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Essere bambini nell’ Impero Celeste: uno spaccato sui sistemi educativi nelle istituzioni prescolastiche cinesi

I sistemi educativi cinesi appaiono diversi da quelli del mondo occidentale e considerano importanti l'apprendimento dell' autocontrollo e della disciplina.

Di Valeria Fregoni

Pubblicato il 17 Mag. 2017

Aggiornato il 01 Lug. 2019 13:34

Sistemi educativi cinesi: In Cina, quindi, la struttura prescolastica è stata vissuta come il luogo ideale per dare ai piccoli le giuste basi per un buon futuro scolastico, e dove imparare a diventare buoni cittadini. Il ruolo dei sistemi educativi cinesi in età prescolare è stato principalmente quello d’insegnare al bambino a comportarsi correttamente, ad apprendere valori quali autocontrollo, disciplina, armonia sociale e responsabilità.

Valeria Fregoni, OPEN SCHOOL STUDI COGNITIVI MILANO

 

In una scuola elementare milanese, è metà marzo, ecco l’ingresso di una nuova bambina in una classe seconda; è cinese e non conosce una sola parola d’italiano.
Io rivesto il ruolo d’insegnante, mi ritrovo ad osservarla ed immagino cosa dev’essere per quella bimba ritrovarsi catapultata in una realtà cosi lontana dalla sua cultura. Sembra immersa in un acquario.
Mi sento una sorta di “alieno” ai suoi occhi; penso che in quel momento, effettivamente, lo sono.
Decido così, di documentarmi sui sistemi educativi cinesi, impresa non facile, perchè le informazioni disponibili in letteratura non sono molte e per la maggior parte fanno riferimento al passato.

 

La politica del figlio unico nella società cinese

La “politica del figlio unico” è sicuramente uno degli aspetti che più ha influenzato le famiglie e le istituzioni legate al mondo dell’infanzia cinese; introdotta nel 1979 e abolita solo nel 2015.
Uno solo. Uno ben nutrito. Uno ben educato è infatti la concezione del bambino che ha permeato per più di trent’anni la società cinese.

La legge della pianificazione familiare è stata fortemente in contrasto con il concetto di gruppismo che ha dominato e ancora domina solenne in Cina e che nelle scuole per l’infanzia è stato nel tempo costantemente esaltato in una sorta di dicotomia; da un lato l’imposizione di essere figli unici e dall’altro quella di essere a tutti i costi parte di una famiglia allargata; la società.

Questa politica ha influenzato l’atteggiamento delle famiglie. Nel 1985 stava facendo il suo ingresso nelle strutture prescolastiche cinesi la prima generazione di figli unici, circondata da grande ansia generale. Gli psicologi e gli educatori temevano che i bambini, crescendo senza fratelli, potessero mostrare un ritardo nello sviluppo sociale ed emotivo. Gran parte della colpa veniva addossata ai genitori e al fatto di viziare i figli, un problema definito la sindrome 4-2-1, basandosi sull’assunto che 4 nonni e due genitori avrebbero colmato di troppe attenzioni un unico bambino (Tobin, J., Hsueh Y., Karasawa, 2011).

 

I sistemi educativi cinesi in età prescolare

In Cina, quindi, la struttura prescolastica è stata vissuta come il luogo ideale per dare ai piccoli le giuste basi per un buon futuro scolastico, e dove imparare a diventare buoni cittadini. Il ruolo della struttura prescolastica è stato principalmente quello d’insegnare al bambino a comportarsi correttamente, ad apprendere valori quali autocontrollo, disciplina, armonia sociale e responsabilità. Secondo le teorie cinesi sullo sviluppo infantile, i bambini non possono acquisire un comportamento corretto, solo giocando con altri bambini, è necessaria la supervisione di insegnanti. La severità, la rigidità e il controllo da parte degli educatori nelle scuole d’infanzia vengono vissute come espressione di cura e interesse nei confronti del bambino (Joseph J. Tobin, David Y.H. Wu, Dana H. Davidson, 2000).

In Cina per indicare l’irreggimentazione dei bambini da parte degli educatori, viene usata la parola “guan” che significa letteralmente governare, addestrare. Negli anni ’80 il guan si concretizzava in un insieme di regole, attività ripetitive, fermezza e attività didattica controllata dall’insegnante.

Ad esempio era “guan” quando una maestra faceva accucciare in bagno i bambini nello stesso momento o quando criticava un bimbo che si agitava sorridendo, mentre lodava una bambina seduta, composta, seria in volto. Questa parola spiega in modo esauriente come funzionano i sistemi educativi cinesi, che la intendono come prendersi cura, amare e governare. Il compito di “addestrare” i bambini, alla vita futura, spetta dunque agli insegnanti, ai quali, dopo un duro lavoro, viene riconosciuto da parte dei genitori il merito di rendere i loro bambini ben educati. Oggi la forma assunta dal guan è più attenta ai desideri dei bambini e rispettosa dei diritti di questi ultimi.

In Cina, il gruppo, la collettività e il sociale sono valori molto importanti con valenza maggiore rispetto all’individuale, al personale e al familiare. L’idea di base è che ciò che è bene per la società lo è anche per l’individuo. Fin dalla più tenera età i sistemi educativi cinesi sono finalizzati all’essere parte di una comunità.

Negli anni della Rivoluzione culturale l’individualità era completamente posta in secondo piano. Non era possibile mettere in risalto le doti di un bambino più “capace” di altri. Ciò che veniva esaltato era la capacità del bambino ad essere parte della classe. Nel film di Zhang Yuan, La guerra dei fiori rossi, ambientato proprio in questi anni, emerge chiaramente questa prospettiva. È il racconto di un bambino di quattro anni, Qiang, che viene portato in un asilo nido residenziale. Fino a quel momento era stato accudito dalla nonna, che ammalatasi, non può più badare a lui. Qiang è ammesso alla classe dei più piccoli, 40 bambini fra i 2 e i 3 anni. Questo bambino deve confrontarsi con la collettività posta sotto la rigida sorveglianza delle educatrici. L’asilo nido che mostra Yuan è una sorta di caserma educativa. I bambini come dei soldatini, svolgono tutti le medesime azioni. Una scena significativa è il momento del risveglio, in cui i bimbi, dopo essersi vestiti da soli, vengono portati in bagno dall’insegnante; i piccoli sono disposti in due file parallele accovacciati lungo due scanalature nel cemento. “Chi, ogni giorno, avrà espulso la giusta quantità di escrementi sarà premiato con un piccolo fiore rosso”.

Ancora oggi, nonostante gli ovvi cambiamenti avvenuti nel corso del tempo, nei luoghi pubblici e nelle scuole della Cina la forma più diffusa di servizi igienici è quella in cui ci si deve accovacciare ed è responsabilità degli educatori insegnare ai bambini ad usarli. D’altro canto gli insegnanti sentono anche la responsabilità di preparare i propri allievi alla vita che li attende gli anni successivi, una vita che presumibilmente sarà caratterizzata in maniera crescente da abitudini occidentali, tra cui la presenza di servizi igienici con il water sia nelle case che nei luoghi pubblici. Il cambiamento che sta avvenendo nelle abitudini igieniche delle strutture prescolastiche cinesi può essere visto come un mutamento verso una maggiore privacy e un minore livello di condivisione.

Il pudore per il proprio corpo viene associato alla modernizzazione, ma anche alla perdita della condivisione e del senso del collettivo che in passato hanno caratterizzato le relazioni sociali in Cina (Tobin, J., Hsueh Y., Karasawa, 2011).
Bisogna considerare che fino alla proclamazione della Repubblica popolare cinese, nel 1949, l’80% dei Cinesi era analfabeta, ed è nel periodo post rivoluzionario (1949-1957) che aumenta l’attenzione verso le istituzioni più importanti, tra cui quelle prescolastiche, che sono incrementate e trasformate in senso socialista.

Nel 1956 viene pubblicato il manuale di sistemi educativi cinesi nelle scuole d’infanzia, distribuito in tutta la Cina. In questo periodo l’influenza dell’unione sovietica è molto profonda. L’idea dominate, è che solo grazie all’esistenza della società ogni individuo può vivere e svilupparsi. Il bambino non appartiene soltanto ai suoi genitori, ma anche alla società, grazie alla quale può vivere. Quest’ultima possiede un diritto primordiale e fondamentale sull’educazione dei bambini. La società resta libera d’affidare l’educazione dei bambini ai genitori, ma quanto prima potrà intervenire essa stessa, tanto meno ci sarà bisogno di lasciare questo compito educativo ai genitori. L’avvenire è dunque dell’educazione sociale.

 

L’importanza dell’educazione sociale in Cina

Questi sistemi educativi cinesi nascono per permettere alla società di formare nel modo migliore la generazione futura, con il minimo dispendio di tempo e d’energie. L’educazione sociale non è necessaria solo dal punto di vista pedagogico, essa offre anche vantaggi economici. In Cina, soprattutto nelle città si trovavano infatti anche asili nido residenziali, in cui i bambini si fermavano a dormire. Questi centri sono nati negli anni della Rivoluzione Culturale, per ospitare i figli dei capi del partito, dei soldati dell’esercito e dei genitori cittadini destinati al lavoro nelle campagne. Tali centri venivano vissuti come un’ottima opportunità di crescita dei bambini. Le spiegazioni dei vantaggi di questi centri residenziali sono coerenti con le teorie cinesi sul bisogno di irreggimentazione, e con la convinzione che i servizi per l’infanzia, sia quelli che prestano servizio diurni, sia quelli che ospitano i bambini anche a dormire siano strutture finalizzate a correggere gli errori delle famiglie con un figlio unico.

Le scuole d’infanzia sono dunque state considerate strutture molto importanti, in cui i piccoli cinesi imparano l’arte del “buon cittadino”. Un bambino ben educato è capace di fondersi nel gruppo, di esserne parte. Si tratta di un’ educazione collettiva messa ben in risalto dalle attività quotidiane svolte all’interno degli asili nido e delle scuole materne. “Il successo di un ragazzo è il successo della sua classe; il successo della classe è il successo della scuola; quello della scuola è il successo dell’intero paese” (Confucio).

 

I sistemi educativi cinesi nella quotidianità scolastica

Per capire come si svolge attualmente una giornata tipo in una struttura prescolastica cinese la ricerca di Tobin et all, che hanno effettuato, a più riprese nel tempo, dei video di diverse strutture prescolastiche in tre paesi culturalmente diversi, quali Cina, Giappone e Stati Uniti, è sicuramente illuminante perchè permette di entrare nel vivo e trasversalmente consente di mettere in luce differenze e similitudini dei sistemi educativi anche rispetto al nostro paese.

Ecco una giornata tipo in una scuola per l’infanzia cinese situata nella regione cinese dello Yunnan nel 2010 per spiegare nello specifico come funzionano i sistemi educativi cinesi. I bambini arrivano accompagnati dai genitori e, dopo aver varcato il portone, si mettono in fila per essere visitati dalle infermiere.

Queste visitano rapidamente i bambini adottando la consueta pratica medica cinese di “osservare, toccare, chiedere”. Durante l’andirivieni di genitori e bambini, un’assistente della direttrice e una delle insegnanti più esperte finiscono di pulire il cortile, mentre due inservienti escono dalla cucina spingendo un carrello con le colazioni per ciascuna classe e usano un montacarichi per portarlo ai bambini che nel frattempo sono andati nelle loro aule. I bambini prendono dei dolcetti e una scodella di crema di cereali e mentre mangiano in silenzio, vengono distribuite uova d’anatra. Finito di mangiare l’insegnante ricorda che è ora di andare in bagno. I bambini si accovacciano lungo un canale. Tuttavia, i nuovi servizi si differenziano dai precedenti perché è stato messo un divisorio tra il lato dei maschi e quello delle femmine.

Il giorno di scuola vero e proprio inizia quando l’insegnante fa contare alla classe i bambini presenti. Poi tutti si dirigono nell’aula multimediale dove si tiene una lezione di zha ran, pratica diffusa che consiste nel tingere i tessuti a motivi vivaci. L’insegnante per questa attività non usa la stoffa, ma carta di riso. Dopo aver mostrato alcuni esempi l’insegnante mostra come piegare la carta e poi immergerla in vaschette di colore. I bambini creano i propri “tessuti” di diverse tinte e li appendono, una volta finiti, uno di fianco all’altro dando vita ad una grande esposizione. L’insegnante avvisa poi i bambini che è ora di raggiungere le altre classi di coetanei in giardino per la ginnastica del mattino. Mentre la musica viene trasmessa a tutto volume dagli altoparlanti, gli insegnanti fanno fare ai 220 bambini di 4 anni una serie di esercizi. Dopo di che viene il momento di una danza dove i bambini scelgono il loro partner e infine ci sono 15 minuti di gioco libero. La classe successivamente si reca in palestra, corredata da anelli, travi, palloni di grandi dimensioni e tavole con rotelle. Ogni giorno, prima di pranzo, si sceglie un bambino che racconta alla classe una storia. Dopo 10 minuti di narrazione, arrivano i contenitori con il cibo per il pranzo. Un bambino viene scelto per aiutare durante il pasto e distribuisce ai compagni i bastoncini. I bambini si mettono davanti all’insegnante che riempie una scodella di riso, di sautè di maiale e sedano. I bambini mangiano in silenzio e l’insegnante compila un modulo sul consumo di cibo della sua classe. Finito di mangiare i bambini lasciano la scodella e i bastoncini in un secchio vuoto, vanno in bagno e si dirigono nella stanza da letto adiacente all’aula per fare il sonnellino. L’insegnante tocca guance e fronte a tutti e li invita a togliersi i vestiti e a mettersi sotto le coperte, aiutandoli se necessario. 2 ore dopo i bambini si svegliano, fanno il letto, vanno in bagno e tornano in classe, dove le insegnanti pettinano le bambine. Fanno merenda con biscotti e latte e poi vengono lasciati liberi di giocare nell’aula per un po’. Tutta la classe si reca al piano inferiore, nella stanza di musica. Un’insegnante, seduta al piano, intona una canzone, cui si uniscono i bambini; poi solleva due scimmiette di peluche e inizia a fare un piccolo teatrino. I bambini a coppie fanno finta di essere due scimmiette, danzando al ritmo della canzone, ridendo e cadendo al momento giusto.

Successivamente andranno nell’aula della costruzioni; in questa stanza, contro una lunga parete, sono impilati blocchi e cubi di legno di grandi dimensioni, mentre vicino ad altre 2 pareti sono allineati dei grandi contenitori con una varietà di mattoncini e blocchetti di plastica ad incastro. I bambini costruiscono, da soli, a coppie o in piccoli gruppi, una molteplicità di oggetti e strutture. Al ritorno in classe i bambini aspettano che arrivi la cena e l’insegnante ricorda loro di mangiare in silenzio. Mentre i bambini cenano, le insegnanti compilano il registro sulle attività del giorno. Nel frattempo, fuori dal cancello d’entrata si sono radunati centinaia di genitori, in attesa di prendere i figli.

 

Le caratteristiche salienti dei sistemi educativi cinesi

Uno degli aspetti che emerge da questa rappresentazione è che l’ armonia è un altro tratto distintivo dei sistemi educativi cinesi. C’è un’ esaltazione di valori quali bellezza, bontà, solidarietà. Il canto, la danza, il disegno sono considerate attività di estrema importanza. Ai bimbi viene insegnato a disegnare, l’insegnante mostra ai piccoli la tecnica da utilizzare e i bambini sono tenuti a ripeterla fino a che non riescono nell’intento. La perseveranza è una delle doti più apprezzate. I bambini acquisiscono le tecniche classiche della pittura e fin da piccoli hanno molta padronanza nell’utilizzo dei materiali. Alla concezione dell’individuo come parte integrante di una comunità, si ricollega anche il valore positivo dato all’emulazione e alla omologazione. Fra i bambini quest’aspetto culturale si traduce quindi nella difficoltà di sviluppare attività con autonomia e creatività. Il bambino cinese tende a copiare disegni, temi, esercizi, nel tentativo di omologarsi agli altri o ad un modello. Ma questo, benché nella società occidentale possa essere considerato un limite, nella filosofia cinese è un ottimo metodo per imparare, perché solo attraverso un esercizio pratico e metodico realizzato fin dalla più tenera età, l’individuo potrà, una volta cresciuto, sviluppare le sue doti creative.

E in effetti mi ritrovo a pensare a quella bimba cinese “sbalzata” fuori dalla sua realtà, con la quale ho potuto “entrare in contatto” solo dandole un foglio bianco che pian piano ha iniziato a riempirsi di splendidi disegni di animali marini, copiati da un libro passatole dalla sua nuova vicina di banco..

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • AA.VV., Great civilizations, Aladdin Books Ltd, London, 1998.
  • Paola Castagnetti, Il presente come storia. Percorsi attraverso la contemporaneità, Edizioni Clio, Milano, 2006.
  • Mariangela Giusti, Pedagogia Interculturale. Teorie, metodologia, laboratori, Editori Laterza, Bari, 2004.
  • N. Garrè e G. Merlo, Il mondo extraeuropeo, Bompiani, Milano, 2004.
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  • Joseph J. Tobin, David Y.H. Wu, Dana H. Davidson, Infanzia in tre culture. Giappone, Stati Uniti, Cina, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2000.
  • Tobin, J., Hsueh Y., Karasawa M., Infanzia in tre culture: Vent'anni dopo, Raffaello Cortina Editore, Milano 2011.
  • Sang Ye, China candid. Per la prima volta i cinesi raccontano i cinesi, Giulio Einaudi Editore, Torino, 2006.
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