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Ecce Bombo (1987) – Nanni Moretti e la generazione post-sessantottina

In 'Ecce bombo' di Nanni Moretti ogni personaggio si identifica con l’altro, diventando un gruppo e, come nella teoria di Bion, questi diventano mente unica

Di Manuela Agostini

Pubblicato il 06 Dic. 2017

E’ il 1978 e Nanni Moretti fa uscire nelle sale italiane il suo secondo lungometraggio Ecce Bombo. Il pubblico lo prende per una commedia, Nanni invece voleva descrivere la drammatica situazione della generazione post-sessantottina.

 

L’arte ci attrae solo per ciò che rivela del nostro io più intimo. (Jean Luc Godard)

La domanda è però “sappiamo cosa si nasconde nel nostro io più intimo?”

E’ il 1978 e Nanni Moretti fa uscire nelle sale italiane il suo secondo lungometraggio Ecce Bombo.

Il pubblico lo prende per una commedia, Nanni invece voleva descrivere la drammatica situazione della generazione post-sessantottina, di quei ragazzi senza scopi, senza direzioni, privi di spinta motivazionale sia a livello politico che sociale, complice sarà stata l’ironia che lo contraddistingue. “Il film non doveva far ridere

Il percorso psicoanalitico in Ecce bombo

Il percorso è quello di individuazione, l’analisi è evidente. L’arte, come citato, lo aiuta. La frase è di Jean Luc Godard, il fondatore della Nouvelle Vague, corrente da cui trae ispirazione Nanni Moretti e che in Ecce bombo più che mai è del tutto evidente. E’ evidente a partire dalle inquadrature, per passare ai dialoghi improvvisati e gli attori non attori, la caratteristica che crea il distacco e risponde alla domanda è che attraverso il film si intraprende un percorso psicoanalitico, tipico della filmografia Morettiana.

La storia di Ecce bombo è quella di Goffredo, Vito, Mirko e lui, Michele, il protagonista.

Michele ed i suoi amici si sono da poco diplomati. Il malessere del tempo sprecato al bar, dei difficili rapporti con le famiglie, la mancanza di obiettivi da perseguire, la difficoltà nei rapporti sentimentali e l’incomunicabilità con gli altri porta i ragazzi a voler intraprendere in maniera gruppale e del tutto autonoma un percorso di autocoscienza. Ci si interroga sulle tematiche più disparate, ma gli argomenti preferiti sono sempre gli stessi, in fondo, si parla di sentimenti, il senso di vuoto, il tempo, la noia, il qualunquismo, la difficoltà nell’approcciarsi alla socialità, il non essere capiti, il disagio di molti, nelle cose più banali.

No veramente non mi va, ho anche un mezzo appuntamento al bar con gli altri. Senti, ma che tipo di festa è, non è che alle dieci state tutti a ballare in girotondo, io sto buttato in un angolo, no…ah no: se si balla non vengo. No, no…allora non vengo. Che dici vengo? Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente? Vengo. Vengo e mi metto così, vicino a una finestra di profilo in controluce, voi mi fate: “Michele vieni in là con noi dai…” e io: “andate, andate, vi raggiungo dopo…”. Vengo! Ci vediamo là. No, non mi va, non vengo, no. Ciao, arrivederci.

ECCE BOMBO – LA SCENA DA CUI E’ TRATTO IL MONOLOGO RIPORTATO:

E’ evidente con questo dialogo/monologo di Michele al telefono con un suo amico che lo sta invitando ad una festa l’insicurezza del personaggio. Chi sono? Cosa voglio?

Il problema cruciale di Michele Apicella è proprio quello dell’identità,di stabilire chi egli sia e quali siano i suoi rapporti con il resto del mondo. Ma non è il solo, e il gruppo di autocoscienza che creano i quattro amici, lo chiarifica. Ognuno di loro si identifica con l’altro, cerca una spalla ma diventando un gruppo e pensando alla teoria psicoanalitica di Bion sui gruppi, in effetti questi diventano una mente unica e la risposta non può arrivare, perché dal “chi sono io?” la domanda passa al “chi siamo noi?”. La base quindi rimane uguale.

La teoria del gruppo di Bion in Ecce Bombo di Nanni Moretti

Vediamo meglio la teoria del gruppo per Bion.

L’uomo è un animale sociale e, nel confronto con gli altri, sperimenta un’apparente contraddizione: il confronto con il gruppo determina la perdita di individualità, frutto di una regressione inconscia. Per tale ragione, il gruppo è causa di grandi frustrazioni per i suoi membri. Allo stesso tempo, però, l’uomo è attratto verso la socializzazione poiché, grazie al gruppo, può sperimentare il senso di appartenenza e soddisfare parte dei propri bisogni materiali e psicologici e questo è proprio il caso evidenziato nel film di Nanni Moretti, Ecce bombo.

Nei gruppi gli individui sperimentano, quindi, due tipi di attività e di stati mentali: uno cosciente e razionale, l’altro incosciente e pulsionale. Il primo è definito “gruppo di lavoro” ed è legato al conseguimento di traguardi concreti, esplicitamente dichiarati in vista del raggiungimento di un determinato risultato. A questa attività cosciente si alterna costantemente una dinamica inconscia, derivante “dai contribuiti anonimi dei singoli membri che inconsciamente mettono in comune stati emotivi fortemente regressivi, a motivo dei quali essi perdono parte della loro individualità e acquistano il sentimento di appartenenza al gruppo, sentito come un’entità distinta dalla somma dei singoli membri”. Nel gruppo emerge e si sviluppa un’esperienza sensoriale, affettiva, emotiva, inconscia, una “vita propria” definita come “mentalità di gruppo” o “gruppo di base”. I membri, in seguito ad una regressione inconscia, rinunciano a qualcosa di se stessi, nel momento in cui agiscono come parti del gruppo, da esso condizionati. È importante occuparsi delle dimensioni emotivo-affettive che appartengono al mondo inconscio del gruppo, poiché esse interferiscono continuamente sul gruppo di lavoro, cioè sull’esecuzione del compito.

Bion individua tre modalità di funzionamento del gruppo, dette “assunti di base” vere e proprie fantasie inconsce di tipo magico-onnipotente che il gruppo produce per raggiungere gli obiettivi e  per risolvere i problemi.

Esse rappresentano difese adottate dal gruppo nei confronti dello sviluppo-trattamento, con lo scopo di non far provare al gruppo la frustrazione legata all’apprendimento dall’esperienza, soggetta – per sua natura – a sforzo e a dolore. Essendo inconsce, sono al di fuori della consapevolezza dei membri ed ostacolano l’attività attraverso forti tendenze emotive. A questo proposito, Bion distingue tre assunti di base: 1) di dipendenza: 2) di accoppiamento; 3) di attacco-fuga.

Il primo descrive la situazione secondo cui il gruppo si riunisce allo scopo di dipendere da qualcuno o da un capo, il quale può risolvere tutti i problemi e sul quale vengono proiettate molte aspettative. Il secondo si riferisce all’attesa o alla speranza di un evento o di un individuo, un Messia, che risolva tutti i problemi del gruppo. Il terzo assunto di base è caratterizzato da una convinzione globale secondo cui esiste un nemico esterno da cui difendersi o attraverso l’evitamento/fuga o tramite l’attacco e poi la fuga.

L’oscillazione tra i due stati mentali – quello razionale consensuale e quello inconscio collusivo – dà origine alla “cultura di gruppo”, cioè alla sua struttura organizzativa vivente, alla sua attività reale, al suo sistema relazionale interno che, secondo Bion, è un tentativo di mediazione automatico e non cosciente tra il gruppo considerato come realtà autonoma e l’individuo.

Questi assunti si intravedono in qualche modo nella pellicola di Ecce Bombo: questo rimando ipotetico e semplice in qualche modo è la chiave della trama del film e del processo di individuazione di Michele e dei suoi amici, per cui evidentemente non può calzare troppo la sopra descritta teoria psicoanalitica del gruppo per il loro processo di individuazione.

Le diverse caratteristiche dei personaggi emergono inevitabili; in queste riunioni infondo non si intraprende un percorso analitico, infatti, tutto ruota intorno una fluttuazione inconcludente di argomenti e problematiche personali esistenzialistiche. Le differenze personologiche si manifestano e a lungo andare, ognuno di loro, Michele soprattutto si distaccherà per procedere con un processo di individualizzazione personale, forse anche se vogliamo di maturazione, che Nanni Moretti, simboleggia magistralmente e metaforicamente nell’ultima scena, quella in cui tutti gli amici dovrebbero andare a trovare Olga, un amica comune, ma dove arriverà solo Michele.

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Manuela Agostini
Manuela Agostini

Dott.ssa in Psicologia della salute clinica e di comunità

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Bion W.R., (1961), Esperienze nei gruppi, Armando, Roma, 2013
  • Galimberti F., Wilfred R. Bion, Mondadori, Milano, 2000
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