The Chinese Mind: cronache psicologiche dalla Cina
Dai libri universitari ricordo chiaramente che la Cina è tra le culture collettiviste, in cui il sè è quello che viene definito sè interdipendente o we-self poichè il soggetto non si sente distinto dagli altri e dall’ambiente circostante, ma si sente parte di esso.
In tal senso il sè è concepito come legato agli altri, interconnesso alle relazioni sociali di riferimento. Basti pensare che la parola cinese rén vuol dire sia “uomo, individuo” che “insieme di persone”. I confini tra sè e altro divengono estremamente labili e mutevoli.
Sarà dunque per questo motivo che a molti Cinesi piace ammassarsi, ritrovarsi nella folla, organizzarsi in chiassosissimi bus turistici, non mostrando il minimo segno di cedimento in coda ad attendere ascensori che impiegano come minimo dieci minuti ad arrivare?
Qualcuno, cinese, mi dice che no, c’è un’altro motivo: per i cinesi è buona sorte ritrovarsi insieme in moltissimi nello stesso posto. Porta fortuna, e quindi è vissuto positivamente.
Silenziosamente basita, ritorno a pensare alla questione dell’autostima.
Autostima e identità sociale
Secondo la Teoria dell’Identità Sociale (Tajfel & Turner, 1979) le persone derivano la loro autostima dal proprio successo personale, dalle relazioni interpersonali e dall’appartenenza a un gruppo o a una collettività.
Secondo la teoria dell’identità sociale la motivazione degli individui a derivare un’autostima positiva dalle appartenenze di gruppo sarebbe una delle forze che inducono ai bias in favore del proprio ingroup.
Dunque è plausibile pensare che due dei fattori enucleati da Tajfel e Turner siano particolarmente rilevanti quando si considera il concetto di autostima in Cina: le relazioni interpersonali e l’appartenenza al gruppo o collettività (Lu & Gilmour, 2007). Sostanzialmente l’autostima collettiva descrive quell’aspetto di valutazione di sè stessi che origina da come l’individuo si percepisce interagire con gli altri e con i gruppi di cui fa parte.Questi due fattori peserebbero in misura maggiore rispetto al fattore del successo personale, valore tipicamente individualista e che crea non pochi problemi a livello interpersonale nelle culture collettivistiche.
Forse si puo’ parlare di autostima collettiva anche considerando il nazionalismo di molti cinesi: Xiaomin va fiero del proprio popolo, va fiero della piu grande parata militare svoltasi a Pechino lo scorso ottobre, va fiero del fatto che i Zhōng-guó rén (la gente cinese) sono la popolazione piu estesa del pianeta .
Alcuni studi supportano l’ipotesi che l’autostima collettiva abbia un ruolo più influente nel predire il benessere degli individui di cultura cinese, mentre l’autostima individuale sarebbe meno predittiva di benessere in Cina rispetto agli USA (Kang et at., 2003; L. Zhang, 2005). E’ probabile che su questa scia, si muoveranno le future ricerche sull’autostima nell’ambito cross-culturale.
Sembra quasi che il semplice fatto di essere Zhōng-guó rén sia rassicurante di per sè, parte del tutto, della grande Cina.