le implicazioni strutturali e psicopatologiche degli eventi stressanti infantili e recenti nei disturbi dell’umore

Gli eventi stressanti aumentano il rischio di depressione e ansia, aumentano il tasso dei tentativi di suicidio e compromettono la salute psicofisica.

Di Veronica Aggio, Martina Croci

Pubblicato il 14 Feb. 2018

Aggiornato il 01 Feb. 2022 11:50

Gli eventi traumatici, sia infantili che recenti, rivestono un ruolo particolarmente importante nello studio della psicopatologia e dei disturbi psichiatrici in generale.

Aggio Veronica, Croci Martina, OPEN SCHOOL Studi Cognitivi Milano

 

Gli eventi traumatici, sia infantili che recenti, rivestono un ruolo particolarmente importante nello studio della psicopatologia e dei disturbi psichiatrici in generale. Difatti, è noto a tutti come l’aver subito eventi avversi, anche di differente natura (es. neglect, abuso fisico, verbale), ha un notevole impatto sul benessere fisico e psichico. Poiché tali esperienze avverse includono una varietà di eventi, dai traumi più comunemente noti come maltrattamenti e abusi fino alla povertà e a condizioni di neglect psico-fisico, è naturale immaginare come la percentuale di persone che abbia dovuto esperire tali esperienze precocemente sia abbastanza alto. I dati stimano un’incidenza dei traumi sessuali che arriva fino al 34,1% in Italia (Castelli,2015): se includiamo dunque tutte le possibili tipologie di trauma i numeri diventano ancora più alti. Diversi studi hanno riportato come questi eventi avversi, in particolare se esperiti nei primi anni dello sviluppo, quindi durante l’infanzia, si correlino con un aumentato rischio di sviluppo di diverse patologie organiche, cosa meno scontata rispetto all’essere dei fattori predisponenti per problemi psicologici e patologie psichiatriche.

La recente psichiatria riconosce l’esistenza di una vulnerabilità biologica, ovvero l’insieme di fattori genetici ed ereditari, unita ad una vulnerabilità psicologica e sociale, intesa come la presenza di eventi di vita traumatici e l’ambiente circostante, familiare e sociale. Per questa ragione si parla di un modello bio-psico-sociale per quanto riguarda lo sviluppo di aspetti psicopatologici (Fassino et al., 2007).

Trauma psicologico

Tra gli eventi negativi che un soggetto può esperire nella propria vita il trauma occupa un posto prominente. Il trauma è definito come un’esperienza minacciosa per la vita o l’integrità fisica o psichica di un soggetto, vissuta in modo estremamente intenso in ambito emozionale dal soggetto stesso. L’ultima versione del “Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders” (DSM-5) specifica ulteriormente che il trauma è tale quando sussiste l’esposizione a rischio di morte reale, non solo percepito, o parimenti di grave lesione o violenza sessuale. Tale esperienza è considerata traumatica sia quando vissuta in prima persona sia indirettamente, ancor più se l’evento determina un’esposizione ripetuta o intensa (DSM-5, 2014). La caratteristica che si osserva con maggiore frequenza nel soggetto traumatizzato è la percezione dell’evento come una “frattura”, tale per cui il soggetto è in grado di segnalare un “prima” e un “dopo” nella propria vita con molta precisione. Ulteriormente, il soggetto vive l’esperienza traumatica in modo tanto intenso e negativo in ambito emotivo da impedire alla persona che la sperimenta di condurre la propria vita o percepire se stesso nello stesso modo in cui accadeva prima dell’evento (Onofri et al., 2016).

Eventi di vita negativi e psicopatologia

Gli eventi di vita negativi (es. traumi, lutti) sarebbero infatti da considerare fattori aspecifici (Felitti & Anda 2010) che potrebbero incrementare la possibilità di comparsa di qualsiasi malattia, oppure influenzarne sia il decorso che la prognosi, oppure, provocarne ricadute. L’aumento di questa probabilità può valere sia per sia per i disturbi d’ansia, sia per schizofrenia e disturbo bipolare, considerati gravi patologie psichiatriche ritenute conseguenti ad una marcata vulnerabilità biologica.

Tra gli eventi di vita infantili avversi vengono incluse tutte quelle esperienze vissute all’interno del contesto familiare prima della maggiore età tra cui l’abuso sia fisico che psicologico ricorrente, la presenza di una persona dipendente da sostanze stupefacenti o da alcool, la trascuratezza fisica ed emotiva (Felitti, 2013).

Nell’ultimo decennio, numerosi studi hanno portato diverse prove a favore dell’ipotesi che una precoce esposizione a degli eventi di vita stressanti, quali l’abuso sessuale e il neglect, si associ ad un marcato aumento della vulnerabilità per i disturbi psichiatrici tra cui la depressione maggiore, il disturbo bipolare, il disturbo da stress post-traumatico (PTSD), l’abuso di alcol e sostanze, ed altre patologie organiche in età adulta, quali l’emicrania, l’obesità, patologie cardiovascolari ed il diabete. Gli eventi avversi infantili, rivestono un ruolo particolarmente importante, ed includono: l’abuso fisico e psicologico, il neglect, l’abuso alcolico e di sostanze da parte dei genitori, le violenze in ambito domestico, l’abuso sessuale, la separazione dal genitore e altre forme di perdita genitoriale. Diversi studi hanno dimostrato come l’aver sperimentato questi eventi aumenti il rischio di sviluppare stati depressivi, riducendo l’età di insorgenza, aumentando il tasso e la gravità dei tentativi di suicidio e riducendo il tasso di risposta agli psicofarmaci (Nemeroff, 2016). Gli eventi stressanti sono in grado di influenzare sia la salute psicofisica, quanto l’espressione, in età avanzata, di alcuni geni legati all’infiammazione (Levine, 2015), risultando in implicazioni a livello globale per l’individuo.

Gli effetti degli eventi stressanti a livello cerebrale

Gli eventi stressanti che avvengono precocemente nella vita sono rilevanti per la successiva psicopatologia anche perché vanno ad impattare su strutture cerebrali ancora in fase di sviluppo e maturazione (Calabrese, 2009). In base al momento in cui vengono esperiti, le strutture cerebrali coinvolte possono essere diverse: il fornice, il genu e lo splenio del corpo calloso e il fascicolo longitudinale superiore sono i fasci di sostanza bianca che completano per primi la propria maturazione e sono quelli maggiormente coinvolti negli studi MRI (Lebel, 2012).

A livello cerebrale, studi di risonanza magnetica hanno mostrato una generale riduzione dei volumi di materia grigia ed una ridotta integrità della sostanza bianca nei soggetti sani che avevano esperito degli eventi stressanti durante l’infanzia (Lim, 2014). Studi di MRI su bambini che erano stati cresciuti in orfanotrofio prima di essere adottati, mostrano una ridotta anisotropia frazionaria (FA, i.e., indice di integrità della sostanza bianca) rispetto a dei bambini non precedentemente istituzionalizzati in diversi fasci di sostanza bianca, fra cui il fascicolo uncincato, arcuato e il fascicolo longitudinale superiore bilateralmente (Govidan, 2010). I soggetti che hanno subito delle violenze verbali durante l’infanzia mostrano una ridotta FA a livello del fascicolo arcuato, del giro temporale superiore, del cingolo, dell’ippocampo e del fornice (Choi, 2009).

Non tutti gli eventi stessanti hanno però ricadute negative sulla persona: l’impatto che essi esercitano sugli aspetti psicobiologici dell’individuo dipendono dal periodo di vita in cui avvengono e dalla loro gravità. Gli eventi stressanti che avvengono durante la tarda infanzia ed adolescenza, se sono di entità moderata, promuovono lo sviluppo della regolazione dell’arousal e della resilienza, a superare meglio stress legati al lavoro e alla sfera sociale in età adulta (Gunnar 2009).

Le implicazioni degli eventi stressanti sui disturbi dell’umore

Nei pazienti affetti da disturbo dell’umore (i.e., depressione maggiore ricorrente, disturbo bipolare di tipo I e II), lo stress rappresenta il principale fattore precipitante, influenzando l’onset e l’andamento della patologia e promuovendo l’insorgenza di nuovi episodi depressivi sia immediatamente dopo l’evento stressante che anni dopo (Assari, 2016; Hayashi, 2015). Gli studi neuroimaging su pazienti unipolari e bipolari riportano un’alterazione diffusa a livello strutturale, concernente sia la volumetria di materia grigia che l’integrità della sostanza bianca. In un campione italiano di pazienti affetti da disturbo bipolare, è stata riportata una ridotta diffusività assiale (AD; i.e., rappresentativa della diffusività delle molecole di acqua parallelamente all’asse delle fibre) in molteplici fasci di sostanza bianca, tra cui il corpo calloso, la corona radiata, la radiazione talamica, il fascicolo longitudinale superiore, il fascicolo fronto-occipitale inferiore e il fascicolo uncinato (Benedetti, 2014). Nei soggetti unipolari gli ACE si associano ad una riduzione dei volumi di materia grigia a livello dell’ippocampo (Opel, 2014). In un campione di soggetti unipolari e bipolari, i soggetti che avevano esperito dei ACE risultavano deficitari in diversi domini cognitivi, mentre quei pazienti che non avevano esperito degli ACE in età infantile non mostrano delle differenze significative rispetto ai volontari sani, ciò dimostrando un effetto di moderazione degli ACE rispetto alle funzioni cognitive (Poletti, 2016).

 

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